Riccione, Donna Impresa - Le imprenditrici giocano un ruolo decisivo perché sono più scolarizzate e hanno lauree di qulità
Donatella Orioli Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2006
Si è tenuta a Riccione l’Assemblea Nazionale di Donne Impresa aderenti a Confartigianato, dal 10 al 12 marzo u.s, alla presenza della Presidente Nazionale Rosa Gentile che, come di consueto, era supporta da un nutrito numero di attivissime imprenditrici.
Ha parlato di “Evoluzione della piccola impresa e di nuova imprenditorialità”, Marina Puricelli, docente area organizzazione e personale della SDA Bocconi, di “Galateo aziendale inteso come relazioni interpersonali in azienda e come fattore di successo”, Roberta Fabbri, docente di formazione imprenditoriale e di “Psicologia del successo e affermazioni di sé” Vera Slepoj, Presidente Federazione Psicologi Italiani.
"Quando si parla di economia in Italia – ha detto il prof. Boccia, Direttore del Centro di Ricerca dell’Università Liuc di Castellana, nella relazione introduttiva - sempre più spesso si usa: declino, competitività e globalizzazione. Nel nostro paese non si riesce a prospettare delle politiche che rispondano ai reali bisogni e abbiamo grandi difficoltà a competere sul mercato globale anche perché l’innovazione resta un campo complesso, in cui soltanto cinque o sei grandi gruppi (Mediaste, Fiat, Telecom, Enel, Eni e Finmeccanica a margine) possono competere perché spinte dalla competizione internazionale ad innovare. Le quaranta imprese che stanno al di sotto, sono definite le multinazionali tascabili. Ancora più sotto ci sta l’Italia, cioè la colonna portante, quindi il territorio che è costituito dalle microimprese con meno di dieci addetti ciascuna". Quindi, secondo il prof. Boccia, non si può parlare di declino, ma di politiche economiche non idonee, come ad esempio gli interventi su scala settoriale, con relativi finanziamenti, con la convinzione che vadano bene a tutti.
Dagli anni '80 ci si è accorti che non si può più intervenire così, perché tra le imprese piccole e grandi c’è molta differenza e le caratteristiche settoriali devono incrociarsi con la dimensione dell’impresa. Ma oggi come si mettono in relazione questi due fattori? Costo del lavoro, condizioni, garanzie, incrocio domanda/offerta, accesso al credito, come si possono sposare con la piccola impresa?
Innanzitutto bisogna considerare che l’Unione Europea ha dato più poteri alle Istituzioni e sono aumentati i rapporti tra queste ultime e le Associazioni di categoria.
Inoltre la poliedricità dei territori offre la possibilità alle Associazioni di essere protagoniste e di interpretare i bisogni del territorio, oltre a quelli dei singoli associati, tenendo conto che i bilanci degli Enti Locali sono costituiti dal 35% di risorse Statali e dal 65% dalle risorse dei cittadini. Sicuramente sarà vincente chi avrà la capacità di aprirsi, di saper rappresentare e di stimolare l’innovazione. "In questo scenario le donne giocano un ruolo importante anche perché sono la maggioranza della popolazione, sono più scolarizzate e soprattutto hanno lauree di qualità. E’ vero che la loro rappresentanza Istituzionale è molto carente, ma - prosegue il prof. Boccia - le donne hanno cominciato a spingere dall’esterno e questo inciderà nei processi decisionali. In questa prospettiva bisogna immaginare un welfare diverso e politiche di conciliazione che possano essere più vicine alla famiglia, lavorando molto sulle politiche degli enti locali in modo da eliminare quelle disparità che attualmente rendono alcuni sevizi sociali fruibili in alcune zone dello stesso territorio e per niente percorribili in altre". Insomma lo sviluppo dell’impresa deve partire dal territorio e le imprenditrici devono essere il valore aggiunto.
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