Dico dunque sono - È con un grande stupro collettivo che inizia la “Civiltà Romana”, una società fondata sull'esercizio della violenza come sistema di controllo...
Morselli Gianna Lunedi, 11/01/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2010
Fin dal secolo scorso da diversi studiosi è stata avanzata l'ipotesi, osservando il periodo che va dalla preistoria alle prime forme di scrittura (protostoria), che intorno al V millennio a.C. si sarebbero sviluppate delle società matriarcali, civiltà prive di centri di potere dominanti, che non conoscevano l'uso delle armi e non avevano fortificazioni. Sulla base dei documenti che sono stati raccolti si è potuto prospettare che erano società pacifiche e ordinate in un sistema politico governato da donne.
Queste forme di società scomparvero intorno al 1.500 a.C. quando presero il sopravvento popoli nativi della Russia meridionale e del Mar Nero, che imposero con la forza una cultura basata sull'esercizio della violenza e della prevaricazione.
Nel 753 a.C. fu fondata Roma; Romolo, dopo avere ucciso Remo suo fratello gemello, divenne unico e incontrastato Re di Roma, la fortificò e la rese militarmente forte. Per mantenere e conquistare altri territori aveva l'esigenza di un esercito molto più numeroso di quello esistente, aveva la necessità di aumentare in breve tempo il livello demografico, ma le donne in età fertile non erano sufficienti a esaudirne il bisogno. Ed è col ratto delle Sabine che il problema viene risolto. È con un grande stupro collettivo che inizia la “Civiltà Romana”, una società fondata sull'esercizio della violenza come sistema di controllo, sopraffazione di un genere, quello maschile, sull'altro genere, quello femminile.
Rosanna Marcodoppido, dal sito web dell'UDI, lancia una interessante proposta di cui riporto alcuni passaggi “Facciamo un appello al Presidente della Repubblica, garante della Costituzione, e al Presidente della Camera dei Deputati perché si vada ad una seduta straordinaria del Parlamento in cui si avvii una seria discussione per rileggere il senso più vero del ratto delle Sabine che, da mito fondativo di cui essere orgogliose/i, diventi quello che è sempre stato: violenza contro le donne e loro esclusione dai luoghi delle decisioni, cioè il peccato originale della nostra cultura e della nostra democrazia. […] Dunque da mito fondativo a peccato originale: questa sì che sarebbe una assunzione di responsabilità e una presa di distanza dalla violenza maschile...”
Questo è un nodo che va assolutamente sciolto: le pratiche violente ammorbano tutta l'umanità e in primis le donne, impediscono la possibilità di creare le condizioni per un futuro pacifico e rispettoso verso tutti gli esseri viventi. La Storia stessa ce lo insegna.
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