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Lo sport in tempi di crisi

Lo sport in tempi di crisi

UISP - ..perché si può e si deve fare sport in tempo di crisi..

Lanzon Paola Mercoledi, 19/09/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2012

Torno su una questione che riguarda molto le donne: perché si può e si deve fare sport in tempo di crisi, anche in una fase in cui ogni famiglia sta ragionando su come affrontare il futuro, cercando di vincere il panico o la preoccupazione (dipende dalla consistenza del portafoglio). In questi ragionamenti è scontato che lo sport non possa essere considerato un bene essenziale e irrinunciabile, che non sia un bene di prima necessità. È ragionevole quindi pensare che molte famiglie staranno pensando di iniziare a tagliare i costi dell’attività sportiva, costi che nel sistema sportivo italiano sono tutti a carico dei cittadini e delle cittadine e, per quello che riguarda l’impiantistica, sugli Enti Locali. Sono anche certa che nella scelta dei tagli le donne saranno le prime a rinunciare, sacrificando la propria quota di attività sportiva e salvaguardando quella dei figli e delle figlie. Cuore di mamma non tradisce. Ed è qui che il ruolo di un soggetto come UISP, che ha mantenuto come valore il prezzo ‘popolare’ di accesso alle attività, può fare la differenza ed essere al fianco delle famiglie. Non solo perché interrompere la pratica sportiva ha delle ripercussioni ormai scientificamente riconosciute sulla salute, ma perché proprio in un momento di sbandamento sociale il gruppo sportivo e la pratica sportiva, il momento di aggregazione, gli effetti fisici e psicologici che l’attività sportiva genera nella mente e nel fisico rappresentano un presidio sociale e sanitario di primo livello. In alcuni paesi nordici addirittura i governi hanno inserito programmi di attività sportiva obbligatoria per coloro che avendo perso il lavoro sono in una fase di formazione e di stand by. E chi lavora nello sport? Il comparto sportivo rappresenta, nel complesso e in tutte le sue articolazioni, quasi il 4% del PIL nazionale. È altissimo quindi il rischio che la crisi economica, ma ancor più sociale e politica dell’Europa intera, si ripercuota pesantemente su un settore che negli anni ha creato dal nulla posti di lavoro, anche per tante donne, un lavoro che è nato per dare risposte a diritti. Lo sport come diritto, come cura di sé, come consapevolezza del proprio corpo, non come privilegio delle classi abbienti, ma un diritto per tutti e per tutte che rischia, in questa fase, di essere seriamente messo in discussione.



Paola Lanzon, responsabile nazionale donne UISP

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