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Lo sguardo poetico sull'umanità e sul mondo di Gea Casolaro

Lo sguardo poetico sull'umanità e sul mondo di Gea Casolaro

La più ampia personale finora dedicata all’artista romana Gea Casolaro è allestita fino all’11 giugno negli spazi del Macro - Museo d’Arte Contemporanea di Roma.

Venerdi, 07/04/2017 - Oltre lo sguardo, condivisione di sguardi, sguardi temporanei, alzare gli occhi. Sono questi alcuni dei titoli di mostre e progetti di Gea Casolaro, artista romana nota a livello internazionale, che da oltre vent’anni attraverso i suoi lavori (soprattutto fotografie e video) invita a riflettere sulla percezione, non solo visiva, ma anche sociale, politica e culturale della realtà, e sull’immaginario. E oggi, nelle società multietniche, abituarsi a osservare le cose dal punto di vista dell’altro, e scoprire come gli altri ci vedono, appare quanto mai essenziale. Così come è fondamentale, in un’epoca segnata dal fenomeno delle migrazioni, elaborare strategie che aiutino a rendere familiari luoghi estranei.

“Gea Casolaro. Con lo sguardo dell’altro” è dunque il titolo significativamente scelto per l’importante mostra antologica dedicata all’artista, curata da Claudio Crescentini e allestita al Macro - Museo d’Arte Contemporanea di Roma, in Via Nizza 138, fino all’11 giugno (FOTOGALLERY).

Ad accoglierci all’inizio del percorso espositivo troviamo un poster giallo, su cui campeggia una scritta nera, che pone la domanda: “A cosa starà pensando la persona accanto a te?”. E’ un manifesto che l’artista ha realizzato nel 2008 nell’ambito del progetto “Fuori contesto”, in varie città italiane, una frase che suona come un invito all’empatia e all’immedesimazione, ma anche a esercitare l’immaginazione.

Un’altra opera emblematica, quasi programmatica dato che risale al 1996, è uno specchio orizzontale sul quale si legge in basso la frase «L’arte fa riflettere». Esposto nella prima sala della mostra, lo specchio accoglie nel suo spazio riflettente tutte le altre opere esposte nella stessa sala e i visitatori presenti. Lo specchio appare così una metafora dell’arte intesa quale luogo di riflessione, accoglienza e relazione, sulla linea aperta da Michelangelo Pistoletto. Tuttavia, sembra avvertirci Gea Casolaro, lo specchio, che qui appare anche come ideale sostituto della macchina fotografica, non è solo lo strumento che passivamente riflette la realtà, secondo il noto, paradossale rimprovero di Jean Cocteau: «Gli specchi farebbero bene a riflettere un po’ di più, prima di restituire le immagini». L’immagine speculare, infatti, non è identica alla realtà e semmai rimanda alla figura inquietante del doppio. E’ forse per questo che, proprio a introdurre questa sezione, Gea Casolaro ha posto un suo autoritratto fotografico, On the Time Line (2011), scattato nel Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, in cui la si vede di spalle mentre osserva il dipinto di René Magritte intitolato «La riproduzione vietata» (1937). Il celebre dipinto mostra a sua volta un uomo di spalle, davanti a uno specchio, ma lo specchio invece di rifletterne il volto, restituisce la stessa immagine dell’uomo visto di spalle.

Il carattere composito della percezione, il suo essere frutto di stratificazioni e slittamenti, in cui confluiscono visione esteriore e interiore, pensiero, ricordo, immaginazione, è uno dei punti nodali del lavoro di Gea Casolaro, come emerge anche leggendo le dichiarazioni contenute nel ricchissimo materiale documentario presentato in mostra entro apposite cassettiere da esposizione.

“La serie intitolata Oltre lo sguardo – racconta l’artista – nasce idealmente nel 1998, durante le mie settimane di permanenza a Sarajevo. In questa città devastata dalla guerra ma con ancora una grande voglia di vivere, ho percepito un forte contrasto tra il paesaggio visivo e quello auditivo della città: i miei occhi non vedevano che rovine, morte, devastazione, ma le mie orecchie erano invece piene di chiacchiere, saluti allegri, canzoni canticchiate a mezza bocca, vociare del mercato. Così, di ritorno da quel viaggio, ho sviluppato questa serie di lavori, composti da un’immagine frontale e da un audio, registrato per 30-60 minuti dallo stesso punto esatto da cui avevo scattato la foto”.

Nel 2007 realizza per la Guardia di Finanza del Trentino Alto Adige, su invito del Museo di arte contemporanea di Trento e Rovereto (Mart), il progetto Permanente presenza. L’artista seleziona alcune foto dagli archivi della Guardia di Finanza e poi torna sui luoghi dell’antico scatto per realizzarne uno nuovo. Le due immagini sono poi unite in un fotomontaggio. In un’intervista l’artista spiega: “Il mio interesse è nel porre l’attenzione su quante storie prima di noi siano esistite e quante ne esisteranno ancora, utilizzando una vecchia foto come se fosse la permanenza di un’immagine sulla pupilla. Questo meccanismo mi serve ad evidenziare come gli stessi luoghi e le stesse situazioni siano vissuti dalle persone in modo sempre diverso”. Un procedimento simile è adottato dall’artista in altre occasioni, ad esempio nel 2009, quando realizza i bozzetti per l’immagine della tessera del 2010 della Cgil in occasione delle celebrazioni del 40° anniversario della nascita dello Statuto dei Lavoratori (1970), accostando fotografie di allora e nuove che ritraggono i lavoratori mentre manifestano per i loro diritti.

Still Here (2009-13) è invece una serie di oltre cento immagini che Gea Casolaro ha realizzato quando nel 2009 si è trasferita a Parigi, per radicarsi nella città attraverso la costruzione di un proprio bagaglio di memorie visive. Ha dunque guardato centinaia di film girati nella capitale francese e poi si è recata negli stessi luoghi e ha scattato delle fotografie. Le immagini che compongono Still Here, fondono insieme il fermo immagine della scena di un film e la foto scattata dall’artista esattamente nello stesso luogo.

La serie South (2008-2010) mostra bellissimi paesaggi fotografati in Nuova Zelanda, ma esposti sotto-sopra, così da sollecitare lo spettatore a cambiare punto di vista e a mettere in discussione gli stereotipi che la visione occidentale del mondo è abituata ad associare al Sud. E sullo scambio dei punti di vista si incentra anche il progetto Sharing Gazes (2013-2017), realizzato in Etiopia con alcuni studenti della School of Fine Arts di Addis Abeba, andando a fotografare luoghi della città scelti dai partecipanti e scambiandosi continuamente le macchine fotografiche, così da creare un’opera collettiva.

Molta parte del lavoro di Gea Casolaro nasce infatti come esperienza relazionale sviluppata durante i workshop e in mostra si possono vedere due video di grande impatto emotivo: Fuori da qui – Rebibbia femminile (2005) e Fuori da qui – Rebibbia maschile (2006) girati da Silvia Di Domenico. I due video documentano l’attività del laboratorio di arte contemporanea, curato dalla Cooperativa eva d. toklas e dall’Associazione A Roma Insieme, condotto per tre settimane dall’artista. In questa occasione Gea Casolaro ha lavorato con le detenute e i detenuti su come rappresentare attraverso testi, disegni e fotografie l’idea del “fuori” dall’interno del carcere romano.

La mostra è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, in collaborazione con The Gallery Apart.



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