- o Direttrice, come ancora si diceva quando le rivendicazioni femministe usavano guardare ai contenuti dei fatti e non solo alle desinenze delle parole - ho il dispiacere, mi creda, di dover provare a rivolgerle qualche spinosa domanda, in merito all’incontro culturale che avrà luogo l’8 Marzo 2010 presso la Casa Internazionale delle Donne, al quale anche Lei sarà presente.
Sappiamo tutte che quel luogo ha accolto in sé, rappresentandole, una storia e un’identità particolari e ci aspetteremmo che dovesse ancora rappresentarle, stando a quanto sul sito della Casa si legge nella pagina intitolata “chi siamo”.
“La Casa Internazionale delle Donne di Roma” (…) “raccoglie l’eredità della Casa delle donne creata” in via del Governo Vecchio. “Più di quaranta associazioni (…) hanno dato vita a un grande progetto, unico in Italia, che racchiude la storia ed i successi del movimento di liberazione delle donne”. 

Un progetto unico, sì, di sicuro splendore adamantino, che stranamente quest’anno si corrompe in occasione di un singolare 8 Marzo.
Ed ecco la domanda che ho da porle.
Non trova che sia fortemente inappropriato a quel giorno, simbolo della lotta delle donne per il riconoscimento della loro libertà e della loro identità culturale - in breve dei loro diritti di persone - che in quella sede di antico, ma forse non più durevole prestigio si presentino, sia pure con tutti i supporti femminili d’entourage, ESCLUSIVAMENTE i libri di due uomini - bravi, rispettabilissimi, a me cari, ma indiscutibilmente uomini, sì, sono pronta a giurarlo - COME SE non esistessero autrici cui poter aprire le porte QUEL GIORNO, il loro, quello di tutte le donne, quello che si celebra a livello mondiale, che è dunque in-ter-na-zio-na-le, come il nome della Casa che ospita?
«Si è pensato di focalizzare l’attenzione sulle donne siciliane e sulla loro lotta contro “le mafie, i pregiudizi maschili, l'organizzazione patriarcale, la difficoltà a far emergere il proprio talento nell'arte e nella cultura”», ipotizzo che si possa rispondermi, «e allora…».
E allora cosa? Non esistevano autrici, siciliane e non, da porre al centro dell’attenzione l’8 Marzo?
Mai sentita nominare Elvira Dones, che col suo libro “Sole bruciato” sconvolse le lettrici e anche i lettori, facendo luce sulla tragedia delle donne albanesi, rapite e obbligate a prostituirsi perché vittime della mafia organizzata? Quella stessa Elvira Dones che il 15 febbraio di quest’anno pubblicava su la Repubblica.it una lettera aperta al Presidente del Consiglio italiano, contestandogli certe battute sulle ragazze albanesi e, dunque, sulle donne?
Mai sentita nominare Emma Dante, siciliana e non albanese, autrice di opere teatrali come “Carnezzeria” e “Cani di Bancata”, tanto per citare alcuni suoi testi ben centrati sul tema della sottomissione della donna e su quello della mafia?
Se si voleva cogliere l’opportunità che il volume “Le Siciliane, quindici storie vere” di Giacomo Pilati, sicuramente pregnante come i suoi precedenti, poteva offrire per un ritratto delle donne di oggi, perché non porre a fianco dell’autore alcune autrici? Perché tener conto unicamente di uscite editoriali recenti (aspetti tecnici che esulano dall’8 Marzo) e invitare SOLTANTO due uomini, come se contasse esclusivamente che si parli - magari meravigliosamente - di donne e non che siano le stesse donne, in prima persona, con la loro scrittura, a narrare?
Per un abbastanza curioso paradosso, alla Casa Internazionale delle Donne i giorni precedenti pullulano di voci femminili. Tuttavia la forza narrativa delle donne sarà del tutto assente, in via della Lungara 19, l’8 Marzo 2010. Sarà celato, proprio nel LORO giorno, lo sguardo delle donne sulle donne.
Grazie della lettura e della risposta che eventualmente vorrà darmi.
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