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Lo scippo e il tartufo

Lo scippo e il tartufo

8 marzo in tv - Varie trasmissioni hanno parlato delle donne in modo distorto. Serve una riflessione seria sul nostro rapporto con la comunicazione

Marcella Mariani Martedi, 06/04/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2010

Colte a caso dalle trasmissioni televisive andate in onda intorno all’8 marzo: “ormai si tratta di una festa come tante altre, metti come la festa del tartufo....... sembra che parliamo di una specie protetta........ dopo San Valentino e la mamma arriva la festa della donna.... e così via”. Di questo livello le esternazioni ascoltate in occasione della giornata della donna, tutte accompagnate da ironia, superficialità, irritazione, che sparano alla rinfusa su quote rosa, aggressività e mascolinizzazione delle donne, intimidazione contro il sesso maschile ormai impaurito (esclusi lo stupratore, il violentatore, il molestatore, n.d.g.). Il conduttore (mi riferisco in particolare alla trasmissione Vita in diretta del 10 marzo scorso, che può essere emblematica di una certa realtà mediatica) come un domatore nell’arena che aizza e manda le parole allo sbaraglio: per lo meno questa è l’impressione percepita.

Un’esperienza indubbiamente sgradevole ma sarebbe un errore metterla via senza coglierne il senso e il segnale d’allarme che ci rimanda. Sembra infatti richiamarci tutte e con urgenza, ad una riflessione seria, riguardo al nostro rapporto con la comunicazione e al dato emergente di un’opinione pubblica totalmente disinformata e lasciata sopire su pregiudizi e stereotipi non scalfiti nel tempo. L’8 marzo mediatico ci ha messe di fronte ad un termometro che ci segnala un male annidato nel senso comune e ad un indicatore eloquente dell’attitudine di chi gestisce le trasmissioni.

Che via via nel tempo ci sia stata concretamente scippata la celebrazione di quell’ 8 marzo concepito con un suo valore anche simbolico è fuor di dubbio e non basta sforzarsi a puntualizzare che non si tratta di una festa ma di una “giornata”, nel tentativo di darle un contenuto più ampio. Forse è arrivato il momento di ripensarla e riprogettarla seriamente per riportarla, innanzi tutto, ad un momento più interno al mondo femminile, più esclusivo. Inoltre come occasione di incontro non per auto-celebrarci e/o auto commiserarci ma per fare il punto, anno dopo anno e ricercare modalità e vie per un lavoro strategico e sistematico da svolgere durante l’arco dell’intero anno e mirato ai sistemi della comunicazione. Essendo indubbio che quello è il luogo che determina in gran parte la nostra visibilità e la sede in cui far conoscere la donna reale. E’ necessario trovare insieme un modo per rendere i responsabili dei media meno sprovveduti o impreparati quando decidono di fare intrattenimento sulla nostra pelle, per evitare sia quelle laiche giaculatorie che abbiamo sentito snocciolare in quei giorni sia che di tutto e di più venga pronunciato a ruota libera da un pubblico disinformato, improvvisatosi, senza sua colpa, opinionista per caso. E senza possibilità di replica. Ci dobbiamo augurare di riuscire a far sì che” l’8 marzo” non venga propinato più come doveroso tributo da far ingoiare, a mo’ di pillola, una tantum ed impedire che un vieto chiacchiericcio serva a riempire il solito contenitore con su scritto 8 MARZO senza rappresentarci realmente.



(1 aprile 2010)

 

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