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Lo scandalo delle spose bambine

Lo scandalo delle spose bambine

Yemen - Educazione e istruzione, strumenti primari per estinguere il fenomeno delle baby bride (seconda parte)

Di Pietro Maria Elisa Lunedi, 05/05/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2014

 Nojoud innalza al cielo l’hijab, un tipo di velo islamico di tradizione araba in uso nello Yemen. Scopre i capelli e alza testa e sguardo in segno di libertà, affermando la propria dignità in un Paese in cui la donna quasi non gode di diritti e solo le bambine non fidanzate e non sposate sono possono tenere i capelli scoperti. È lei la protagonista di quella che forse è la più significativa delle foto del reportage di Stephanie Sinclaire dedicato alle spose bambine che sta facendo il giro del mondo. Sullo sfondo si riconosce l’architettura di Sana’a, la capitale riconosciuta patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, una Venezia selvaggia sulla polvere, come la descrisse Pasolini. I colori, a parte lo sfondo neutro, sono quelli tradizionali dei paesi arabi, gli stessi della bandiera yemenita: rosso come il sangue dei martiri; bianco come un futuro radioso; nero come un passato oscuro. In lontananza, sulla sinistra, un’adulta in disparte. Chiusa in sé stessa, raccolta, quasi rassegnata, col velo rosso e il lungo abito nero. Per lei, a capo coperto, pare non ci sia speranza. Guarda il panorama come se fosse un mondo che non le appartiene, affacciata al parapetto di un cortile interno. A destra, accanto a Nojoud, una bimba senza velo. Indisturbata e disinvolta come tutte le bambine del mondo dovrebbero poter essere. Nojoud sorride soddisfatta perché al momento dello scatto era la prima sposa bambina al mondo ad aver ottenuto il divorzio. La bimba che le sta accanto non sa che il suo esempio e il suo riscatto possono preservarla da un destino infelice e darle la forza di reagire. Un rito non rende adulti se il consenso non è libero e pieno. 



Il minore non è in grado di comprendere e accettare le implicazioni dell’unione coniugale e tanto meno di decidere se, quando e con chi sposarsi. Il relativismo culturale non può tollerare, né giustificare pratiche aberranti che assecondano tendenze pedofile, diritti di proprietà sugli esseri umani ed equivalgono a reati come plagio, ratto, vendita, riduzione in schiavitù, stupro di minori. Tutte le bambine devono poter esercitare gli stessi diritti e fruire di eguali opportunità di scelta a prescindere da status, famiglia e luogo d’origine, per quanto è possibile nel contesto in cui si trovano. Dalla Dichiarazione di Ginevra dei Diritti del fanciullo (1924) alla Convenzione internazionale sui diritti dell’Infanzia, passando per la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna (1979), poco è cambiato: gli obblighi etici assunti da Stati e comunità internazionale nei confronti dell’infanzia non hanno valore giuridico vincolante. “Troppi figli troppo presto!” denuncia LIesl Gerntholtz, Direttrice della Divisione per i diritti delle donne di Human Right Watch. Una ginecologa yemenita testimonia: “Quando nel vostro paese le ragazze sono all’inizio della vita, nel nostro paese le ragazze sono alla fine”.



L’unione con e tra minorenni è riconosciuta da sempre un importante fattore demografico e causa di gravidanza precoce. Sfrutta al massimo la fase riproduttiva femminile e incrementa le nascite. Dei 16 milioni di adolescenti che partoriscono ogni anno, circa il 90% sono già sposate. L’immaturità e l’inidoneità a svolgere il ruolo di mogli e madri causano conseguenze relazionali e psicofisiche (fino a morte da amplesso forzato e suicidio) che impediscono lo sviluppo pieno e armonioso, l’esplicazione e la realizzazione della persona. Complicazioni da gravidanza e parto sono le principali cause di morte per le ragazze nel mondo: con rischi 5 volte superiori per le minori di 15 rispetto alle ventenni. I 2 milioni che si salvano accusano prolasso, rottura dell’utero, fistole da gravidanza e parto, lacerazioni a vescica, retto e vagina, con disturbi cronici e incontinenza grave. Muoiono imputridite nella vergogna, abbandonate da mariti e comunità. Le baby bride hanno più probabilità di contrarre l’AIDS rispetto alle maggiorenni sessualmente attive, perché copulano con adulti malati e non sanno negarsi o esigere l’uso del preservativo. Studi recenti condotti su 97 paesi dimostrano che ridurre il matrimonio precoce va a beneficio della riduzione della mortalità materna. Ci sono rischi anche per il nascituro, con aumento della mortalità perinatale e un rischio più elevato di mortalità. Patologie, nati morti e morti di neonati sono più elevati del 50% per i figli di madri sotto i 20 anni di età. Altre conseguenze ricadono su famiglia, società e nazione intera, ma conoscenza e consapevolezza della reale portata sono ancora scarse. Il matrimonio precoce è una delle ragioni di esclusione delle giovani dalla scuola. Obblighi di mantenimento e istruzione diventano superflui per la famiglia delle promesse spose. Sono le madri per prime a dire: “Perché nutrire una mucca che non è tua?”



#foto5dx#Le più povere hanno maggiori probabilità dei maschi di non essere addirittura mai iscritte a scuola o abbandonare l’istruzione primaria (lo fa una su 5). Se riescono ad accedere alla secondaria hanno invece una probabilità 6 volte minore delle altre di sposarsi presto, curano meglio i figli e li mandano a scuola. Non a caso, la Seconda Giornata Internazionale della Bambina e della Ragazza nel 2013 è stata dedicata all’Innovazione per l’Istruzione, che è la miglior strategia preventiva e di sostegno per debellare le nozze precoci. L’istruzione non è una panacea, ma è essenziale e costituisce lo strumento prioritario per combattere il fenomeno. Integrata in programmi ad ampio spettro e a lungo termine, rende la persona cosciente del valore di sé e del futuro, crea competenze necessarie ad intraprendere attività lavorative, capacità di stringere relazioni personali e sociali sane e positive, prendere decisioni consapevoli sul proprio corpo e la vita, migliorando se stessa, famiglia e comunità. Le conferme vengono non solo dallo Yemen, ma anche altri paesi del mondo. A tutti i livelli, internazionale e nazionale, sono state e saranno assunte decisioni che si svilupperanno oltre il 2015, grazie all’impegno delle Nazioni Unite, sei singoli Stati e di organizzazioni come Girl Not Brides, che si è posta l’ambizioso obiettivo di contribuire all’eliminazione del fenomeno delle baby-bride entro il 2020. Dal punto di vista legale, al divieto di contrarre matrimonio prima della maggior età vanno abbinati il diritto di istruzione obbligatoria per almeno 9 anni e l’effettiva parità di accesso all’istruzione primaria e secondaria di qualità. Lo status di donne e bambine è stato inserito nei parametri di sviluppo per l’Agenda Post-Millennium Development Goals. Risale al dicembre scorso un Accordo tra Ministri della Sanità e dell’istruzione cui hanno aderito 21 paesi africani per adeguare l’educazione alle esigenze di bambine/i e adolescenti, anche in materia di educazione sessuale. I progetti integrati di educazione e istruzione, da realizzare in concreto nei vari paesi dovranno prevedere: riduzione dell’abbandono scolastico femminile con incentivi alle famiglie per la prosecuzione degli studi, azioni di sensibilizzazione, prevenzione, formazione professionale, assistenza sociale e sanitaria di qualità, educazione sessuale. Dovranno coinvolgere una pluralità di soggetti: società civile, media, istituzioni, privati, gruppi religiosi, comunità internazionale, governi e leader locali. L’obiettivo è offrire alle bambine la possibilità di plasmare il futuro che desiderano e svolgere un ruolo familiare e sociale significativo, una volta adulte.



Foto di Stephanie Sinclaire e di Marco Carnovale 

 

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Seconda parte / fine. La prima parte è stata pubblicata nel numero di marzo 2014





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