Torino e Liza - Accolta da un’ovazione calorosa che si unisce al fragore dell’orchestra che ne annuncia l’arrivo, entra in scena al Teatro Regio di Torino ....
Mirella Caveggia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2008
Accolta da un’ovazione calorosa che si unisce al fragore dell’orchestra che ne annuncia l’arrivo, entra in scena al Teatro Regio di Torino Liza Mannelli. Sfavillante nella sua eleganza di gusto americano, indossa una tunica e pantaloni che brillano di mille luci. Fra i capelli a caschetto, una coroncina bassa di strass. Quando intona la bellissima canzone “The Man I love” di Cole Porter, il pubblico è già in visibilio.
Attrice, ballerina e cantante, unica per esuberanza e versatilità, Liza Mannelli, 62 anni portati con la vivacità di uno spirito indomito, è un’artista completa. Dalla madre Judy Garland, interprete sensibile e intelligente di film musicali, morta a soli 47 anni nel 1969, ha preso il talento canoro; dal padre Vincente Minnelli, estroso regista di origine italiana, ha tratto la finezza psicologica. E la carica di simpatia senza finzioni l’ha attinta dall’effervescenza della sua natura. La rivista, la commedia musicale e il cinema ne hanno fatto una vera diva. Il vertice della popolarità mondiale lo ha raggiunto con il film “Cabaret” del 1972, che ha inciso nella memoria degli amanti dello schermo la sua immagine fulminante in guêpière, cappello nero a cilindro, rossetto scarlatto e gesti invitanti. L’esito è stato così alto che le è valso il premio Oscar, un successo rinnovato con "New York New York” (1967) di Martin Scorsese. Proprio l’omonimo brano di questo film, un motivo unico, trascinante, inconfondibile apre e chiude lo show “Liza Mannelli in concerto 2008”, che costituisce un avvenimento d’eccezione, dato il diradamento delle sue apparizioni in scena.
Lo spettacolo è un omaggio alla famosa mamma, l’indimenticabile e freschissima voce che cantava “Over the Rainbow”. Liza l’ha evocata con commozione, raccontando fra una nota e l’altra momenti pubblici e privati della sua esistenza non sempre serena. Sotto lo smalto scenico si è rivelata una donna di grande spontaneità e ha mandato in visibilio gli spettatori con un intrattenimento dall’impronta tradizionale: due ore di canto e di ballo, un apparato orchestrale di 12 elementi (forse una band troppo accesa per il luogo prescelto), e con la vedette quattro “boys” ballerini e cantanti in abiti dal taglio perfetto, raffinati e maturi al punto giusto che, uniti in un coro vellutato, hanno sottolineato con stile gradevole e d’altri tempi tutta la vivacità, l’effervescenza e la professionalità dell’artista, una monella trafelata e autoironica dopo tanto prodigarsi. Il suono, la potenza e il ritmo della sua bella voce sono rimasti inalterati. E così il temperamento e lo spirito, malgrado le traversie, i matrimoni in briciole, le insidie di alcol, droga e malattie che non hanno appannato la freschezza innata.
In un teatro riservato all’opera, Liza Minnelli è sembrata in ottima forma e a suo agio e quando alla fine del concerto, questa volta in un completo di un rosso fiammeggiante, ha spalancato le braccia per dire il suo affetto e il suo entusiasmo è stata ringraziata con una standing ovation.
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