Sabato, 02/11/2013 - Littorina, si chiamò l’automotrice all’italiana, con un nome al femminile fra il diminutivo ed il vezzeggiativo: un nome che, pur derivato dal fascio littorio, fece sùbito simpatia entrando nell’immaginario collettivo nazional-popolare, tanto da sopravvivere disinvoltamente al dissolversi del despotismo. Nelle ferrovie, fu un mezzo moderno per tecnica e tecnologia (veicolo con struttura autoportante reticolare e carrozzeria in alluminio, azionato da uno o due motori, prima a benzina e poi a gasolio) quindi leggero e veloce, anche su linee di collina e di montagna, come lo sono in maggior parte quelle della nostra rete. Pertanto, ovunque impiegata, la Littorina riuscì a quasi dimezzare la durata dei viaggi, aumentare il nume-ro delle corse ed abolire il fastidio della fuliggine che affliggeva i viaggiatori dei lenti treni a vapore. Sotto alcuni aspetti, le Littorine furono delle “damigelle” democratiche perché, durante la dittatura, oltre a rendere meno gravoso il duro lavoro dei ferrovieri (segnatamente il personale di macchina e di deposito) donarono collegamenti celeri, comodi e continui, pegno di progresso particolarmente per le plaghe e le po-polazioni più neglette della Nazione, come quelle delle zone montane, delle aree rurali, del Mezzogiorno, specie il più interno e profondo, e delle Isole. Del tutto danno diffusa e dettagliata descrizione e documentazione Paolo BLASIMME e Franco CASTIGLIONI co-autori del bel volume 'L’ITALIA IN LITTORINA. Andata e ritorno sulle linee del bel paese' di circa 200 pagine gran formato su carta di pregio, edito dalla DUEGI (info e ordini su Internet); l’opera, preceduta da un’introduzione generale sull’argomento e da descrizioni, capitolo per capitolo, sull’evoluzione dei trasporti su rotaia in ciascuna regione, di ognuna di esse offre un ricco album fotografico con corpose didascalie descrittive delle Littorine considerate sotto ogni profilo: dallo storico-tecnico all’economico-sociale, dal geografico-paesaggistico all’episodica quotidiana con i casi curiosi e singolari. Una retrospettiva godibile - memoria per gli anziani, apprendimento per i giovani - forse un filo nostalgica dei nostri Anni Trenta in cui quel “sole che sorge“ non fu poi così “libero e giocondo“ !
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