GUALTIERO CORNACHIN. L’ITINERARIO POETICO TRA NATURA E MUSICA alla SALA VERUDA di PALAZZO COSTANZI
Sabato, 01/10/2011 - S’inaugura venerdì 7 ottobre 2011 alle ore 17.30 a Trieste nella Sala Umberto Veruda di Palazzo Costanzi (piazza Piccola 2) la rassegna intitolata Gualtiero Cornachin. L’itinerario poetico tra natura e musica. Promossa dal Comune di Trieste - Assessorato alla Cultura e curata dall’architetto Marianna Accerboni, la mostra rappresenta la prima antologica dedicata al pittore dopo la retrospettiva organizzata dal Comune di Trieste nel 1989, a tre anni dalla sua morte, alla Sala Comunale d’Arte.
La mostra propone una cinquantina di opere tra oli su tela e incisioni, realizzati da Cornachin dagli anni sessanta agli anni ottanta e dedicati al tema prediletto, l’interpretazione della natura. Nato a Orsera d’Istria nel 1923, il pittore si era trasferito a Trieste nel ‘38, dove si era inserito rapidamente nell’ambiente artistico-culturale della città. Appartenne, con alcuni dei più significativi pittori triestini, al Gruppo 12. La rassegna rimarrà visitabile fino al 7 novembre (orario feriale e festivo 10.00 - 13.00 / 17.00 - 20.00).
EVENTO COLLATERALE
Sabato 29 ottobre alle ore 18.30 avrà luogo un incontro sul tema: Gualtiero Cornachin e la sua epoca nel ricordo degli amici artisti.
L’amore per la natura, assieme a quello per la musica - scrive Accerboni - rappresentano il filo conduttore o meglio la griglia mentale, su cui Gualtiero Cornachin ha intessuto - nel corso di quasi un trentennio - il proprio linguaggio pittorico, sotteso tra tre parametri: colore, materia e luce. Figlio del suo tempo, dalla sua epoca ha tratto con immediatezza gli stilemi del gusto, seguendo in diretta l’evolversi di quest’ultimo, con una sensibilità speciale, che gli ha consentito di oscillare, all’inizio, tra le due tendenze, che nei suoi anni giovanili potevano essere oggetto di ricerca e sperimentazione: dapprima un figurativo, recepito e rielaborato alla fine degli anni ‘50, quando iniziò la sua ricerca pittorica, secondo i modi dell’impressionismo, nella sua accezione più tradizionale corrispondente al tema della veduta e del paesaggio. Quasi subito lasciati da parte,
per passare alla figura umana, interpretando la temperie neorealista, avanguardia del momento, caratterizzata dall’attenzione al sociale e alla realtà della povera gente, attraverso un forte senso del colore e della matericità.
L’incontro, verso il ‘65, con il pittore Edoardo Devetta, di un decennio più anziano di lui, fu fondamentale perché lo accostò ancor di più al linguaggio dell’avanguardia, cioè alla libertà del gesto e del sentire, alla matericità e a quel gusto per il colore, che da sempre albergavano nel suo animo. Il colore-materia di morlottiana memoria e il concetto di astratto/concreto - che non rifiuta il rapporto con la natura e l’interiorità dell’artista, recepito nel più ampio raggio dell’esperienza del Gruppo degli Otto, sostenuto nel ’52 dal critico Lionello Venturi e composto da ‘giovani’ artisti quarantenni tra cui Afro Basaldella, Birolli, Corpora, Santomaso, Turcato, Vedova - lo emozionarono certamente molto e in quest’ambito dipinse opere dal gusto informale e dalla decisa accentuazione cromatico-materica, sempre ispirati al contesto naturale, che vengono esposti in una piccola sezione di questa mostra, e avrebbero potuto rappresentare una cifra diuturna e molto valida per Cornachin, che si sentì tuttavia di dover elaborare un proprio, personalissimo linguaggio, che non consentisse l’accostamento dei suoi lavori a quelli di nessun altro.
Ed ecco che il temperamento forte, ma delicato e generosissimo del pittore, addotta a un certo punto la linea sinuosa e curva, quella che in natura trovi nei fiori, nei pistilli e nelle foglie che ispirarono il Liberty, primo momento di libertà creativa dopo il rigore dell’eclettismo ottocentesco: atmosfere di eleganza ispirate al dato naturale, nelle quali certamente Cornachin avrà vissuto nell’Istria d’ambiente alto borghese della sua famiglia ad Orsera, patria lasciata nel ’38 e mai più ritrovata.
La bellezza dunque, e l’armonia rappresentano i fattori propellenti della sua arte nella fase più matura, fra gli anni ’70 e ‘80. Cornachin raggiunge in questo periodo un felice equilibrio formale e cromatico, insistendo sull’invenzione di una propria cifra stilistico-decorativa: i grandi fiori e i ramages, i sottili e raffinati arabeschi, che nelle acqueforti si fanno segni preziosi, appena ispirati da un fantasticare orientaleggiante, e che rimarranno unici, solo suoi.
Nel corso dl tempo la bellezza si acquieta - conclude Accerboni - in una serenità di elementi fitomorfi e naturalmente sensuali e, a metà degli anni ottanta, la musica tace, con discrezione, sugli ultimi petali di luce.
Gualtiero Cornachin (Orsera d’Istria 1923 - Trieste 1986) artista autodidatta, formatosi anche grazie allo stretto rapporto amicale e professionale con il pittore Edoardo Devetta, dal 1975 ha fatto parte del Gruppo 12 assieme a Romolo Bertini, Ugo Carà, Girolamo Caramori, Lucio Giordani, Folco Iacobi, Claudio Moretti, Dante Pisani, Bruno Ponte, Claudio Sivini, Ennio Steidler e Franco Vecchiet.
Dal ‘59 ha esposto in numerose rassegne personali e in qualificate collettive in Italia e all’estero: dalla Sala Comunale d’Arte di Trieste, in cui ha allestito una quindicina di mostre, a Palazzo Costanzi e al Centro Friulano d’Arti Plastiche di Udine, dall’Istituto Germanico di Cultura e dalla Galleria Tergeste alla Cartesius e alla Rettori Tribbio, alle rassegne di Arte fantastica, organizzate a Trieste nell’ambito del Festival Internazionale del Film di Fantascienza.
Ha ottenuto diversi premi e riconoscimenti, tra cui sono particolarmente degni di menzione nel 1977 il 1° premio alla Mostra del Paesaggio della Regione e il 1° premio Motivi istriani e, rispettivamente nel 1978 e ’79, il 1° premio all’ex tempore Carso ottobrino.
Oltre che nella pittura, Cornachin si è espresso con prove particolarmente raffinate anche nell’ambito dell’incisione all’acquaforte-acquatinta.
DOVE: Sala Umberto Veruda di Palazzo Costanzi · Piazza Piccola, 2 · Trieste
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