L'italiano: una lingua di cultura al centro del Mediterraneo
L'italofonia nel Mediterraneo: questo il tema centrale del convegno organizzato dalla CRI, presso la Sala degli Arazzi della Rai, l'11 e il 12 dicembre scorso.
Si è tenuto presso la suggestiva Sala degli Arazzi di Viale Mazzini, in RAI, il convegno su "L'Italiano, ponte tra le culture nel Mediterraneo", organizzato dalla Comunità Radiotelevisiva Italofona, impegnata da più di vent'anni nella valorizzazione della lingua italiana.
«La ragion d'essere di questo organismo», dice Loredana Cornero, Segretaria Generale, "è chiara a tutti noi: i mezzi di comunicazione di massa, vecchi e nuovi, favoriscono lo scambio dei prodotti nati dalle rispettive industrie culturali".
Ecco il senso delle due giornate, quelle dell'11 e 12 dicembre, dedicate all'italofonia, diremmo, fra onde marine mediterranee e onde di teleradioemittenti. Gli interventi riepilogativi (inaugurati dalle considerazioni della scrittrice italo-somala Igiaba Scego sul "plusvalore" dell'italiano) del 12 dicembre, guidati da Diana Segantini - responsabile di cultura RSI - hanno dimostrato la vitalità dell'italiano presso le rive mediterranee di: Malta, Marocco, Grecia, Egitto, Tunisia e Città del Vaticano.
Se Salvatore Schirmo, di IIC Valletta, ha ribadito l'importanza di tenere vivo l'italiano maltese senza eccedere in "purismi", cioè «valorizzando un italiano sostanziale e non formale», Malika Eddakhch, dell'Università marocchina Mohammed V ha illustrato la vivacità dell'italiano, visto come lingua franca e di cooperazione, presso gli studenti di Rabat. Così, Tassos Mavris di Radio Atene, Halima Khattab di Tahrir Channel, Feten Fradi di Urti/Copeam, hanno sottolineato il valore mediatico dell'italiano come raffinata lingua di cultura, attraente, musicale ed elegante per circa 200 milioni di persone nel mondo. Klaudia Bunci, di Radio Vaticana, inoltre, ha mostrato l'infinito potenziale della lingua italiana come vera e propria "lingua ecumenica"; mentre Giuseppe Antonelli di Rai Radio3 ha evidenziato l'urgenza di riportare in auge un italiano intelligente, comunicativo, funzionale, quindi colto ma non troppo rigido, scalzando beceri modelli di italianità attualmente in voga.
Senz'altro lungimiranti ed acute, ancora, le dichiarazioni di Isabella Liberatori di 9-Colonne - promotrice della applicazione Big Italy International - che ha così commentato il fruttuoso convegno: «la grande richiesta di italianità nel mondo e l’attenzione che in ogni Paese si riscontra verso il made in Italy sono la testimonianza più tangibile della ricchezza della nostra lingua. E’ per questo che abbiamo sviluppato Big Italy International: per portare questo infinito bagaglio di storia e cultura nell’era digitale, sfruttando la tecnologia per avvicinare gli utenti a ciò che succede ogni giorno di “italiano” nel mondo. Ed è per lo stesso motivo che sono da incoraggiare momenti di incontro come questo seminario e tutte le iniziative che promuovano la nostra lingua come ponte di dialogo e comprensione tra i Paesi del Mediterraneo»
Parlare di italianità, del resto - lo si è capito immediatamente presso la Sala degli Arazzi - è davvero impossibile senza fare menzione della ricchezza di certe consuetudini, di certi costumi tipicamente italiani. L'italiano, infatti, è mezzo e veicolo di una pregiata cultura cinematografica, letteraria, e forse, soprattutto enogastronomica - come ha ricordato Raffaella Cortese di Rai EXPO. Per tali ragioni, ospite d'eccezione al convegno della CRI è stato proprio Pietro Parisi, vero "cuoco contadino" deciso a riportare (anche con la sua più recente pubblicazione, curata dal gioiello di Scampìa, la casa Editrice Marotta&Cafiero di Rosario La Rossa) la semplicità della buona tavola sulla mensa di poveri e ricchi.
Lascia un Commento