Da undici anni esiste un concorso letterario riservato alle donne straniere, perché si raccontino e vengano raccontate da altre donne italiane. L'italiano è il loro denominatore comune, sia come mezzo di espressione che come elemento identit
Giovedi, 17/11/2016 - La recente presentazione a Torino dell'undicesima antologia di racconti del Concorso nazionale Lingua Madre (Lingua Madre Duemilasedici. Racconti di donne straniere in Italia, Edizioni SEB27) ribadisce come la scrittura al femminile e sul femminile resti un tema attuale. Il progetto ideato da Daniela Finocchi rappresenta un notevole passo verso un impegno sociale che vede le donne italiane pronte ad accogliere e a dar voce alle donne straniere che desiderino esprimersi nella nostra lingua. Una lingua che rappresenta un veicolo di comunicazione, ma che non deve costituire un ostacolo all'espressione dei propri sentimenti e della propria creatività, per questo viene incoraggiata anche la scrittura a quattro mani con altre donne italofone. In questa maniera si era già sviluppata negli ormai lontani Anni Novanta la cosiddetta scrittura di migrazione, che ha visto protagonisti migranti approdati nel nostro Paese in cerca di una vita migliore e desiderosi di raccontare l'esperienza della diaspora e di raccontarsi. Le prime opere sono nate appunto a quattro mani, con la collaborazione di giornalisti e scrittori. Successivamente, il filone ha seguito la sua naturale evoluzione ed ha raggiunto un'autonomia che ha assistito all'emergere di numerosi scrittori i quali, da allora, continuano a contribuire al panorama letterario italiano, offrendo punti di vista, prospettive, sguardi altri, sfidando a volte i canoni letterari e linguistici e scoprendo nell'italiano nuovi strumenti di espressione creativa e potenzialità inattese. Tra loro anche tante donne, da Cristiana de Caldas Brito a Ornela Vorpsi, da Jarmila Ockayova a Igiaba Scego, ma alcune di queste scrittrici sono state lanciate proprio dal Concorso Lingua Madre. E' il caso ad esempio di Uba Cristina Ali Farah, Gabriella Kuruvilla, Laila Wadia. Tutte scrittrici con un background multiculturale, con esperienze di migrazione alle spalle e con vite indissolubilmente legate a dimensioni transculturali. Le donne amano raccontare e raccontarsi, in una prospettiva intimistica del narrare che nasce come scrittura principalmente autobiografica, il narrare del sé e dell'altro. La sezione del concorso dedicata alle donne italiane che raccontano le donne straniere, inoltre, permette alle prime di delineare uno sguardo sull'alterità, nonché di narrare se stesse e di esprimere la propria dimensione creativa femminile attraverso gli occhi di altre donne, tramite le loro storie e grazie al loro coraggio. Uno stimolo all'inclusione e alla condivisione che acquista una valenza sociale ancora più forte. L'iniziativa di un simile concorso permette di aprire un varco verso concetti che inducono una cultura essenzialmente autoreferenziale ed etnocentrica come quella italiana a riflettere su temi concreti ed attuali. Il concetto di culture come espressioni della cultura, la nozione di lingua come strumento comunicativo che convoglia in sé una serie di elementi, dall'identità all'appartenenza, dalle tradizioni all'inclusione. Le scrittrici transculturali si chiedono, e domandano al lettore, cosa significhi possedere una Lingua Madre, un luogo metaforico di accoglienza, una casa dove ricongiungere e conciliare passato e presente, la dualità ferita di un'esistenza contrassegnata dal distacco, la tensione di appartenere a due culture. Il senso di colpa, di tradimento nei confronti di un passato intimo da cui ci si allontana per trovare un futuro che non sempre ci accoglie a braccia aperte. La nozione di casa come un luogo simbolico dell'anima, laddove una casa di mattoni non esiste più, né esiste a volte più la città che la conteneva. Oppure una casa dai confini ampi e flessibili, con mura aperte e grandi finestre che rispondano all'esigenza di ampliare gli orizzonti finora conosciuti. Il superamento delle frontiere politiche, linguistiche e identitarie per ritrovare l'essenza dell'inclusione e della transculturalità.
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