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Linguaggio globale

Linguaggio globale

Intervista a Lidia Ferrara

Mercoledi, 08/02/2012 -
Lidia Ferrara è scrittrice e regista.

È supervisore del Letturometro FeBo sviluppato dai tecnici di ARKA, applicazione di facile utilizzo, multilingua e multiutente, in grado di supportare sia lo specialista che lo studente anche delle scuole di grado inferiore e utilizzabile dal singolo o da gruppi di utenti collegati via Web per un lavoro a più mani sullo stesso testo.



Da sempre Lidia Ferrara si occupa di linguaggi, suoni e immagini, parole, analisi, sintesi, didascalie...

In questo "mondo nel mondo" della comunicazione, quale pensi sia la migliore metafora delle relazioni umane?




Quale metafora per le relazioni umane? SIMMETRIA. La persona, l’umano, è alla sua migliore metafora quando è simmetrica con se stessa e simmetrica al suo habitat con il quale si relaziona attivamente senza subirlo. Ti faccio un esempio a voi noto, perché NOI DONNE ha la rubrica sulla lettura di alberi: il bambino si disegna albero verso i 4 anni: noi lo leggiamo come memoria collettiva, le parti del suo io sono in simmetria tra di loro e con lo spazio detto vitale per lui. E se l’albero, gli alberi vengono regolarmente incendiati ogni stagione? Un altro esempio: se nel secondo municipio di Roma una di noi non a caso crea un laboratorio di scrittura per donne madri abbandonate extracomunitarie e loro scrivono, sono simmetriche al loro spazio vitale, sono simmetriche al loro ruolo di genitore che dovrà narrare al proprio bambino per coinvolgerlo e fargli apprendere la sua simmetria con il corpo che nutre due volte. L’essere solidale mi porta a scegliere di valermi della “empatia” come metro di relazione, come è noto empatia è la comunicazione basata sul “cliente”, l’altro da sé. Rigetto la antipatia e la simpatia perché non abbraccio l’etica del nemico tipica dell’età egocentrica quindi degli egoisti. E così la pensa prima di me, ad esempio, Elio Pecora.



Fra gli addetti ai lavori, in ambito editoriale, ma anche nella critica letteraria e cinematografica, c'è un grande bisogno di ascoltare, di osservare e di leggere, oltre che di parlare, creare e scrivere. Cosa ne pensi?



Sono in questo lapidaria: penso che chiunque abbia il diritto non il dovere di essere edito a sue spese o a spese della comunità terapeutica, perché il suo è un bisogno di arte terapia, non ho nulla contro chi si paga la sua opera, che è forse il solo biglietto da visita che lo rende gratificato e aiuta le tipografie, i grafici ecc.

Gli altri, che scrivono perché la loro “cosa” serve nel senso più vero, perché forma e fa crescere tutti, oltre a perpetuare gli strumenti della cultura, li chiamo semplicemente TALENTI. Questi dovrebbero costituire la Ricerca e lavorare pagati dalla Stato, dalle Regioni, dalle Istituzioni: sono di fatto ricercatori, tecnici. Un laureato non è certo che oltre a sapere sappia anche mediare, quindi è solo chi lo fa di mestiere con successo che deve aver posto nella formazione e la ricerca.

Ad esempio, la facoltà x o y se devono formare chi legge cosa ai bambini e nelle scuole deve far dirigere la ricerca, che so io a un Elio Pecora non a poeta che poetizza, se si vuole il dialetto a livello di lingua dato ad es. il Belli, tocca a Teodonio eccetera. Così se si vuole il bilinguismo tocca a Villani, se vuole il bel suono italiano tocca al basso Furio Zanasi che insegna fonetica al conservatorio, se si vuole ritmo musicale primario tocca all’interprete di uno strumento barocco, non al musicologo. Per questo amo i progetti della UE detti Co Research, ma dubito che ne fruiscano chi veramente la fa innovando.



Cos'è per te l'atto creativo?




Quello che è per tutti coloro che parlano di creatività avendo visto a cosa si riferisce nel mondo della impresa o della liberalizzazione professionale. Crea chi fa cosa che prima non esisteva. Crea chi interpreta in modo esecutivo formule che grazie alla sua azione incarna una novità Evento. Ma crea e innova chi mette a punto uno strumento che consente alle macchine di essere usate in modo alternativo ampliando il loro uso sostituendo il già visto, soprattutto facendo risparmiare tempo e denaro. Attenzione: lo strumento non alienato è creativo. Il fare come un altro è interpretativo, esecutivo, originale, personale, attrae e fa immagine. Una musica si interpreta ogni volta che un musicista la esegue perché è difficilissimo come le acrobazie. Un interprete è “bravo”, ma solo se la sua frase musicale è sua e diversa e unica, è creativo con la sua voce. Ma chi crea un nuovo concerto, come noi che proponiamo il VideoConcertoVideo, innova la struttura ed è creativo e innovativo e crea un nuovo format.



Un poeta è creativo?



Non è la poesia che è creativa, lo è il poeta che interpreta il suo tempo da profeta, l’altro che ripete la tradizione formale crea ostacoli di fatto a chi si spende studiando il nuovo, che altro non è se non il pensare futuro e non passato. La parola è la frase poetica perché si rende conto che vive ora e ovunque oggi, nel mondo globish. Non è questione di età, cito ancora Elio Pecora, conosco pochi veri scrittori che sanno leggere le immagini oggi, come lui, e che vivono il ritmo musicale come prima natura del narrare immaginale.

Esiste (può esistere) secondo te un valore politico, o un intento politico dell'ispirazione, in ambito artistico?

Non solo esiste ma è il punto al quale siamo finalmente giunti, il nodo al pettine. Ci dobbiamo chiedere: quale è il valore della “ispirazione”, io dico del talento, quale la sua qualifica se per lui è prevista la laurea abilitante valida come tirocinio fatto non in teoria universitaria, ma nella prassi della ditta, del laboratorio, del luogo che ha e mette a disposizione i macchinari della editoria oggi: il web?

E quale la posizione del librario e del bibliotecario se ha come collaboratore o cogestore di piccola impresa il laureato in editoria che però non ha la formazione necessaria che lo qualifica come tecnico, o ispiratore, o talento in grado di usare agilmente ad esempio un software come Il Letturometro Febo?

Ancora: quale sarà il suo nome, oggi che molte trasmissioni di cosiddetto approfondimento, data la urgenza della liberalizzazione, ne straparlano? Programmi Tv come Coffee break, Che aria che tira, AHI Piroso, L’Infedele di La7, In mezz’ora di Lucia Annunziata, Storie italiane di Corrado Augias?

E il decreto Gelmini che prevede l’uso del pc per evitare i pesi avversi alla scoliosi quale esito avranno, solo la schiena o anche la mente che ne è coinvolta? Educazione riduttiva?

E la formazione semantica per i bambini e gli studenti? Cioè la formazione delle menti, non delle mentalità?

Riservato agli addetti ai lavori? Resta privilegio o entra nelle scuole?

E la tv di RAI 3, che dopo il bravissimo Marcorè con Per un pugno di libri, lo sostituisce, lui persona colta, che aveva compreso il suo ruolo di mediatore, con una specializzata in fiction che attira su di sé l’attenzione distraendo dalle risposte i partecipanti: ma come è possibile da una Tv alla quale si paga il canone?

E ancora è politico il tema del docente unico per le scuole elementari: senza dubbio era assurdo che un docente con soli sei mesi di tirocinio potesse fare almeno tanto quanto nelle medie fa il professore che ha impiegato 5 anni della sua vita per laurearsi e abilitarsi. Non era il massimo, poteva avere senso. Ma il legislatore perché non consulta chi sa che da zero a quattro anni si formano fisicamente le nervature del cervello con inciso suoni e immagini che dureranno tutta la vita. È per questo, soprattutto, che all’estero non brilliamo per il necessario bilinguismo globish, eppure siamo pieni di ottimi doppiatori e traduttori.

E non parlo di musica e disegno o pittura… lasciamo perdere. Mentre la occupazione dei maestri d’arte potrebbe benissimo rappresentare una occasione per occupare i giovani e per fare cultura locale, il famoso territorio.

Tecnici, non ispirati, talenti funzionali, utili per questo… Dal caos alla funzione. Se non ora quando?



Come e quando è nato il progetto "Dentro la lettura"?



“Dentro la lettura” è una risposta al desiderio del prof. Avallone di creare spazi nella biblioteca nazionale centrale di Roma per “formare” oltre che informare il lettore forte. È un estendere il lavoro già svolto egregiamente da anni dalla biblioteca, la quale ha sempre curato che le sue presentazioni fossero eventi legati alla eccellenza scegliendo “lectio magistralis” e video di grande qualità.

Il desiderio culturale è stato raccolto da Maria Grazia Villani, pr mia amica, nota alla videolibri con il soprannome di “Villani Brothers”, perché condivide con la nostra editrice online il bisogno di muoversi con il bilinguismo colto. Lei e il fratello sono nati a New York, laureati, e credo che Antonello sia forse il miglior bilinguista doppiatore. È docente di dizione, attivo a Roma, e rappresenta il nostro globish nella collana videolibri “Il bel suono italiano”.

Tra noi complici culturali scatta l’affinità elettiva, ci si sintonizza ed inizia il tam tam di chi ci sta; e… come è noto… più di due terzi dei lettori forti sono donne abituate a tradurre idee in fatti concreti. Ma anche uomini naturalmente, quelli che tra di noi ridendo chiamiamo “c.s.” che non significa come sopra, ma che avvisa che non si tratta di un “uomo” ma di uno che è “cervello solidale”.

Al tam tam hanno subito risposto le mie donne bibliotecarie, come Anna Manna per Roma, che mi ha segnalato, direi caldeggiato, il giovane “c.s.” allora laureando, da formare come campione vivente di chi sa e deve leggere come noi “antichi”, ma che usa come pane quotidiano e come acqua eterna il pc. Quindi il giovane aveva tutti i prerequisiti che, formato, lo avrebbero reso adatto a rappresentare il nuovo “lettore forte”, quello che sarà in grado di usare il Letturometro FEBO come suo sussidio al posto di pizzini, penne e matite colorate.

Ecco allora che la Videolibri ha di fatto collaborato alla ricerca professionalizzante perché usa apparecchiature care, che non esistono presso le università, ahimè in crisi economica perenne, e sforna il suo gioiello Carmelo Russo.

Sotto i 30 anni, cervello in fuga dalla Sicilia che ci invia il suo meglio: noi lo accogliamo, e facciamo sistema Paese: il Nord delle grandi macchine, il Centro della capacità pluriculturale, il Sud della grande lingua italiana, quella dei Quasimodo, Sciascia, Pirandello, e non ultimo del grande Gattopardo.

Il tam tam aveva funzionato con il genio del mio lungo lavoro di formatrice che ha contribuito a professionalizzare il grande Nord-Est: Roberto Bogoni crea e mette a punto realizzando il desiderio della sua antica maestra. Lui, giovanilizza in software, creando il programma che legge come chi studia.

E lo dico sorridendo, esiste anche un altro miracolo: lui e la sua impresa Roberto Arka di Vicenza ci concedono gratis di verificare e validare lo strumento per 6 mesi quindi per tutto il corso “Dentro la lettura”.

La Biblioteca e Roma possono essere soddisfatti. E noi donne ancora di più perché ci sentiamo offrire e non chiedere, un posto di lavoro, come “consulenti scientifiche” senza essere veline ma “ 83 years old”.

Il tam tam ha funzionato a Capranica dove è nato il Gattopardo con la biblioteca e 100 associazioni culturali.

Ha funzionato eccome a Terni dove esiste una delle poche biblioteche Comunali con laboratorio 0-6 anni, ma per noi un terno al lotto, perché realizzeranno un lungo San Valentino con la “Storia di un bacio quel bacio firma d’amore” della nostra Paola Ortensi bravissima autrice di Videopagine, la cui metà è illustrata da Anna Addamiano, artista Premio Campidoglio alla carriera.

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