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Linguaggio, conciliazione e...

Linguaggio, conciliazione e...

Napoli, Lodi, Ferrara - ...una sentenza a favore di una lavoratrice, il valore della differenza, tempi di vita e di lavoro

Maristella Lippolis Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2007

Napoli / Una sentenza a favore di una lavoratrice

E' risaputo che in Italia la giurisprudenza in materia di discriminazioni è piuttosto scarsa, e le motivazioni addotte sono di vario genere: scarsa conoscenza dei propri diritti da parte delle donne, sottovalutazione di parte sindacale, non adeguata conoscenza delle diverse possibilità di tutela a disposizione degli avvocati del lavoro, diffidenza da parte di molta magistratura nei confronti delle forme di discriminazione basate sul sesso. Negli ultimi tempi però le sentenze a favore di donne che hanno denunciato una discriminazione sono aumentate, e certo ciò dipende anche dal paziente lavoro di informazione e sensibilizzazione svolto dalle Consigliere di parità nei confronti delle donne e degli avvocati. A Napoli lo scorso mese di agosto il giudice del lavoro ha pronunciato una sentenza importante, accogliendo la domanda ex art 700 C.P.C. di una dipendente di un Comune della Provincia di Napoli; la lavoratrice aveva proposto ricorso di urgenza contro il provvedimento che la collocava a riposo per raggiunti limiti di età, nonostante avesse presentato domanda di permanenza in servizio.
La Consigliera di Parità della Provincia di Napoli, Luisa Festa, invitata a comparire per legale scienza dall’avvocato della lavoratrice, si è costituita in giudizio in difesa delle ragioni della suddetta, per accertare il comportamento discriminatorio dell’Amministrazione Comunale e la violazione delle normative di parità. Infatti la dipendente del Comune aveva chiesto formalmente, al compimento del 65° anno di età, di rimanere in servizio per un periodo massimo di un biennio, così come previsto dall’art. 16 del D.lgs n.503/72, e come avviene comunemente per gli uomini. L’amministrazione comunale, invece, aveva deciso di disporre il collocamento a riposo per raggiunti limiti di età.
La Consigliera di Parità si è avvalsa della consulenza e dell’assistenza dell’avvocata Assunta Di Stefano, una degli avvocati iscritti al suo albo. Nell’ atto di intervento a favore della lavoratrice si è sostenuto che l’Amministrazione comunale chiamata a rispondere aveva confuso l’età pensionabile con quella lavorativa, in quanto non esiste alcun riferimento normativo che regola l’età lavorativa delle donne in maniera difforme da quanto previsto per gli uomini. E’ previsto infatti un diverso limite di età per le donne solo per il conseguimento della pensione di vecchiaia (età pensionabile), ma il limite di età lavorativa è di 65 anni per entrambi i sessi, con la facoltà di permanenza in servizio per ulteriori due anni. E’ stata quindi contestata la natura discriminatoria e illegittima del provvedimento di collocamento a riposo per violazione dell’art. 30 del Codice delle pari opportunità. La causa si è risolta in breve tempo; infatti il giorno stesso dell’udienza il giudice del lavoro ha depositato l’ordinanza con cui, accogliendo integralmente le tesi difensive prospettate nel ricorso e nell’intervento, ha ordinato al Comune la immediata reintegra della lavoratrice nel posto di lavoro precedentemente occupato, con pagamento delle retribuzioni nelle more maturate. "Sono molto soddisfatta del risultato ottenuto - ha commentato la Consigliera di parità Luisa Festa - anche perché da una prima lettura dei dati in possesso del mio ufficio risulta che la maggior parte delle discriminazioni avvengono da parte del pubblico e non dal privato, e sentenze come questa possono avere un effetto deterrente di non poco conto".

Lodi / Il linguaggio sessuato e il valore della differenza


"Parlante o parlata? La donna tra filosofia, linguaggio e prassi pedagogica" è il titolo del convegno, organizzato dal gruppo DIADE e patrocinato dalle Consigliere di Parità della Provincia di Lodi, Ornella Veglio e Danila Baldo, che si è tenuto a settembre presso la Sala Chiostro della Provincia a Lodi. Il Gruppo DIADE, costituito da insegnati che lavorano da tempo sul tema della differenza di genere, ha costruito insieme alle Consigliere una giornata molto interessante in cui si sono confrontate esperte e rappresentanti delle istituzioni, della scuola e della comunicazione, sul tema della rappresentazione della donna nel linguaggio che usiamo quotidianamente, nei libri di testo, nelle immagini della pubblicità e non solo, nei modelli culturali e pedagogici veicolati dalla nostra società. Le esperte intervenute hanno ragionato intorno a un quesito di base: il linguaggio con cui si comunica, quello delle immagini e quello del pensiero, attiene a una lingua che permette alla donna di "parlare" o che nega la sua presenza come soggetto autonomo, esistente di per sé e non dipendente dal modello maschile? Un primo modulo, maggiormente rivolto al mondo della scuola e al tema pedagogico, è stato caratterizzato dall'intervento della pedagogista dell'Università Bicocca di Milano Barbara Mapelli; il secondo modulo ha affrontato l’aspetto filosofico-culturale del linguaggio sessuato, a partire dalla comunicazione. Ne hanno discusso Vita Cosentino, insegnante e scrittrice impegnata nel movimento dell’autoriforma della scuola, Maria Rosa Del Buono, psicopedagogista, e Maristella Lippolis, coordinatrice del gruppo di lavoro Comunicazione della Rete nazionale delle Consigliere di Parità, che ha presentato il volume “I termini della Parità” del Ministero del Lavoro, che raccoglie numerosi e interessanti contributi di esperte e del gruppo di lavoro stesso.


Ferrara / La conciliazione come opportunità

In anni passati si parlava di valore sociale della maternità, mentre oggi purtroppo le donne tra i trenta e i quarant’anni pagano le conseguenze di quanto questo valore sociale sia rimasto poco più che uno slogan. Il tema della conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare è dunque un tema centrale nell’attività di tutte le Consigliere di Parità, e giustamente, se è vero che la prima causa di discriminazione nasce proprio lì, dal nodo irrisolto e non condiviso della maternità. In settembre le Consigliere della Provincia di Ferrara, Rita Mazzanti e Maria Assunta Serenari, hanno organizzato un seminario per facilitare e incentivare sul territorio ferrarese la presentazione di progetti per l’accesso ai fondi previsti dalla legge 8 marzo 2000 n. 53, art. 9 sul tema “La conciliazione, un’opportunità per lavoratrici, lavoratori e aziende”. Come sanno le addette ai lavori, ma ancora troppo poco le donne interessate e le aziende, che spesso fingono di non sapere, è possibile avere finanziamenti per la realizzazione di azioni positive atte rispondere alle esigenze di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro di lavoratrici e lavoratori, sia dipendenti che autonomi. Questi ultimi infatti possono presentare progetti per la sostituzione della/del titolare di impresa per il periodo della maternità e della cura. Nuove modalità di elaborazione e soluzioni conciliative sono state introdotte dalla L. 296/2006 (legge finanziaria) a partire dal 2007: infatti potranno essere finanziati anche: "interventi ed azioni comunque volti a favorire la sostituzione, il reinserimento, l'articolazione della prestazione lavorativa e la formazione dei lavoratori con figli minori e disabili a carico, ovvero con anziani non autosufficienti a carico". Sono intervenute come relatrici Elisabetta Donati, dell’ Università di Torino, Francesca Pelaia per il Ministero della Famiglia, e Rosa Amorevole, Consigliera di parità di Bologna.


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