Sabato, 24/12/2011 - L'India è il quarto paese più pericoloso al mondo per le donne, ma c’è una tradizione pericolosa e agghiacciante che lo rende un posto estremamente ostile per il genere femminile. Ne parlava Amartya Sen nel 1993, nel suo saggio “Missing Women”, e stiamo parlando della pratica diffusa di aborto selettivo dei feti di sesso femminile. Nello Stato dell’Himalaya di Uttarkand, dove i dati provvisori del censimento del 2011 hanno mostrato che nella fascia d’età 0-6 anni ci sono 886 bambine ogni mille maschi, la società civile si sta mobilitando contro il feticidio femminile. Il record di Uttarakhand è di gran lunga peggiore del già spaventoso rapporto tra i sessi della popolazione indiana che è sceso a 914 femmine ogni 1000 maschi, dai 927 ogni mille dell’ultimo censimento condotto nel 2001. I dati estrapolati dal censimento mostrano che erano 'sei milioni le bambine scomparse' in India nel 2001, cifra aumentata a 7,1 milioni nel 2011 – e che la popolazione complessiva è di 1,21 miliardi di persone. La cosa più incredibile è che la tecnologia e l’alfabetizzazione hanno aiutato la diffusione del feticidio femminile così come la mancanza di principi e di etica nella professione medica. Shri Bhuvaneshwari Mahila Ashram (SBMA) è una Ong impegnata nella protezione dei diritti delle donne che denuncia la proliferazione delle cliniche dove, famiglie spesso benestanti, si recano per determinare il sesso del nascituro attraverso l'utilizzo illegale di macchine a ultrasuoni. Questi test si svolgono sempre su insistenza del marito o di altri membri della famiglia; gli indirizzi dei centri che utilizzano gli ultrasuoni, servizi forniti clandestinamente, si diffondono con il passa parola. I comitati di sorveglianza, istituiti dopo l’entrata in vigore della legge sulle tecniche diagnostiche pre-natali che vieta i test per conoscere il sesso del feto, sono inattivi nella maggior parte dei distretti di Uttarakhand, ad eccezione di sporadici controlli nelle cliniche sospettate di portare avanti procedure illegali. La SBMA sta conducendo da tre anni una campagna per creare coscienza contro questa pratica diffusa attraverso un programma chiamato 'Kopal' (alberello). Con il supporto del programma internazionale e di altre 13 Ong, la SBMA si è concentrata su alcune questioni chiave, tra cui le conseguenze fisiche e psicologiche negative che colpiscono le donne che hanno subito aborti selettivi, chiedendo a donne coetanee di favorire il processo di consapevolezza tra le donne. La questione della dote rimane un elemento che influisce sulla nascita delle bambine: una famiglia con più uomini è considerata forte e i figli maschi sono percepiti come una risorsa. Nell’ambito di Kopal, l’ong organizza incontri tra ragazzi e ragazze sulle relazioni di genere durante i quali si prova come le bambine contribuiscano molto di più all'economia familiare rispetto ai maschi, sostenendo le madri nelle faccende domestiche. I ragazzi, dopo questi incontri, spesso promettono di essere più attenti alle loro sorelle e alle altre ragazze una volta tornati nei loro villaggi. Queste iniziative della società civile sono sostenute da progetti del governo centrale e statale per aumentare il valore delle bambine agli occhi della comunità. Tre anni fa, il governo di Uttarakhand lanciò il 'progetto bambine Nanda Devi' in base al quale per ogni bambina nata dopo gennaio 2009, le famiglie che vivevano al di sotto della soglia di povertà avevano diritto a un deposito vincolato di 105 dollari che poteva essere ritirato, con gli interessi maturati, al termine degli studi superiori e al raggiungimento dei 18 anni di età della ragazza. Queste misure contribuiscono sicuramente a produrre cambiamenti nelle famiglie ma il desiderio per i genitori indiani di avere un erede maschio, è una questione fortemente culturale difficile da sradicare.
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