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Liliana Segre: Verrò cacciata “di nuovo” dal mio paese?

Liliana Segre: Verrò cacciata “di nuovo” dal mio paese?

Le parole pesanti della Senatrice Liliana Segre dopo lo scoop giornalistico sull'antisemitismo dei giovani di Fratelli d'Italia, movimento del partito della Presidente del Consiglio

Mercoledi, 03/07/2024 - Il femminile di giornata / quindici. Liliana Segre: verrò cacciata “di nuovo” dal mio paese?
“Dovrò essere cacciata dal mio Paese da cui sono stata già cacciata una volta? Un’affermazione estrema, categorica, dolorosa, che non lascia spazio al far finta di non capire. Una domanda che la Senatrice a vita Liliana Segre ho posto durante l'interessante e ricca intervista rilaciata a Marianna Aprile per la trasmissione IN ONDA de' La7; lo spunto è arrivato con lo scoop giornalistico di Fanpage, testata per cui - sotto copertura, come si dice in gergo - una giornalista ha documentato una riunione di Gioventù Nazionale (Organizzazione dei giovani di Fratelli d'Italia) durante la quale sono volati insulti razzisti, antisemiti, d’odio e intolleranza, insomma espressioni nostalgiche del peggior passato fascista e nazista.
Un avvenimento oramai ben noto, ma che impone a tutti i democratici di non essere ne sminuito né rimosso.
Uno per tutti, il tentativo della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni di distrazione dai fatti, nel momento in cui si è scagliata con veemenza inaudita contro Fanpage, fiornale che a suo dire avrebbe esercitato una metodologia giornalistica inaccettabile, invocando a testimonianza e ricerca di consenso, persino il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Una reazione, quella della Meloni, che richiama un vecchio detto assai popolare: “la miglior difesa è l’attacco".
Tornando al merito. L’episodio portato in evidenza risulta così sconcertante, da portare poco dopo Liliana Segre ad accettare l’occasione della preziosa intervista per gettare un macigno a firmare l’accaduto.
Un fatto di tale gravità, quello dei contenuti emersi nella riunione della Gioventù Nazionale, che oltre le scuse di FdI, ha costretto ad intervenire dirigenti del partito, facendo sospendere alcuni aderenti al movimento che affiancano nel lavoro rappresentanti del Governo, sorvolando, ovviamente, su come mai fosse possibile che i loro ”datori di lavoro” non sapessero niente delle loro frequentazioni.
Liliana Segre ha anche denunciato l’infinità d’insulti, minacce, messaggi d’odio che riceve costantemente e che per l’occasione ha sottolineato sia avvenuto, analogamente, per Ester Mieli, eletta da Fratelli d'Italia. Senatrice e vicepresidente della Commissione straordinaria voluta e presieduta dalla Segre contro Intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione all’odio e alla violenza. La Senatrice Mieli dal canto suo ha affermato che i giovani “scoperti” da Fanpage non corrispondono alla realtà della Gioventù nazionale di FdI che lei conosce.
Tornando alla domanda che Liliana Segre ha posto, corredata dall’incredulità e dal dolore di essere tornata indietro di tanti decenni, nel momento in cui deve chiedere: “verrò cacciata di nuovo dal mio Paese?”, osservo che questo chiama in causa tutte e tutti in Italia, facendoci sentire obbligati coi fatti, atteggiamenti, parole a risponderle che il suo Paese mai più la caccerà proprio perché è il suo paese come è il nostro.
Ed è questa risposta un imperativo categorico, che le dobbiamo, impegnandoci, senza se o ma.
Mi ha colpito molto che la senatrice Segre abbia scelto di precisare: il mio Paese e non abbia detto l’Italia.
Non è una scelta qualunque alle mie orecchie. La sua domanda così posta è complessa, forte, penetrante, coinvolgente priva di ogni retorica e ineludibile.
Un ringraziamento una volta in più al Presidente Mattarella, che nominando Liliana Segre Senatrice a vita ha permesso, con lei e attraverso lei e alla sua forte voce, di dare spazi a temi, problemi, denunce e proposte con l’autorevolezza che le dà il suo vissuto e quella caratteristica che lei stessa si attribuisce, proprio nell’intervista, di essere da sempre: DONNA DI PACE.
Ed è partendo proprio da lei che esprimo il mio disappunto per l’abolizione, voluta da questo Governo dei Senatori a vita, che hanno fino ad ora rappresentato un arricchimento del nostro Parlamento.
Infine, pensando che quanto Fanpage ha svelato sia davvero grave, mettendo in luce la realtà di un razzismo e antisemitismo vergognoso e preoccupante, la dichiarazione recente del Ministro dell’Interno Piantedosi di sottolineare che veri e forti antisemiti sono i giovani che sostengono nelle università i palestinesi, ha il sapore amaro di voler annacquare la responsabilità dei giovani, collegati all’esperienza del Governo di cui è parte.
Paola Ortensi

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