Non può nulla la morte Lidia. Non può nulla sulla doppia militanza, sulla ricostruzione di un paese, sul pacifismo, sulla tua passione... (Udi Moneverde)
Lunedi, 07/12/2020 - Lidia, appena ho saputo sono uscita a camminare nella pioggia, scivolando sulle foglie con le mie scarpe inadatte a questa stagione.
Ho sentito le compagne dell'Udi che hanno camminato insieme a te lungo quel laboratorio politico e quell'esperienza tra donne che troppo spesso, oggi, ci appare irripetibile.
Abbiamo condiviso il dolore, lo abbiamo nominato e proclamato. Ho ricevuto la telefonata di Luciana "Luce" Romoli tua compagna Resistente, che ha voluto raccontarmi ancora del vostro impegno nelle scuole di Roma, e delle numerose lettere dei ragazzi e delle ragazze che avete incontrato e a cui avete parlato di pace, giustizia e diritti, delle vostre marce della pace insieme. La pace centralità del tuo pensiero e chiave del tuo costante impegno a volere la guerra fuori dalla storia. Abbiamo pianto insieme.
Non credo che la morte ti abbia sorpresa Lidia, una donna come te ha sempre saputo guardare avanti e anticipare i tempi, sicuramente anche a questo avevi pensato.
Ci avevi pensato in sella a una bicicletta, mentre trasportavi armi, munizioni, tritolo e stampa clandestina insieme alle Tuscolane di Cicerone? Sicuramente. Eppure hai pedalato, non da temeraria, ma da coraggiosa che la paura l’ha vinta.
Ma che cos'è la morte Lidia? Forse una sorella istruttrice? Senza dubbio per come ti ha raggiunta, neanche lei è stata alla tua altezza,meschina.
Cosa vuoi che possa fare in confronto a te, Lidia? Forse sospenderci per istanti, frastornarci, invitarci a riordinare la tua eredità. Magari metterci in crisi!
Perché come dicevi tu la crisi, da krino in greco giudizio, è un momento in cui ci si ferma a riflettere sulle cose per cercare di dare una definizione, stabilisce delle differenze. Forse ci troveremo in quel crinale (krino) che ci informa che di qua c’è una cosa di là un’altra.
Parlavi di crisi del capitalismo, prima che il mondo conoscesse il grande cambiamento che ti ha portata via. Sempre avanti Lidia, sempre prima del manifestarsi.
Non ho ricordi di te. In un primo momento mi sono sentita in imbarazzo a scrivere. Mi sono detta "Non sei titolata per farlo, Valentina"
So che di questo pensiero e in particolare di quel “titolata”, invece, ti saresti fatta una grossa risata e mi avresti invitata a "partecipare ".
E, in effetti, non posso fare altrimenti, mi hai lasciata libera e erede.
Cosa vuoi che sia la morte Lidia, in confronto alla tua generosa eredità?
Ereditiamo tutte e tutti da te, Lidia, perché quello che ci lasci non conosce discendenza nel senso comune del termine. Non sei una capostipite, una madre, una matrona, non sei una genitrice. E a te, secondo il mio modesto parere, starebbe stretto anche quel concetto di “parentela” tanto in voga oggi nello scranno di chi pur di “star sul pezzo e al passo”, reinterpreta istantaneamente ciò che non elabora per sé e collettivamente.
Non può nulla la morte Lidia. Non può nulla sulla doppia militanza, sulla ricostruzione di un paese, sul pacifismo, sulla tua passione e conoscenza del greco e del latino e sulla ricerca dell’origine, sull’avere denunciato il potere del linguaggio che esclude consciamente le donne. Non può nulla sul rapporto e il dibattito con e in meritoalle istituzioni “fondate sull’idea astratta e neutrale della cittadinanza”, nel tuo lavoro sulle istituzioni formali e informali, sulla contrattualità, sulla elaborazione intorno all’economia politica della differenza sessuale, sull’invito a ragionare su cosa avviene ogni qualvolta che all’interno delle istituzioni (sindacati, partiti, movimenti, associazioni, chiesa) viene messo in questione il livello del potere. La tua morte non può nulla su di te che rilevavi come il nostro arrivo (quello delle donne) nel diritto moderno lo colpisce e lo stravolge nella sua caratteristica fondamentale d’esser neutro e astratto, non può nulla sul fatto di avere detto che anche Teresa D’Avila e Santa Caterina erano donne, sante non solo per straordinarie virtù (martirio, pazienza, sopportazione) ma Dottore della Chiesa anche perché intelligenti e “con un cervello che funzionava”, nulla può su quel grande tema del riconoscimento nella relazione tra donne che facciamo ancora fatica ad attuare. Nulla può la morte sul fatto che tu abbia condiviso tutto questo con altre donne.
Cosa può la morte di fronte alla tua ironia? Davanti a te che, durante un’intervista per raccontare il cammino per l’ottenimento del diritto di voto alle donne, per spiegare l’idioza del pensare necessario e conveniente solo ciò che è privato, a partire dall’etimologia, dicesti “I greci hanno inventato quasi tutto, persino il complesso di Freud!”
Sono eredità politica il pensiero, il lavoro teorico, l’elaborazione le pratiche e le azioni condivise, i tuoi numerosi scritti e interventi, una produzione diffusa e spesso lontana dalla rigidità e ottusità accademica.
“Sono convinta che una nuova strumentazione politica teorica possa muovere non da cattedre, bensì da tavole, non da scranni, bensì da incontri conviviali” (A furor di popolo!, 2012, Marea).
E infatti Lidia, non ti ho trovata nei libri di storia e nelle “formazioni” di cornice, ti ho incontrata dove c’è scuola “scholè” riposo e ozio inteso come ragionamento. Ti ho incontrata dove il femminismo è esperienza e non performance.
Io mi dichiaro tua erede e tuo numero periodico. Io che non sono tua figlia, tua nipote, tua sorella, tua discendenza e tua “generazione” ma che appartengo per scelta alla famiglia di Lidia la Generatrice.
Lidia, Generatrice a vita. Si, Lidia, hai capito bene, proprio una retta che movendosi nello spazio genera una superficie. E perdonami se oso e uso anche io l’esercizio della ricerca etimologica, anche questo è tua eredità.
Generatrice è in matematica: frazione generatrice di un numero periodico semplice o misto, cioè quel numero che espresso in notazione decimale ha una stringa finita di cifre dopo la virgola, che da un certo punto in poi si ripete all’infinito… e nella tecnica strumento che converte in energia energie di altra natura.
Generatrice femminile di generatore, che per etimologia e assonanza ci fa pensare al generare nel significato biologico di mettere al mondo, fare nascere, produrre stirpe o a quello più politico del produrre. Sarebbe limitante in uso a te ed è bastato guardarlo al genere femminile per risignificarlo simbolicamente e per farmi affermare che siamo in tante e tanti tuoi numeri periodici, semplici o misti, con un lascito che si ripeterà all’infinito.
Lidia, non ci ha fatto nulla questo 7 Dicembre 2020. Non può nulla su una Generatrice. (video)
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