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Aprile 2011 - La città delle donne/Il tormento dell’anima/Violenza, la vita ‘prima’ e ‘dopo’/ECONOMIA DEL DONO E SOCIETA’ DI PACE

Mercoledi, 08/06/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2011

La città delle donne

“Se ci fosse l’abitudine di mandare le bambine a scuola e di insegnare loro con metodo le scienze, come si fa con i maschi, imparerebbero e capirebbero le difficoltà di tutte le arti e le scienze quanto loro”. C’è in questa affermazione tutta la personalità di Christine de Pizan che, tra la fine del ‘300 e i primi decenni del ‘400, compone una vasta serie di opere poetiche e trattati non solo per il piacere di scrivere ma per necessità: deve venderle per mantenere la famiglia rimasta senza risorse dopo la morte del marito. La sua “occasione”? Aver avuto un padre che, noncurante delle convenzioni sociali, l’avviò allo studio, insegnandole a filare e tessere non lana ma idee, riflessioni, cultura.

Ancora la storia di una donna che, con concretezza e spirito pratico, non cede davanti alle difficoltà, anzi mette al servizio dell’anello debole della catena sociale, le donne, il suo sapere.

Il saggio di Tommasina Soraci ripercorre la vita di Christine, vissuta alla corte di Francia ma italiana di origine, mettendone in luce tutta la forza e la determinazione, rese ancor più apprezzabili se inquadrate in un preciso contesto storico, dominato da una diffusa misoginia e da una non latente diffidenza nei confronti di una donna che sa intervenire nel dibattito culturale della sua epoca.

Scrittrice, curatrice, editrice delle sue opere, Christine, partendo dalla sua esperienza personale, vuole fornire alle donne le armi con cui raggiungere la consapevolezza di se stesse e della loro dignità. Figura anomala per il suo tempo, in cui le voci femminili si odono attraverso i discorsi degli uomini o, al massimo, come gridi isolati, Christine colpisce e affascina anche oggi per l’attualità del suo pensiero.

Nell’opera che può essere considerata la summa della sua riflessione, La cité des Dames, non c’è aspetto che riguardi le donne, di qualsiasi condizione, che non venga preso in esame, con una voce che dalla sua epoca giunge nitida fino a noi.

Scrive Tiziana Bartolini, nella prefazione: “Chissà che sconcerto provocava quella musica rock suonata nelle plumbee mura medievali abituate a ben altre flautate melodie. Il fragore è giunto sino a noi recando con sé un doppio messaggio: la cultura è un valore universale e di riscatto, il cammino delle donne è sempre controcorrente e vale la pena di essere percorso e sostenuto”.



Tommasina Soraci

Christine de Pizan (1364-1430)

Una città delle donne di ieri e di oggi

Ed EraNuova, pagg 76, Euro 8,00








Il tormento dell’anima

E sono creta che muta, i versi del poeta Giovanni Pennisi aprono e chiudono e danno il titolo al romanzo d’esordio di Mavie Parisi, vincitore della quarta edizione di ‘Pensieri d’inchiostro’. Biologa, con un curriculum da ricercatrice negli States, Mavie Parisi sceglie la scuola italiana diventando docente di Scienze matematiche alla secondaria di primo grado a Catania. Dichiara che al primo posto per lei c'è la scrittura, per vivere meglio. È la storia di Kita Narea, brillante gallerista, che ama, soffre e rischia la vita per la solitudine in cui sprofonda dopo l'abbandono del marito. L’elaborazione del lutto sarà un percorso difficile. Nonostante la sua vita sia ricca e piena di interessi è duro affrontarne una nuova senza il compagno e padre dei figli. Scopre la chat, una dimensione umana disperata di solitudini e infelicità quotidiane. Comincia la sua ricerca cieca di qualcuno con cui colmare il deserto emotivo in cui piomba il suo animo. Intreccia due relazioni con uomini che sembrano placare il suo tormento, ma solo apparentemente. Il vuoto prende il sopravvento. Affoga il suo disagio nell’alcol. La partenza dei figli col padre acuisce il suo dolore, risvegliandole la coscienza. Capirà che l’incontro con gli uomini è solo nel corpo. L’anima rimane tormentata e sola. L’illusione fugace di domare la sua inquietudine la mette in crisi. L’abisso in cui precipita le restituisce la speranza e la vita: se stessa, i figli e il lavoro.

Mirella Mascellino



Mavie Parisi

E sono creta che muta

Ed PerroneLab, pp.323 Euro 18,00






Violenza, la vita ‘prima’ e ‘dopo’

La giornalista Chiara Lico ha appena dato alle stampe Cioccolato e pistacchio, un romanzo duro e realistico che racconta, passo dopo passo, il ritmo di una vita che non riparte più dopo aver subito una violenza. Abbiamo incontrato l’autrice per capire la genesi della storia. “Ho seguito per il mio lavoro di cronista tutta una serie di stupri che tre anni fa hanno macchiato Roma (lo stupro Reggiani, la Caffarella, Andersen…). Molte di quelle storie mi hanno lavorato dentro e mi hanno portato a riflettere su che tipo di vita è dopo quella delle donne che hanno subito una violenza”.

Il suo romanzo è drammaticamente attuale…

Purtroppo sì, lo dimostrano i fatti di cronaca recente e i dati: che mettono paura, visto che una donna su tre, secondo l’Istat, ha subito una violenza non necessariamente fisica. Specifico anche che i personaggi del mio romanzo sono inventati, ma i fatti che vivono sono, al contrario, assolutamente realistici.



Alessandra, la protagonista, ha un carattere segnato da alcune forti reazioni: dispetti, piccoli soprusi che rivolge agli altri…


Dovevo trovare un modo, narrativo, per dare corpo e vita agli effetti collaterali di una violenza subita. Dovevo rendere per iscritto un’idea: che indietro non si torna. E che se il male ti è entrato dentro, da qualche parte devi farlo uscire. Questo è il torto massimo che una violenza porta con sé , che dal fisico arriva all’anima.



Alessandra incontra Mihela, una donna rumena arrivata in Italia per trovare il Paradiso e che invece si ritrova sulla strada…

È un’altra vita spezzata, che si regge in piedi a fatica. Dall’incontro tra le due potrebbe nascere un futuro diverso, perché solo chi sa il dolore può capire chi lo prova…



In testa al suo romanzo c’è un riferimento alla Medea di Euripide..c’è una luce in fondo al buio?

Il riferimento a Medea c’è perché la luce in fondo al buio è il coraggio che bisogna darsi da soli. E ce la fa solo chi lo trova in sé.



Le istituzioni non ce la fanno a risarcire?


No, perché al di là delle promesse elettorali o dei centri di primo intervento, non abbiamo a disposizione gli strumenti di sicurezza o di tutela necessari a risarcire chi ha subito uno dei torti maggiori che la sorte possa riservare.



Chiara Lico

Cioccolato e pistacchio

Ed Alacràn, pagg 143, Euro 14,00




ECONOMIA DEL DONO E SOCIETA’ DI PACE



Dall’8 al 10 aprile (Collegno, Villa 5) si svolge l’incontro nazionale “Economia del dono e Società di Pace” per iniziativa delle associazioni culturali Laima e Villa 5 e della Libreria Editrice Psiche 2. L’evento è promosso e realizzato da donne, ma desidera coinvolgere uomini e donne di qualsiasi orientamento sessuale, politico e religioso. “Economia del dono. Teoria e Pratica” è il tema della conferenza dell’ospite d’onore Genevieve Vaughan, ricercatrice americana e teorica di un sistema economico basato sulla logica materna del dono. “Nelle Società di Pace, che fondano la loro esistenza sull’economia del dono, le donne hanno un ruolo determinante e sono esempi di una collettività egualitaria in cui non esiste lo stupro, né altre forme di violenza su donne e bambini, né tantomeno la guerra” sostengono le organizzatrici, che hanno l’obiettivo di realizzare a Torino, nel 2012, una Conferenza Internazionale sulle Società di Pace invitando rappresentanti di società matrifocali presenti sul pianeta insieme a studiose/i di questi temi per discutere e immaginare un mondo più equilibrato per tutte/i. I seminari in programma sono multi-disciplinari: dalla decrescita, alla spiritualità, dalla danza alla salute del corpo, fino allo studio dei popoli mediterranei pre-patriarcali.

Informazioni nel sito www.laima.it.





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