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Libertà di stampa, potere ‘maschio’ e donne - Tiziana Bartolini

Libertà di stampa, potere ‘maschio’ e donne - Tiziana Bartolini

Berlusconi denuncia l'Unità, o meglio le donne de l'Unità. La smisurata sete di potere di un uomo, come tanti

Giovedi, 03/09/2009 -
Non è un caso che la citazione in giudizio inviata al quotidiano l’Unità riguardi tutte donne che, direttora in testa, alla 'colpa' di fare il loro mestiere aggiungono di farlo anche 'in quanto donne'. Il genere femminile, secondo l'attuale interpretazione del potere, o è sottomesso (in tutti i sensi) o non è. Anzi, non può essere. Quante volte abbiamo sentito direttamente dalla voce del Presidente del Consiglio offese rivolte alle giornaliste che gli facevano domande nel corso delle conferenze stampa? Siamo solidali con le colleghe de l'Unità anche come donne e chiediamo che nella manifestazione del 19 'il femminile' dell'Italia che reagisce alle intimidazioni e allo strapotere maschile e maschilista sia vivo e riconoscibile. E‘ arrivato il momento di un protagonismo delle donne ancorato a capisaldi irrinunciabili per una democrazia moderna. La violazione dell’articolo 21 è uno dei tanti strappi che il centrodestra italiano sta facendo alla Costituzione. Il più grave, forse, e molto pericoloso perchè all’interno di una strategia tesa ad erodere l’idea stessa di democrazia. Sappiamo che nelle società in cui sono posti limiti alle libertà degli individui le prime e maggiori vittime sono le donne e i loro diritti, che poi sono diritti umani. Alle donne questo governo sta minando la possibilità di scegliere sulla maternità - tentando incursioni sulla 194 e contestando l’utilizzo della RU 486 - e insidia la loro autonomia economica, considerato che al già alto numero di disoccupate, inoccupate e sottopagate si aggiungono le insegnanti e le operatrici lasciate a casa dalla riforma Gelmini. E si sa che nella scuola lavorano per lo più figure femminili.

Quello che colpisce della citazione in giudizio de l’Unità - a parte la scelta strategica della sede civile invece che penale – è puntare ad ottenere soldi. E tanti. Così tanti da decretare, in caso l’Unità perdesse la causa, la chiusura del giornale. E’ questo il futuro che il centrodestra immagina per il nostro Paese? Un posto in cui conta solo chi ha TANTI soldi, in cui il metro di tutto e di tutti è il danaro, non importa come lo si è accumulato.

Ancora una volta, in questo scenario, le donne sarebbero perdenti e condannate al ‘velismo’ senza appello. Infatti nemmeno alla signora Lario, seppure in forza della sua posizione economica e anche di moglie e madre, è stato permesso di rivolgere liberamente e impunemente accuse pesanti a Lui e al di Lui potere.

Quando finirà questa spirale montante di gesti e parole violenti? Come e a danno di chi finirà? Il punto non è 'riporre le armi' come si invoca, ma capire quale battaglia (o forse è una guerra) si sta combattendo e da che parte stare, non CON CHI stare.

Aspettiamo di sentire voci di destra – di donne e di uomini – che, oltre o insieme a Fini, smettano di difendere l’indifendibile e spieghino quale Costituzione, quale economia, quali libertà vogliono per tutti/tutte noi senza troppi balletti, arzigogoli e giochi delle parti in commedia.

Aspettiamo voci di sinistra - di donne e di uomini – chiudere le polemiche, prendere decisioni chiare e fare proposte organiche e sostenibili sulla laicità, sui tagli da fare e su quelli da non fare, sulla ricerca e sulla scuola pubblica, sull’etica di politici e amministratori e sulla corruzione, su ciò che deve rimanere pubblico in questo Paese e su quello che si vuole privatizzare. Forse il tempo delle mediazioni ad oltranza è finito, forse è ora di contrapporre agli attacchi mediatici e sostanziali la forza delle idee.



Tiziana Bartolini




L'EDITORIALE DI CONCITA DE GREGORIO 3 settembre 2009

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