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Libertà di stampa, l’Italia scende al 77esimo posto

Libertà di stampa, l’Italia scende al 77esimo posto

Secondo l’indagine di Reporters sans frontières, la Penisola perde quattro posizioni rispetto allo scorso anno. Per classificarsi dopo l'Armenia e il Nicaragua.

Mercoledi, 18/05/2016 -
Anabel Flores Salazar era una cronista di giudiziaria nello stato di Veracruz. È stata assassinata dopo essere stata rapita nella sua abitazione da un gruppo di uomini armati. Così il Messico si conferma uno dei paesi più pericolosi al mondo per i giornalisti. Dal 2010 sono almeno 17 gli operatori dell’informazione uccisi. In Angola, Sedrick de Carvalo e Domingo da Cruz sono stati arrestati e incriminati per cospirazione criminale e atti preparatori di ribellione. Condannati rispettivamente a quattro anni e mezzo e a otto anni e mezzo di carcere, i giornalisti facevano parte di un gruppo di giovani attivisti pacifici che organizzavano gruppi di lettura per discutere di libertà e democrazia.



In Egitto Mahmoud Abu Zeid, fotogiornalista, è in carcere da quasi tre anni. Aveva scattato fotografie degli scontri tra le forze di polizia e un sit-in in un quartiere del Cairo. Torturato, è attualmente sotto processo per imputazioni che potrebbero portarlo alla condanna a morte. Khadija Ismayilova sta scontando una condanna a sette anni e mezzo di carcere. È una giornalista d’inchiesta pluripremiata, autrice di articoli sulla corruzione dell’Azerbaigian, compresa la famiglia del presidente. Prima dell’arresto, è stata minacciata e ricattata.



Sono questi alcuni dei nove casi su cui Amnesty International, in occasione di una campagna sulla libertà di stampa, ha deciso di puntare i riflettori. «In ogni parte del mondo, giornalisti sono arrestati arbitrariamente, imprigionati, torturati e sottoposti a ulteriori violazioni dei diritti umani. Vengono incarcerati o persino uccisi per avere rivolto domande che mettono in imbarazzo chi è al potere o per avere assunto una posizione che non coincide con quella ufficiale», ha dichiarato Anna Neistat, Alta direttrice per la ricerca. «I nove messi in luce da Amnesty International fanno parte di centinaia di casi che meritano di essere indagati in modo trasparente affinché i responsabili delle violazioni dei diritti umani nei loro confronti siano chiamati a risponderne e i giornalisti possano svolgere il loro lavoro senza timore di subire rappresaglie», ha aggiunto.



A sottolineare la drammaticità della situazione è anche Reporters sans frontières. Nell’ultimo rapporto sulla libertà di stampa stilato dalla ong, su 180 paesi l’Italia scende al 77esimo posto, dopo il Nicaragua, la Moldavia e l’Armenia. All’interno dell’Unione Europea, peggio solo Cipro, la Bulgaria e la Grecia. La graduatoria, sottolinea Rsf, rivela «l’intensità degli attacchi di Stati, ideologie e interessi privati contro l’indipendenza. Il livello di violenza contro i giornalisti è allarmante». La Finlandia è il paese in cui si trovano le migliori condizioni di lavoro per i giornalisti mentre gli ultimi posti della classifica spettano al Turkmenistan, la Corea del Nord e l’Eritrea.



Sempre secondo il rapporto sono 110 i giornalisti uccisi nel mondo nel 2015. Tra i paesi più pericolosi ci sono Iraq (11 morti), Siria (10 morti) e Yemen (10 morti).

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