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Libertà dellE coscienzE

Libertà dellE coscienzE

Conversazione con Mina Welby - "La libertà di coscienza non può essere imposta ad altri"

Bartolini Tiziana Lunedi, 21/09/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2009

“E’una brutta legge per come è scritta, poco leggibile e in alcune parti anche contraddittoria”. Mina Welby, impegnata nella campagna dei Radicali per la raccolta delle volontà di fine vita e depositate presso i Comuni o i Municipi insieme a molte associazioni che sostengono questa iniziativa, ci ha espresso il suo parere sul testo in discussione in Parlamento e su quali sono i punti irrinunciabili che una buona legge sul testamento etico deve contenere. “La parte più delicata è quella che riguarda la nutrizione artificiale, che è chiamata ‘sostegno vitale’. Questa definizione non è condivisibile perchè allora bisognerebbe fare altrettanto anche per la respirazione artificiale o per la dialisi. La nutrizione artificiale, invece, è una vera e propria terapia che il dottore somministra e che è tenuto a controllare e gestire al pari di qualsiasi medicina. Paragonare quegli intrugli al pane e all’acqua è sbagliato perchè ciò che viene messo nella sacca sono medicinali, che cambiano da persona a persona. Dire poi che la nutrizione artificiale dia sollievo alla sofferenza è una bugia perchè più si è sofferenti meno si ha voglia di mangiare. Anche quando abbiamo un banale raffreddore l’appetito diminuisce, figurarsi con patologie e patimenti più gravi. Un aspetto importante è la durata del testamento etico. Bene aver evitato il notaio e aver indicato nel medico di famiglia l’interlocutore adeguato, ma perchè costringere le persone a rinnovare periodicamente le loro volontà? Riflettiamo un attimo: anche quando si fa testamento la legge non chiede di rinnovarlo. Una volta firmato è valido e rimane tale finché non si decide di modificare quella decisione. Poiché non c’è dubbio che prima di firmare una così importante dichiarazione di volontà si rifletta molto e approfonditamente, non mi pare abbia senso costringere le persone a tornare periodicamente sulla decisione. A meno che, appunto, non si decida di cambiare idea. Ma in quel caso si saprebbe di dover modificare quanto dichiarato in precedenza. Una parte delicata riguarda il rapporto del paziente con il medico, regolato dalla volontà del paziente. Il medico, infatti, prescrive le cure che il malato vuole fare, non impone la sua volontà. Se una persona soffre di claustrofobia e si rifiuta di fare una TAC, il medico non può obbligarla. Poiché è così quando possiamo esprimerci per quale motivo non è possibile esprimere tale volontà per iscritto per il momento in cui non dovessimo essere nelle condizioni di farlo? Tra l’altro i medici, con cui parlo spesso, nei casi in cui devono prendere decisioni pesanti sono confortati se trovano le volontà espresse ed evitano il rischio di essere denunciati per aver desistito da ulteriori terapie oppure insistito troppo nelle cure”. La questione di fondo su cui si gioca la decisione finale è il concetto di libertà. Che significa per Mina Welby lasciare alle persone la libertà di decidere? “Lasciare la libertà alla persona è la cosa più giusta che si possa fare. Ognuno di noi nasce con la sua coscienza, poi crescendo acquisisce valori nella scuola, nella società e nella famiglia. Quei sistemi valoriali devono essere rispettati. Così come la libertà di coscienza non può essere imposta ad altri, la mia coscienza e la mia morale non possono essere imposte ad altri. I parlamentari, quando sono seduti su quei banchi, dovrebbero riflettere su questo. Loro devono regolamentare e dare la possibilità di scelta alle persone, nel rispetto delle singole coscienze. Se non arriveremo ad avere leggi che lasciano la possibilità di autoregolamentarsi, significa che siamo ancora lontani da una democrazia matura”.



(21 settembre 2009)

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