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Lezioni di vita dal palcoscenico

Lezioni di vita dal palcoscenico

Torino/ omaggio a Harold Pinter - "Uno dei più raffinati e sensibili intellettuali del nostro tempo..."

Mirella Caveggia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2006

La sua vita è stata il teatro e il teatro la sua vita. Harold Pinter, il più grande autore drammatico del nostro tempo, affaticato e indebolito dal male che lo ha aggredito, ha espresso da un palcoscenico un ringraziamento per questi doni che rendono preziosi i suoi giorni. Siamo al Carignano di Torino, la città che con il sostegno della Fondazione del suo Teatro Stabile ha ospitato la X Edizione del Premio Europa per il Teatro, il più alto riconoscimento europeo assegnato alla creazione teatrale. Quando il settancinquenne scrittore inglese, insignito l’ottobre scorso del Premio Nobel per la Letteratura, entra in scena con passo lento, appoggiato ad un bastone, è accolto da un’ondata di applausi. È sincera l’emozione del pubblico che si trova all’improvviso davanti uno dei più raffinati e sensibili intellettuali del nostro tempo, il grande drammaturgo, il regista, il poeta, lo sceneggiatore. Sfiorato anche lui dalla commozione, il festeggiato solleva e fà oscillare il bastone per salutare il pubblico e gli addetti ai lavori - artisti, critici, docenti, direttori di teatri e di festival - venuti da tutto il mondo per testimoniare l’impareggiabile contributo dato da Pinter alla drammaturgia moderna. Sono arrivati per un convegno su di lui lungo tre giorni, per assistere alla prima mondiale del suo ultimo lavoro The New World Order e per ascoltare l’antologia di frammenti luminosissimi della sua scrittura teatrale, letteraria e poetica, interpretati da un drappello di attori - fra i quali Jeremy Iron interprete del film da lui sceneggiato La donna del tenente francese – tutti straordinari nel mettere in piena luce la tecnica linguistica, il filo di umorismo delizioso, la profondità di analisi psicanalitica e sociale, la fusione pinteriana fra l’assurdo, il farsesco e il tragico. Ma è vivo anche il desiderio di ascoltare il colloquio pubblico dello scrittore con il suo biografo e critico del Guardian Michael Billington .
Il cinema ha rappresentato negli anni Cinquanta il primo impegno artistico di Harold Pinter, che ha sceneggiato film memorabili soprattutto con Losey e che si è anche misurato con la recitazione; ma la bellezza della sua invenzione letteraria si esprime nelle opere teatrali, ben 29, rappresentate in tutto il mondo. La stanza, Il compleanno, II calapranzi, No Man’s Land, Ritorno a casa, Ceneri alle ceneri, Anniversario. Sono drammi dall’azione rarefatta, quasi inesistente, in cui la tragicità si addensa intorno a personaggi sfumati nei contorni, chiusi in loro stessi, inchiodati in un contesto di isolamento, assediati da inquietudini interne e da indefinite minacce esterne. Dal loro dire, apparentemente banale, quotidiano e senza costrutto, interrotto da pause e da silenzi, trapelano drammi esistenziali ma anche il male del nostro tempo e la responsabilità di una società irrimediabilmente infetta. Di questa condizione ha parlato nel teatro torinese pubblicamente Harold Pinter, dei tempi in cui siamo affondati, tempi attraversati dall’apatia, diffusa fra i media, caratterizzati dall’impotenza che investe la gente, segnati dalle colpe di politici che spandono menzogne e depistaggi, che si macchiano con la tortura o le bombe sui civili o assumono atteggiamenti di acquiescenza davanti a questi orrori. E non è esente da colpe la sua Gran Bretagna, che non dà certo prova di essere grande. Sono denunce vibranti, senza alleggerimenti, né giustificazioni, formulate con una bella voce profonda e incrinata dalla fatica. Mette i brividi la franchezza del premiato quando esprime la sua critica implacabile ai tempi difficili che stiamo vivendo, i suoi giudizi taglienti sull’inamovibile stupidità del mondo, sulle prepotenze e gli arbitri, e lascia sgomenti la confessione dei suoi fatti privati, come l’inquietudine davanti alla malattia e all’esperienza della morte che lo ha sfiorato quando in ospedale, poco prima dell’attribuzione del Nobel, ha sentito il respiro mancare e allentarsi il suo solido legame con la vita. Ma Harold Pinter, anche se la malattia lo rende più fragile, è un uomo forte ed energico, lucido e attento, capace di trovare negli affetti familiari la sua serenità e aliti di vita vivificante nella poesia e nel teatro, l’espressione d’arte più antica che non cesserà mai di offrire la sensazione irrepetibile del contatto diretto e immediato fra l’attore e il pubblico.
(2 aprile 2006)


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