60° Anniversario Costituzione / Oggi? - "in un luogo che dovrebbe essere il tempio della democrazia e della civiltà..."
Giuliana Dal Pozzo Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2008
Sulla mensola del caminetto di mio nonno c’era il mezzo busto di un signore pettinato “all’Umberto” e con una cravatta risorgimentale. “Un grande italiano – borbottava laconico il nonno – un uomo politico, da prendere come esempio”. Il mezzobusto di Filippo Turati, nel pallore del gesso sembrava contento di meritare le lodi dai viventi e di essere considerato un modello di vita, anche se da vero gentiluomo si limitava a un mezzo sorriso.
Ma chi sono quei suoi posteri che nell’anno di grazia 2008 dai banchi dell’opposizione al Senato, in un luogo che dovrebbe essere il tempio della democrazia e della civiltà, stanno urlando per la caduta del governo di centrosinistra?
Gridano, si sbracciano, le vene del collo gonfie, i vestiti scomposti, le voci rauche. Un senatore, con le mani tutte unte si ficca fette di mortadella in bocca. Un altro ha la testa fradicia di spumante, un terzo infine si rivolge a un collega chiamandolo familiarmente “pezzo di m…”e “vecchio frocio”.
Questi i gentiluomini del nostro tempo, chiamati onorevoli. Ma saremmo ingiusti se non riconoscessimo che il primato della volgarità spetta spesso alle donne, precisamente a quelle della destra. Alcune sono eccezionali portabandiera di tutto il peggio che si può dare in politica e come donne.
Memorabile il match che si svolse nel salotto televisivo di “Porta a porta” fra Alessandra Mussolini e Katia Bellillo entrambe onorevoli. Pestate, calcioni, tirate di capelli, mentre l’esterrefatto Vespa faceva da arbitro e tentava di separare le due contendenti.
Ma le più dotate non hanno sempre bisogno di una spalla, e possono esibirsi brillantemente come soliste. Come insegna Daniela Santanchè con il suo stile inconfondibile. A un gruppo di giovani manifestanti davanti al Parlamento apparve come un’Erinni, uscendo infuriata dal portone del Palazzo. Non serviva, secondo lei, un gesto di attenzione verso quello che i ragazzi chiedevano così vivacemente. Il gesto era un altro, il dito anulare diritto verso il cielo a significare “sai dove…?”. L’allusione, facile capirlo, era a quella parte del corpo dove non batte il sole e dove, a duo dire, avrebbe voluto assestare delle belle pedate agli immigrati per ricacciarli aldilà della frontiera. Tanto per non smentire la sua orgogliosa affermazione: “non ho mica le palle di velluto”.
Ma se durante l’anno tanto si è prodigata a fare sfoggio della sua eleganza, in campagna elettorale ha fatto di più, dando di sé un’immagine trasparente, e ha aperto il suo cuore per confidare alle folle i suoi segreti. Così un giorno, preso il coraggio a due mani ha rivelato la verità. Non su qualche trama politica, su qualche attentato anticostituzionale, ma su un tormento della sua vita privata. “Silvio insiste perché gliela dia. Però io non gliela do”. Ma si trattava di una promessa elettorale che, vista la sua mancata affermazione, lei non è tenuta ad onorare? Sarà davvero l’unica sconfitta di Silvio Vincitore? Appassionante.
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