L'Europa occidentale verso un equilibrio di genere
Europa - L’Europa vista da Strasburgo presenta luci e ombre, con situazioni diversificate rispetto all’equilibrio si genere tra Paese e Paese e tra partito e partito. Passi in avanti ce ne sono, ed è bene valorizzarli.
Marta Mariani Venerdi, 27/06/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2014
A seguito delle ultime elezioni europee, ci si può a ragione domandare se le rappresentanze politiche siano equamente distribuite - quindi bilanciate, fra uomini e donne - nei vari paesi dell'Europa Occidentale.
In linea di massima si può dire che 221 seggi europei (il 30% circa del totale) attestano la prevalenza del PPE (Partito Popolare Europeo dei Democratici-Cristiani). Appena al di sotto del PPE si trova il gruppo Socialdemocratico Progressita, con il suo 25%. Verdi, Liberali e Conservatori raggiungono, ciascuno singolarmente, circa l'8% dei consensi assoluti. Al di sotto di quest'ultima percentuale, troviamo la Sinistra Unitaria e la Sinistra Verde Nordica (con poco meno del 7%), insieme con la Sinistra della Libertà e della Democrazia - con poco più del 4%.
Si è tanto parlato della cosiddetta "ventata euroscettica" abbattutasi in alcune nazioni più decisamente che altrove. Una ventata che, effettivamente, sembra aver investito e turbato la bandiera dal cerchio di stelle.
Tenendo fermi alcuni esiti elettorali affatto signiticativi come il successo del Front National di Marine Le Pen (26%), insieme con il consenso dato all'Ump di Sarkozy (20%), o anche il risultato ottenuto da parte dei Tory di Cameron, o ancora quello degli estremisti dell'Ukip britannico (31%), possiamo tuttavia indagare se il trend del riequilibrio fra i generi sia positivo e/o diffuso nell'Ovest dell'Europa.
Inoltre, consultando lo storico dei dati pubblicato sul sito del Parlamento Europeo (http://www.risultati-elezioni2014.eu/it/election-results-2014.html), è possibile osservare la percentuali di uomini e donne per ciascun paese, in diacronia, eletta nelle precedente elezioni.
Questi dati ci consentono di rilevare alcune evidenze soprendenti. Se è vero che in Austria, Germania, Belgio, Olanda, Regno Unito e nelle due nazioni della penisola scandinava, Svezia e Finlandia, si attesta una crescita tendenziale della rappresentanza femminile (dagli anni Ottanta ad oggi), può colpire constatare che la percentuale di donne europarlamentari in un paese come il Lussemburgo sia al di sotto del 20% (dato quantitativo che fa regredire il paese, addirittura, al 1979!); o peggio, che in Irlanda poco più di una preferenza su dieci favorisce la candidatura di una donna.
La situazione della Grecia (in cui ha prevalso il partito della Sinistra Europea) è alquanto incoraggiante: dopo un brusco picco in basso al 4% di preferenze femminili in Parlamento, nel 1989, ad oggi la situazione è in ripresa, dato che la rappresentanza femminile, attualmente, supera il 30%. La stessa percentuale di donne, al contrario, può dirsi stabile da circa un ventennio per la Francia - dove evidentemente la forza politica delle donne non è così vincolata all'alternanza di colori e simboli.
Il Partido Popular e L'Alleanza Progressista sono le due coalizioni maggioritarie nello scenario spagnolo, scenario politico entro cui le donne hanno acquisito, inesorabilmente peraltro, forza e importanza dagli anni Novanta ad oggi.
Una situazione analoga la si ritrova in Portogallo, dove una coalizione Democratica di Centro ha affiancato il risultato del forte Partido Socialista.
l'Italia, infine, in questa cornice di generalizzato riequilibrio fra i due sessi, pur non smentendo la tendenza suddetta, va forse meglio rappresentata in un quadro più minuzioso e particolareggiato che consideri le singole liste.
Anzitutto, salta subito agli occhi l'assenza di rappresentanze femminili per le tre liste di: Lega Nord, NCD e SVP. Per quanto concerne Forza Italia, solo il 30% delle preferenze designa candidature femminili (4 donne su 13 eletti). Un maggiore bilanciamento fra i sessi lo si ritrova nella lista del Partito Democratico, che con 17 uomini e 14 donne registra il 45% di rappresentanza femminile. Percentuale ulteriormente accentuata per il Movimento 5 Stelle (9 donne e 8 uomini), mentre dei 3 eletti nella lista di Tsipras 2 sono donne.
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