Martedi, 09/08/2022 - Father and son è la canzone di Cat Stevens che ha fatto sognare più generazioni, le sue parole avremmo voluto dirle ai nostri padri e madri, così autoritari negli anni ’70 (data della canzone 1970 tondi tondi), tanto da fare scelte scellerate di permettere gli studi ai bambini e negarlo alle bambine. Non era una modalità rara, soprattutto al Sud, ma don Lorenzo Milani avrebbe detto che il fenomeno si radicava soprattutto nelle zone più povere di cultura e di denaro del Paese. Senza divisioni tra Nord e Sud.
Era bello pensarci con sacco a pelo in spalla e lasciare quelle case che non annaffiavano i nostri sogni. La canzone è un dialogo tra padre e figlio, tra ciò che è tradizione e di contro la rivoluzione. It’s no time to make a change just relax, take it easy, you are sill young, that’s your fault there’s so much you have to know.
Queste sono le parole del padre, che invita a rilassarsi, a non perdere la calma perché essere giovani significa bruciare le tappe per i propri sogni, per i propri talenti e le proprie aspirazioni, ma non sempre questa è la scelta giusta. Sei solo giovane, dice il padre, questa è la tua colpa.
Ma arriva subito come un vento su cime tempestose la risposta del figlio, rabbiosa ma ferma nei suoi propositi: se decido di andare io vado, e se ho tutta questa energia per cambiare tu non me la potrai spegnere mai, non te lo permetterò. It’s the same old story from the moment I could talk, I was ordered to listen
But today I know that I have to go away.
È fortemente convinto il nostro passionale ragazzo di andare via, go away, non può fermarlo nessuno, il mondo lo vede nelle sue mani e non di fronte a parole grigie del padre, un padre che non molla e dice le ultime parole del brano, che risuonano quasi come una condanna: Find a girl, settle down, if you want you can marry. Look at me I am a old man but I am Happy.
Ma la felicità è un’altra, è la capacità di scegliere, così potrebbe continuare la canzone.
Il mio caffè è finito, la clip al bar con questa bellissima musica anche, e allora non mi resta che salutavi. Alla prossima
Elena Manigrasso
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