Mi permetto di scriverLe in merito a due questioni che interessano in modo particolare l’organizzazione che rappresento, AIDOS, Associazione italiana donne per lo sviluppo, che da trenta anni lavora per i diritti, la dignità e la libertà di scelta delle donne.
La prima riguarda il Forum della cooperazione internazionale che il Suo Ministero sta organizzando a Milano il 27 e 28 settembre. Pur apprezzando l’avvio di un percorso preparatorio partecipativo, non posso non farLe notare che nella predisposizione delle “tracce di discussione” che orientano tale percorso è stato completamente dimenticato il ruolo determinante che hanno le donne per lo sviluppo dei loro paesi. Non solo manca qualsiasi riferimento al ruolo trasversale che le relazioni di genere hanno in ogni settore della cooperazione allo sviluppo ma manca anche qualsiasi riferimento al settore “Empowerment delle donne”. Questo è in aperta contraddizione con gli impegni internazionali firmati dal Governo italiano negli ultimi venti anni, con la Council Resolution on Integrating Gender Issues in Development del 20 dicembre 1995 e gli altri documenti dell’Unione Europea, inclusa la recente Strategia per lo sviluppo approvata dal Consiglio lo scorso mese.
Dal punto di vista della partecipazione l’unica possibilità a nostra disposizione per contribuire alla consultazione prevedeva l’invio di una nota di non più di 3000 caratteri entro il 30 giugno. Abbiamo ritenuto tale modalità offensiva per una tematica così importante e ci siamo rifiutate di inviare un contributo “irrisorio” che sarebbe servito solo ad inserire la parola “donne e sviluppo” o “genere” all’interno di un documento di cui non si sa nulla e che sarà approvato da un Forum al quale non siamo state invitate.
Nel 1987 ci eravamo impegnate per l’approvazione della legge 49 che istituiva un Ufficio per la promozione del ruolo della donna nei Paesi in via di sviluppo. Nel corso degli anni e dei vari governi l’Ufficio si è trasformato in “Donne, bambini e portatori di handicap” per poi sparire del tutto, nonostante il resto della legge sia rimasta in vigore. Nel 2010 abbiamo dato un contributo alle Linee guida per l’uguaglianza di genere e empowerment delle donne, approvate dal Comitato Direzionale, documento comprensivo, anche se rimasto fino ad ora lettera morta vista la carenza dei finanziamenti italiani alla Cooperazione internazionale
La seconda questione che ci sta a cuore è l’assenza del Governo italiano da una serie di incontri a livello di Nazioni Unite e Summit organizzati da agenzie per la cooperazione di altri paesi. In particolare mi riferisco alla UN Commission on Population and Development, alla quale ha partecipato solo una funzionaria della Delegazione di New York e al Summit on Family Planning che avrà luogo il prossimo 11 luglio a Londra, organizzato dall’Agenzia britannica per lo sviluppo internazionale, DFID, e dalla Bill and Melinda Gates Foundation, con il sostengo tecnico del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA) e il contributo di centinaia di ONG soprattutto dei paesi in via di sviluppo. Il Summit al quale parteciperà il Primo Ministro britannico e altri Governanti, si propone di lanciare un’iniziativa per rendere accessibili i servizi per la contraccezione per il 2020 a 120 milioni di donne, circa il 50% dei 222 milioni che non ne possono usufruire.
A tutt’oggi ci risulta che non è prevista alcuna partecipazione da parte del Governo italiano. Vorremmo ricordarLe che questa è un’occasione mancata perché l’Italia vanta un’eccellenza in questo settore: l’approccio integrato/olistico alla salute sessuale e riproduttiva dei consultori familiari, istituiti in Italia nel 1976 e che hanno funzionato molto bene in varie regioni del nostro paese. Alcune ONG, in primis AIDOS, hanno portato con successo questo modello in diversi paesi del Sud del mondo adattando le metodologie di intervento alle culture locali. La contraccezione, unita ad altri servizi sanitari per la salute sessuale e riproduttiva, improntati sulla qualità e continuità della cura, tenendo conto dei diritti umani, è l’unico strumento valido per contrastare l’aborto clandestino che miete più di 70.000 vittime l’anno, soprattutto nel paesi africani, e che per ogni vittima lascia altre 20 donne con gravi patologie. I preservativi maschili e femminili sono inoltre non solo un metodo contraccettivo ma anche il mezzo più efficace per arrestare la pandemia dell’Hiv/Aids.
L’Italia ha leggi avanzate in questa materia e dovrebbe quindi sostenere i paesi più poveri a sviluppare politiche e sistemi sanitari idonei per i bisogni reali della popolazione e in particolar modo delle donne.
Le chiediamo quindi se il Governo italiano parteciperà al Summit, da chi sarà rappresentato e se intende dare un contributo finanziario al programma che sarà varato. Se invece il Governo italiano non fosse stato invitato al Summit, temiamo che questo significhi che la Comunità internazionale non lo ritiene autonomo e indipendente in questo settore, alla stregua di paesi come Malta.
In attesa di una Sua cortese risposta, La ringraziamo per l’attenzione e Le inviamo i più distinti saluti.
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