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Lettera collettiva a Denise, figlia di Lea Garofalo

Lettera collettiva a Denise, figlia di Lea Garofalo

L'incontro del 6 novembre organizzato da NOIDONNE e Noi Rete Donne si è concluso con una lettera a Denise, figlia di Lea Garofalo. Il resoconto dell'iniziativa

Lunedi, 21/10/2013 - NOIDONNE e Noi Rete Donne nell’ambito del ciclo ‘Corruzione e illegalità. Il NO delle donne’

hanno organizzato


PAROLE E AZIONI DI DONNE CONTRO LE MAFIE

Mercoledì 6 novembre 2013 ore 16.00. Roma, Via di S. Pantaleo, 66 - c/o PEGASO, Università Telematica, con inteventi di:

LAURA CAPUTO, giornalista e autrice di IL CASTELLO DI SAN MICHELE (ed Leucotea)

PAOLA DI NICOLA, magistrata e autrice di LA GIUDICE (ed Ghena)

ISA FERRAGUTI, già senatrice e Presidente Cooperativa Libera Stampa (editrice di NOIDONNE)

MARIA ROSARIA LANZETTA, già sindaca di Monasterace

SONIA MECENATE, Dirigente del Ministero dell’Economia e delle Finanze

MONICA SOLDANO, giornalista e direttora di Radio Cento Passi

dialogano e conducono: Marisa Rodano, Roberta Morroni, Tiziana Bartolini, Daniela Carlà




Esiste una specificità di genere nella legalità e nella illegalità, nella mafia e nell'antimafia? Questo ed altri interrogativi si pongono all'attenzione di chi intende esaminare con la necessaria attenzione il vasto e radicato fenomeno della corruzione e della illegalità nel nostro Paese. Nella specifica dimensione della criminalità organizzata emerge il ruolo, e talvolta il protagonismo, delle donne, ed emergono anche straordinarie figure di testimoni di giustizia. Il caso di Lea Garofalo è diventato un emblema, ma altre donne hanno pagato con la vita o con l’emarginazione la scelta di opporsi al sistema criminale e al contesto sociale e familiare. Nella narrazione pubblica, rispetto al ruolo delle donne nella criminalità organizzata, si è passati dal dato pittoresco all'assegnazione di un ruolo di manovratrici diaboliche. Vi sono, quindi, le condizioni per discutere ed approfondire il senso e la realtà di una specificità di genere nel contrasto alla illegalità e nella pratica della illegalità che sostanzi in modo specifico un dato politico. Su questi aspetti intende riflettere questo incontro, iniziativa che prosegue il percorso di approfondimenti avviato nel 2012 dal titolo: ‘Illegalità e corruzione. Il NO delle donne’.

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Resoconto dell'incontro del 6 novembre 2013


Noi sentiamo Lea Garofalo Madre Universale per aver avuto cura del bene collettivo”. Questo è un passaggio della lettera collettiva - destinata alla donna testimone di giustizia barbaramente uccisa dalla ‘ndrangheta nel 2007 - con cui si è concluso l’incontro di Roma (6 novembre) “Parole e azioni di donne contro le mafie”, il terzo organizzato dal periodico ‘NOIDONNE’ e dall’associazione Noi Rete Donne nell’ambito del ciclo ‘Corruzione e illegalità. Il NO delle donne’ iniziato nel 2012 e che il prossimo 27 novembre sarà a Milano (ore 14,30) presso l’Università degli Studi di Milano per iniziativa di Marilisa D’Amico.

Se dalla lettura dei quotidiani e dalle trasmissioni TV riceviamo quasi sempre l’immagine di un paese connotato soltanto da illegalità e malversazione, esiste un’Italia diversa nella quale sono diffuse associazioni, reti, aggregazioni, scuole che, con le loro iniziative, quotidianamente combattono malcostume e corruzione; in esse hanno sovente un ruolo maggioritario e dirigente le donne, che si configurano perciò come una risorsa straordinaria per uscire dall’attuale degrado” ha osservato, aprendo i lavori Marisa Rodano, che ha ricordato, ad esempio, il Seminario svoltosi a Viareggio nel settembre scorso, ad iniziativa della Scuola estiva di Alta formazione diretta da Magda Tomei su “Economia sommersa, economia criminale e crescita delle diseguaglianze” o la presenza di Maria Falcone al dibattito promosso dalla Diocesi di Senigallia su “Educare alla legalità”.

Sia questa ricchezza di iniziative che il protagonismo femminile sono emersi con chiarezza dalle presenze al Convegno e dalla discussione che vi si è svolta. Un dibattito non formale e ricco di testimonianze autentiche e di grande spessore derivanti dalle competenze professionali e umane delle relatrici.

Esiste una specificità di genere nella criminalità organizzata ed esiste una specificità anche nel loro contrasto” ha sottolineato Daniela Carlà, di Noi Rete Donne. “È un dato di fatto che le donne delinquono meno, ma non perché sono stupide (come sosteneva Lombroso) ma perché (è quello che noi pensiamo) sono intelligenti, portatrici di competenze e di valori. Non è un caso che sul fronte del contrasto alle mafie ci sono tante donne sindaco, magistrate o giornaliste, portatrici di valori complessivi e anche di una competenza specifica. Vogliamo far emergere la bellezza e la gioia della legalità, e si potrebbe ipotizzare di arrivare alla convocazione di ‘Stati Generali’ delle donne sulla legalità per coordinare e mettere in rete le molteplici loro iniziative”.

“Dobbiamo valorizzare il ruolo delle donne fuori da una rappresentazione retorica che le vorrebbe incorniciare come migliori a prescindere, ma senza dimenticare che le donne che combattono le mafie rischiano di perdere la vita ma anche i loro affetti familiari”. Così Tiziana Bartolini, direttora di ‘NOIDONNE’ ha introdotto le due scrittrici presenti al convegno, Laura Caputo e Paola Di Nicola, spiegando “l’importanza di comprendere la complessità che le varie modalità di contrasto alle mafie richiedono e come si inserisce lo specifico femminile per valorizzare i comportamenti, le competenze e anche un’idea diversa di come stare nelle professioni e nella società: un protagonismo femminile che è in grado di superare gli steccati delle questioni di genere sia per la maturità raggiunta sia perché c’è bisogno di parole nuove, di mettere insieme saperi antichi e nuovi per creare commistioni virtuose e miscellanee che creino nuovi sguardi e punti di vista. Da questo obiettivo è nata l’idea non di presentare i libri, ma di invitare le autrici a dialogare, partendo dai contenuti e dalle motivazioni che le hanno sollecitate a scriverli.”

Particolarmente denso il racconto dell’esperienza di Paola Di Nicola, autrice di ‘La giudice’, e magistrata che interrogando i camorristi si rende conto di non essere riconosciuta nella veste dell’istituzione che rappresenta; oppure sulla forza che le viene dall’incontro con le carcerate a Poggio Reale, mogli o madri di ‘quei’ camorristi.

Laura Caputo nel suo romanzo ‘Il Castello di San Michele’ ha descritto la realtà della camorra dopo averla conosciuta da vicino a Ottaviano, e della posizione delle donne in quel contesto culturale, ad un tempo vittime e privilegiate, perché riconosciute e omaggiate proprio in quel ruolo.

In qualità ormai di ex-sindaca di Monasterace, Maria Rosaria Lanzetta ha spiegato di essersi dimessa non tanto per le pressioni malavitose quanto per la mancanza di sostegno della sua Giunta nel contrasto all’illegalità. La direttora di Radio Cento Passi, Monica Soldano, giornalista precaria e con la ‘schiena molto dritta’ supporta la ri-nascita a Palermo della radio fondata per denunciare la criminalità da Peppino Impastato, che fu ucciso dalla mafia nel 1978. Sonia Mecenate, dirigente della Pubblica Amministrazione, ha denunciato come la vigente legge anticorruzione sia complessa e di difficile applicazione. Isa Ferraguti, già senatrice e Consigliera di Parità, ha narrato la sua esperienza di responsabile, per conto della Sindaca del tempo di Torre Annunziata (Ersilia Salvato), dello smaltimento dei rifiuti. “Le reti delle donne stanno cambiando il mondo - ha osservato nel suo saluto, Alessandra Schettino dell’Università Telematica Pegaso - perché lavorano per prossimità ed evitano le logiche del potere”.



Un incontro forte sul piano emotivo e denso nei contenuti, il cui senso - oltre al calore umano suscitato – è stato quello di creare un dialogo con donne protagoniste di una quotidiana riscossa civica che hanno diritto (oltre che, forse, bisogno) di non sentirsi sole.L'incontro si è concluso con la firma collettiva di una lettera destinata a Denise, figlia di Lea Garofalo. Lettera firmata:

www.noidonne.org/files/allegati/Denise_firme.pdf


 



Cara Denise

    Siamo donne (ma anche uomini) riunite per un incontro pubblico a Roma dal titolo ‘Parole e azioni di donne contro le mafie’ (è il terzo incontro di un ciclo iniziato nel 2012 sul tema Corruzione e illegalità. Il NO delle donne per iniziativa di NOIDONNE, un giornale storico delle donne italiane e di un’associazione Noi Rete Donne). Un incontro con scrittrici, giornaliste e politiche in cui abbiamo voluto riflettere, insieme, sulle donne impegnate nella difesa della legalità e su quelle che vivono nella illegalità, sulle donne che contrastano le mafie e su quelle che le alimentano.

    Sì, un incontro al femminile, anche se non precluso agli uomini. Perché le donne, oggi in Italia, sono protagoniste del bene e del male. Perché pensiamo che le donne convinte che la legalità sia l’unica strada percorribile a vantaggio della civiltà e dei diritti di tutti e tutte debbano dialogare confrontando idee, esperienze e bisogni espressi dalla società civile, e debbano stringere alleanze forti che possano contrastare la cultura dell’illegalità e della corruzione. 

   Siamo consapevoli che è una battaglia durissima perché l’idea che il rispetto delle leggi sia un fastidio e non un bene comune è radicata profondamente e ha contaminato parte del tessuto della nostra società. Ma sappiamo anche che tante sono le persone che reagiscono e non si rassegnano. Sappiamo anche che contrapporsi alla forza pregnante dell’anti-stato in certe situazioni è un gesto molto più che coraggioso, richiede eroismo. È una scelta definitiva che non consente ripensamenti e che implica rotture traumatiche anche dei rapporti familiari. 


    È stata la scelta di tua madre, donna che ammiriamo e di fronte alla quale ci inchiniamo con immenso rispetto. Non sappiamo cosa abbia patito nel suo intimo, ben prima che gli aguzzini la raggiungessero e la violassero brutalmente. Possiamo immaginare la sofferenza di una testimone di giustizia che ha vissuto in solitudine e privatamente l’impatto violento di un percorso che, al contrario, meritava l’attenzione e la condivisione della società tutta.

    Perché il rifiuto di Lea Garofalo è stato certo dell’oppressione del sistema malavitoso e familiare, ma è stata anche una scelta Politica, nel senso più alto del termine. Lea ha pensato a te, ha voluto interrompere una trasmissione di morte salvaguardando il bene più importante per una madre: la figlia, i figli. L’essenza della vita che è generata.

    Ma noi sentiamo e pensiamo Lea come madre di tutte e tutti coloro che hanno a cuore il progresso e la democrazia. Noi sentiamo Lea Garofalo Madre Universale per aver avuto cura del bene collettivo e anche dei/delle nostri/e figlie/e. Questo nostro dolore è civico e umano, è un grido di donne che riconoscono la grandezza di un gesto pubblico. Il nostro dolore non è paragonabile al tuo, intimo e non profanabile.
Ci tenevamo a farti giungere questi pensieri, cara Denise, per rappresentarti una vicinanza sincera di donne che non conosci personalmente ma che vogliono legarsi a te con un filo saldo di calda amicizia. Giustamente vivi sotto protezione e non sappiamo come sono le tue giornate. Non conosciamo i tuoi sogni di giovane e le tue aspirazioni. Non sappiamo cosa possiamo fare per aiutarti, se hai bisogno di aiuto. Sappiamo che siamo disponibili ad accogliere e soddisfare tue eventuali richieste.

    Prendi queste parole, intanto, come un pensiero affettuoso e al di fuori di ogni inutile retorica. Una cosa possiamo offrirtela, se vuoi e quando vorrai, possiamo ospitare su NOIDONNE tuoi scritti, riflessioni o pensieri che vorrai affidare alla stampa e alla lettura di tante altre persone. Sarebbe un modo per te di mantenere il filo di un discorso in nome e nel ricordo di Lea Garofalo, ma anche pensarti come una donna che sta costruendo il suo futuro partendo dall’amore grande della sua mamma. Un sentimento cui ci uniamo come donne che vogliono condividere con te la convinzione che un mondo migliore è possibile. Insieme.

 Roma, 6 novembre 2013

... seguono firme....

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