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Lettera aperta - L’arte non è un campo innocente.  Nessun* tocchi il Fallo/Fabre.

Lettera aperta - L’arte non è un campo innocente. Nessun* tocchi il Fallo/Fabre.

Alcune note su violenza, sessismo e lavoro artistico.

Lunedi, 23/12/2019 - Lettera aperta

Nel settembre 2018, il coreografo Jan Fabre è stato pubblicamente accusato da 20 sue/suoi ex collaboratrici/tori della Compagnia Troubleyn di usare un comportamento ricattatorio e violento, con gradienti di intensità diversi, non di rado sfociati in abusi sessuali, molestie, meccanismi di ricatto, e sempre rivolti verso donne. In Belgio, paese che finanzia diffusamente la ricerca e le arti live, si è aperta una discussione anche sul sistema produttivo complessivo e sul sessismo circolante. In Italia, invece, si è colta l’occasione – nonostante la difficile situazione del mondo artistico – per produrre Fabre, farlo circuitare e infine consacrarlo assegnando un premio UBU al protagonista di un suo lavoro (non discutendo il merito dell’attore, notiamo che sarebbe stato possibile premiarlo attraverso altri lavori con cui è stato in scena quest’anno). Diversi critici teatrali (maschi, bianchi, cisgender) hanno speso fior di energie per difendere il coreografo a priori e spiegare con una certa aggressività che chi solleva la questione assume un atteggiamento di censura.

In Belgio, le/i danzatrici/performer che sono arrivat* a denunciare, l’hanno fatto costruendo un percorso collettivo, che non ha fatto del caso di Troubleyn un’eccezione, ma ha messo in relazione le molestie sessuali con i salari bassi, con il sessismo e con l’abuso di potere nei luoghi di produzione. Una visione sistemica che condividiamo.

Ci interessa – come performer, lavoratori/trici dell’arte, artist* posizionati politicamente – prendere parola su questo caso per affrontare alcune questioni che segnano il nostro fare e il nostro sistema di relazioni. Innanzitutto, il nesso tra violenza, sessismo e precarietà lavorativa. In Italia, la mancanza di welfare per le/i lavoratori/trici dello spettacolo aggrava una situazione sempre più difficile, in cui vengono tagliati fondi ai festival, ai teatri, alle compagnie e alle/gli artist* che svolgono un lavoro più di ricerca. Questa precarietà economica ci rende più vulnerabili, e più espost* nelle relazioni professionali.
Uno dei temi che è sul tavolo riguarda proprio i rapporti di potere: esistono rapporti di lavoro simmetrici all’interno del variegato mondo della produzione culturale teatrale? Sono simmetrici i rapporti tra curatori/trici e artist*? Tra programmatori/trici e artist*? Tra programmatori/trici e critic*? Quelli tra artist* e critic*? Quelli tra regist* e performers, danzatori, danzatrici?
O potremmo dire altrimenti: chi è sistemicamente fragile? Chi è ricattabile? Chi può dirsi liber* da legami di potere che condizionano la libertà con cui si prende parola nella sfera pubblica?

I toni con cui si omaggia “è un grande artista”, e in virtù dei quali si giustifica Fabre – appellandosi a un generico garantismo – ripropongono la figura patriarcale dell’artista-genio: ci sembra un discorso obsoleto, conservatore e fuori dal tempo. Vorremmo smontare un argomento insidioso, e rompere la retorica secondo cui porre il problema equivale a fare censura. L’unica censura è quella che omette la violenza, che non riconosce le parole dei soggetti che la violenza la subiscono e la denunciano. La questione non è valutare le opere, ma valutare le pratiche e le forme di relazione. Il problema non è de Sade che descrive atti sessuali violenti o i film di Annie Sprinkle o di Bruce La Bruce dove si scopa. Noi non censuriamo, mettiamo i nostri corpi in scena, parliamo di sessualità e desiderio, mettiamo in discussione i binarismi m/f, ci esponiamo con tutta la pelle. La questione non è la censura, la questione è cancellare dal discorso le pratiche e gli atti ritualizzati della violenza, dati per acquisiti e irrinunciabili. È davvero necessario fare violenza per creare? Davvero non si possono creare lavori di qualità altrimenti? Ci sembra solo un modo per romanticizzare la violenza. La qualifica di artista non può essere un sigillo di privilegio, non può autorizzare a pratiche di potere in cambio della qualità del prodotto: è tempo di aprire un discorso su come il privilegio si produce e si riproduce anche nelle pratiche culturali.

I discorsi che si agitano attorno alla questione-Fabre ci riguardano perchè parlano di economie, rapporti di potere, sistemi produttivi, rappresentazioni egemoniche, modalità e ambiguità del lavoro artistico.
È forse curioso osservare come sulla questione Fabre si sentano particolarmente chiamati in causa i critici teatrali – maschi, bianchi, cis: è un caso? Perchè empatizzano più con Fabre che con chi denuncia? Far traballare collettivamente l'autorità patriarcale potrebbe (dovrebbe) essere riconosciuta come pratica, se non liberatoria, quantomeno di attrito e riscatto dalla maschilità tossica, per tutt*. E invece no. Chiedersi perchè è allo stesso tempo domanda retorica e invito ad affacciarsi con sguardo sistemico al panorama culturale italiano nel quale siamo inserit*.

L’arte – la pratiche artistiche, il fare culturale – per noi non è uno spazio neutro nè innocente. Non è una zona di privilegio nè di eccezionalità: è fatto di precarietà, lavoro non pagato, egemonie politiche e culturali, relazioni asimmetriche, di modalità competitive, verticiste, patriarcali, narcisiste ed eteronormate. Non è separato dal mondo, ma interconnesso. È dunque per noi uno spazio anche di conflitto, dove mettere in discussione l’esistente e tentare altro. Come artist* donne*/queer/trans/frocie/lesbiche/non binari*/…. conosciamo benissimo la violenza – sottile o esplicita – che si esercita sui nostri corpi, dentro e fuori gli spazi artistici, e anche sulle nostre parole quando prendiamo parola, silenziandoci. Non c’è bisogno di arrivare a una sentenza di tribunale e non invochiamo azioni giustizialiste: il richiamo al garantismo è dunque fuori luogo, perchè ciò che vogliamo segnalare è l’intreccio delle relazioni sociali, la maschilità tossica, la costruzione di subalternità, la violenza che nutre la famiglia e le relazioni tra sessi. Non accettiamo lezioni su quello che accade sui nostri corpi, non accettiamo di assistere al silenziamento e all’invisibilizzazione, diretta e indiretta, di chi sceglie di denunciare la violenza. Vogliamo scoperchiare quei meccanismi sistemici che continuano, indisturbati, ad alimentare le tecniche della violenza, della precarietà, della tossicità. Vi invitiamo a mettervi in ascolto. Altrimenti spostatevi.


Cristina Rizzo / Leonardo Delogu / Chiara Bersani / Valerio Sirna / Ilenia Caleo / Silvia Calderoni / Giorgia Ohanesian Nardin / Dalila D’Amico / Tania Garribba / Eva Geatti / Marco D’Agostin / F. De Isabella / Mara Oscar Cassiani / Daniela Nicolò / Enrico Casagrande/ Silvia Albanese / Sara Leghissa / Silvia Gallerano / Max Simonetto / Maddalena Fragnito / Martina Ruggeri / Erika Z.Galli / Marina Donatone / Laura Gemini

e (in via d'aggiornamento qui https://www.facebook.com/ilcampoinnocente/posts/110062007166453 )

Annamaria Ajmone / Roberta Da Soller / Stefania Prandi / Fabio Acca / Barbara Boninsegna / Attilio Nicoli Cristiani / Virginia Somadossi / Paolo Vanoli / Laura Verga / Mariagiulia Serantoni / Francesca Romana Di Santo / Paola Stella Minni / Giulia Traversi / Stefano Tomassini / Gaia Grosso / rho / Sonia Bettucci / Marta Cuscunà / Stefania Alos Pedretti / Antonella Questa / Paola Bianchi / Andrea D’Arsiè / Beatrice Boschiero / Costanza Nani / Luisa Merloni / Federica Timeto / Umberto Zanette / Marzia Avallone / Mauro Danesi / Marco Mazzoni / Giacomo Arrigoni / Chiara Caimmi / Massimo Carozzi / Clara De Pin / Anna Basti / Francesca Coin / Cinzia Spanò / Lisa Gilardino / Alessandro Sciarroni / Francesco Tola / Yari Stilo / Claudia Borgia / Robert Floor / Gaia Ginevra Giorgi / Giovanni Ghidellini / Chiara Palumbo / Gerardo Lamattina / Francesca Corona / Marta Zannoner / PierGiuseppe di Tanno / Fabrizio Modonese Palumbo / Martina Corsi / Daniele Ninarello / Ariela Maggi / Giulia Manili / Ottavia Perrone / Enrico Gullo / Benedetta Cappon / Margherita Manwant Scarano Apolito / Anna Consolati / Flavia Zaganelli / Salvo Lombardo / Marco Baldari / Maziar Firouzi / Ilaria Mancia / Giulia Paoli / Cristina Parisi / Melissa Melpignano Sophora Riff / Aida Talliente / Giulia Manili / Marco Intraia / Alex Paniz / Alessia de Francesco / Maristella Tanzi / Roberta Colacino / Martina Franziska Bacher / Martina Saulle / Gianmaria Borzillo / Giovanni Boccia Artieri / Daniele Drago / Laura Gemini / Lucia Violetta Gasti / Martina Delprete / Est Coulon / Silvia Gribaudi / Jenny Viola / Martina Rota / Giovanfrancesco Giannini / Camilla Pin Montagna / Daria Greco / Martina Delprete / Anna Grigiante / Serena Olcuire / Lucia Mauri / Francesca Morello RYF / Giulia Pizzimenti / Federica Giardini / Matteo Rinaldini / Michael Scerbo / Silvia Garbuggino / Gabriele Valerio / Silvia Mazzavillani / Giuseppe Vincent Garbuggino / Matilde Neri / Paola Lai / Sara Sguotti / Valentina Acca / Francesca Puopolo / Annalisa Sacchi / Susanna La Polla De Giovanni / Angela Burico / Alessandra D’elia / Anna Serlenga / Ornella Luppi / Marco Rogante / Alessandra Grieco / Michela Rosa / Camilla Monga / Giulia Guiducci / Federica Rocchi / Donatella Ventimiglia / Agata Tomsic / Davide Sacco / Irene Rossi / Marco Rossi / Fabrizio Cassanelli / Valentina Medda / Eva Neklyaeva / Paola Lai / Anita Bartolini / Valentina Sechi / Tony Allotta / Marta Gilmore / Armando Iovino / Marinella Melegari / Luce Santambrogio / Valentina Zappa / Leonardo Schifino / Tiziana De Stefano / Elettra Stamboulis / Natasha Buono / Marta Olivieri / Elio Bon / Francesca Mazza / Elena Sgarbossa / Simona Brighetti / Loup Des Steppes / Luca Brinchi / Charlie G Fennel / Mariarosa Lamanna / Elisa Pol / Giulia Fasola / Rossi Roberta / Valerie Tameu / Giulia Zulian / Domenico Ingenito / Silvia Leone / Monica Faggiani / Alessandra Calì / Alessandra Falca / Emiliano Dominici / Jacopo Jenna / Giuseppe Maria Martino / Fabio Novembrini / Bruno Camargo / Annalisa Macagnino / Francesca Pennini / Olimpia Russo / Silvia Gussoni / Silvia Torri / Elisa Bartolucci/ Giorgio Andriani/ Francesca Giuliani/

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