Martedi, 12/06/2012 - Lettera aperta alle donne dell'UDI
Non ho l'autorevolezza né l'esperienza di molte di voi ma ho passione politica e passione per la politica delle donne e per le donne.
Ho ri-conosciuto l'UDI con il Congresso tenutosi a Bologna nell'ottobre 2011, un impatto forte, un momento drammatico, che troppi strascichi ha portato dietro di sé in questi mesi che ci separano da esso e dall'Assemblea di dicembre, eppure non è venuto meno il mio desiderio di tornare ad impegnarmi attivamente a fianco delle 'donne in Italia', sia pur con tutti i limiti che la vita di ognuna di noi ci mette davanti.
Sono un'iscritta UDI come tante, che in questi mesi ha cercato di dare il suo contributo ad un'Associazione che sente viva e presente nell'Italia di oggi, dopo che molte cose sono successe nel nostro Paese, un'Associazione che può dare ancora molte risposte.
Risposte alle donne che attendono una legge equa sulla rappresentanza e una legge che garantisca giustizia contro il femminicidio, alle donne che vogliono sia loro garantito il diritto di ricorrere all'interruzione volontaria di gravidanza, alle tante donne che non riescono ad immaginare un futuro, qualunque esso sia, oggi in Italia.
Siamo alla vigilia della prossima Assemblea nazionale e vorrei trovare queste risposte assieme a tutte le donne che hanno scelto l'UDI come il luogo della loro partecipazione, che vi si sono riconosciute nelle diverse fasi della sua storia e anche con quelle che oggi non si sentono più rappresentate, non c'è dissenso che possa impedirci di lavorare assieme, non abbiamo più tempo per parlare d'altro che non sia politica di fronte all'urgenza dei problemi che dobbiamo affrontare perché siamo tutte dalla stessa parte, conduciamo tutte una stessa identica battaglia, spingiamo tutte nella stessa direzione per portare finalmente il nostro Paese ad un livello accettabile di civiltà. É dalle differenze e dai contrasti che nasce il cammino comune, ed è comune, nostro e di tutte le donne che guardano all'UDI come punto di riferimento.
Sarebbe una responsabilità troppo grande rinunciare a percorrerlo, responsabililtà che le donne non meritano.
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