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Lettera aperta al sommo Pontefice Benedetto XVI

Lettera aperta al sommo Pontefice Benedetto XVI

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Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2007

Alla vigilia dell'8 marzo, giornata universalmente dedicata alle donne, durante l'udienza nella Sala Nervi nel Suo discorso ha omesso qualsiasi riferimento alle condizioni di vita delle donne in Italia e nel mondo. Con disagio osserviamo che non c'è stato un cenno alle sofferenze che le donne patiscono in aggiunta a quelle che già le guerre e la fame impongono a miliardi di persone. A milioni di donne è negato il diritto ad un'esistenza dignitosa, all'istruzione, al lavoro, alla maternità. Sono le violenze subite in quanto donne. Stupri, mutilazioni sessuali, lapidazioni, matrimoni combinati, riduzione in schiavitù e costrizione alla prostituzione sono violenze sessuate che le donne subiscono anche per mano di uomini che dovrebbero essere loro compagni di vita. Spesso tali innominabili violenze sono perpetrate in base a leggi tribali o di clan secondo un relativismo culturale sul quale sarebbe importante Lei si esprimesse.
E' proprio nelle mura domestiche, luogo simbolo di tutela e di affetti, che avviene la maggior parte delle violenze sulle donne, come documentato dalle fonti più varie nazionali ed internazionali. Anche in Italia la violenza, che a volte arriva al “femminicidio“, raramente è denunciata perché spesso avviene in famiglia. E' una vera e propria guerra dichiarata alle donne e praticata dagli uomini con la forza fisica o con l'inganno delle tradizioni. Allora perché, Sua Santità, non condanna questi comportamenti e non rivolge un appello specifico agli uomini, esortandoli a rispettare le donne e a riflettere sulle cause di tanta brutalità?
Tutti i giorni la Chiesa ripropone richiami sul valore della famiglia e sulla necessità di tutelarla come caposaldo della società. Ci domandiamo perché a questi appelli Lei non aggiunga anche raccomandazioni su che cosa la politica e tutta la struttura sociale debba fare in concreto affinché questo avvenga.
La maternità, considerata nel lavoro al pari di una malattia e nella società un fatto privato, è vissuta dalle donne in solitudine e come un dilemma, aggravato dalla precarietà delle condizioni lavorative.
Le donne da anni chiedono che la maternità, che ogni bambino che nasce, sia un evento che la società mette al centro delle sue attenzioni, proprio per quella sacralità della vita cui la Chiesa richiama continuamente. La Sua voce, una Sua parola in questa direzione aiuterebbe a far si che la famiglia, non a parole ma in concreto, fosse tutelata, rispettata, valorizzata.

Tiziana Bartolini, Isa Ferraguti, Costanza Fanelli, Rosa M. Amorevole, Bruna Baldassarre, Graziella Bertani, Cristina Carpinelli, Alida Castelli, Mirella Caveggia, Rossella Ciani, Giancarla Codrignani, Elisabetta Colla, Viola Conti, Giuliana Dal Pozzo, Renata Frammartino, Stefania Friggeri, Emanuela Irace, Maristella Lippolis, Anna Lizzi Custodi, Natalia Maramotti, Raffaella Mauceri, Cristina Melchiorri, Gianna Morselli, Donatella Orioli, Alessandra Pennello, Elena Ribet, Daniela Ricci, Laura Salsi
(03 aprile 2007)

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