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Lettera aperta a Emma Marcegaglia - Casa Internazionale Donne di Roma *

Lettera aperta a Emma Marcegaglia - Casa Internazionale Donne di Roma *

Costanza Fanelli, Presidente della Casa Internazionale delle Donne di Roma, invia una lettera aperta alla Presidente di Confindustria e chiede un confronto sui temi del lavoro per le donne

Venerdi, 01/10/2010 - Alla c. a. di Emma Marcegaglia

Presidente della Confindustria





Gentile Presidente,



in un paese che brilla per la bassissima percentuale di donne nei posti di responsabilità a tutti livelli e in ogni settore (economico, politico, istituzionale) la Sua presenza a guida della principale organizzazione di rappresentanza delle imprese è un fatto indubbiamente molto importante.

In Italia assistiamo non ad un avanzamento della presenza delle donne ai diversi livelli della società, del mondo del lavoro, delle istituzioni ma ad un arretramento generalizzato che rischia di fare tornare indietro tutto il paese, dal momento che oramai è noto che il maggiore protagonismo delle donne e la loro valorizzazione hanno portato sempre ad un miglioramento complessivo degli assetti sociali ed economici dei paesi.

Anche grazie alla nostra appartenenza alla Comunità e alle Istituzioni europee abbiamo negli anni passati costruito obiettivi e percorsi importanti che dovevano portare a cambiamenti di fondo: nella struttura occupazionale, nella distribuzione delle donne nei diversi campi non solo economici e produttivi ma anche sul terreno delle attività scientifiche, culturali, sociali. Le statistiche e le ricerche, oltreché la esperienza quotidiana, ci restituiscono invece un Paese che non è riuscito a vincere questa grande scommessa che andava fatta sulla “risorsa donna”.

In particolare quattro sono i terreni su cui non si è riusciti a modificare la situazione: il raggiungimento dei tassi di occupazione femminile che l’Europa si era data e che in altri paesi invece è una realtà consolidata; un adeguamento significativo della presenza delle donne nei livelli di responsabilità e di rappresentanza; un cambiamento della situazione di riequilibrio delle responsabilità familiari tra uomo e donne; lo sviluppo di adeguati servizi.

Come altri paesi europei hanno dimostrato questi elementi sono tutti indispensabili per produrre un cambiamento e un avanzamento generalizzato così come sono fondamentali anche per affrontare in modo serio e non demagogico la questione della crisi demografica e della natalità che colpisce anche il nostro paese, soprattutto in alcune aree. Altri paesi hanno dimostrato che più le donne sono presenti stabilmente nel mercato del lavoro, più tranquillamente si fanno figli e più la società investe sul benessere delle persone e delle famiglie. Azioni forti per l’occupazione delle donne e per rendere effettiva la conciliazione tra lavoro e famiglia, sono la condizione di tutto questo.

Il nostro paese è oggi arrivato ad un punto così basso che siamo in molte a chiedersi: cosa fare per pensare di rimettere in moto e al centro delle decisioni pubbliche tali questioni? Come riprendere l’iniziativa?

Noi riteniamo che su questi temi, oltre alle istituzioni ai diversi livelli, il mondo del lavoro e delle imprese possano dare un importante contributo. Esperienze di altri paesi dimostrano che le imprese migliori e più avanzate sono quelle che sanno anche valorizzare di più le donne nei diversi ruoli. Ma anche che l’adozione di politiche di flessibilità, che vanno incontro alle esigenze che nascono dai periodi di maggiori carichi e responsabilità familiari, favoriscono e non diminuiscono l’apporto e la qualità del lavoro delle donne e degli uomini. Così come è oramai dimostrato che una diversa distribuzione delle responsabilità familiari tra uomo e donna anche attraverso un paritario accesso e uso dei congedi parentali e di altre forme di flessibilità legate ad esigenze familiari, migliora la qualità complessiva della coesione sociale. In Italia c’è una legge che va in questa direzione, la legge 53, una legge a nostro avviso da potenziare e adeguare, che ha trovato una limitata applicazione, anche per il debole impegno del mondo delle imprese in questa direzione, oltreché per gli scarsi investimenti in risorse che sono stati previsti in questi anni.

Le chiediamo, a partire dal Suo ruolo e dalla autorevolezza che indubbiamente caratterizza la Sua azione in questa fase difficile per il Paese, di farsi portatrice e promotrice di una iniziativa forte, rivolta al mondo delle imprese, del lavoro, delle istituzioni, della scuola e della formazione, che possa interpretare legittime aspettative di tante donne, a nostro avviso non adeguatamente rappresentate.

Ci piacerebbe su questo aprire un confronto aperto che guardi realmente al futuro di questo Paese e delle donne e uomini che vivono in esso.



In attesa di una risposta, Le inviamo i più cordiali saluti





* Costanza Fanelli,

Presidente della Casa Internazionale delle Donne, Roma

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