Una questione più ampia - "Mi pare che si tenti indirettamente di scaricare su qualcun altro responsabilità che attengono esclusivamente alla sfera socio-economica e politica"
Alessia Affinito Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2007
Gentili prime Firmatarie dell'appello a Benedetto XVI,
Tiziana Bartolini, Isa Ferraguti, Costanza Fanelli, Rosa M. Amorevole,Bruna Baldassarre, Graziella Bertani, Cristina Carpinelli, Alida Castelli,Mirella Capeggia, Rossella Ciani, Giancarla Codrignani, Elisabetta Colla,Viola Conti , Giuliana Dal Pozzo, Renata Frammartino, Stefania Friggeri,Emanuela Irace, Maristella Lippolis, Anna Lizzi Custodi, Natalia Marmotti,Raffaella Mauceri, Cristina Melchiorri, Gianna Morselli, Donatella Orioli,Alessandra Pennello, Elena Ribet, Daniela Ricci, Laura Salsi
ho letto con attenzione la Vostra lettera aperta, e la condivido relativamente alle urgenze che solleva e all'analisi che contiene. Tuttavia,a me pare che si tenti indirettamente di scaricare su qualcun altro responsabilità che invece attengono esclusivamente alla sfera socio-economica, e segnatamente a quella politica. Capisco bene che laVostra richiesta venga fatta alla luce degli interventi del Pontefice, chedi recente sono spesso riferiti alla famiglia, ma è necessario distinguereprecise responsabilità e doveri.
Il problema del precariato lavorativo, della disoccupazione - specie perle giovani donne -, della subordinazione femminile nei luoghi di lavoro,unita al disconoscimento dei propri meriti, è realtà talmente concreta dadover essere affrontata, e con urgenza, da chi può davvero disporre di mezzie strumenti, anche legislativi, per intervenire in questi ambiti. In altritermini, non è certo al Papa che spetta di fare qualcosa in questo senso.
Per quanto riguarda le «raccomandazioni» richieste a quest'ultimo inmerito a «che cosa la politica e tutta la struttura sociale debba fare inconcreto affinché questo avvenga», faccio notare che a tal fine ci sonopersone appositamente elette dal popolo, che percepiscono retribuzioniaffatto trascurabili, esattamente per trovare soluzioni ai problemistrutturali e generali di una collettività, di cui le donne con le lorodifficoltà fanno parte a pieno titolo.
Se invece il Vostro discorso è riferito più genericamente alla condannadella violenza, o ad un atteggiamento di favore verso la maternità, possodire che non di rado si ritrovano tali riferimenti in discorsi, omelie oudienze.
Con ciò, vorrei precisare che in nessun modo sto minimizzando lanecessaria attenzione che la situazione che esponete nell'appello richiede.Semplicemente affermo che si tratta di responsabilità e competenzespettanti - nello specifico - ad altre persone, il cui lacunoso lavoro nonpuò essere "compensato" in nessun modo, né da questo né da altri pontefici.
Se poi si vuole indirettamente suggerire che il Papa intervenga solo sualcune questioni trascurandone altre, mi dispiace pensarla diversamente manegli appelli ogni volta leggo urgenze più che concrete, reali e in alcunmodo pretestuose. In questo modo non credo di stare difendendo nessuno, madi attenermi semplicemente a ciò che vedo e sento, tentando per come mi èpossibile di ascoltare chiunque senza pregiudizi.
Se poi ancora - ma non mi pare sia il Vostro caso - si annidassenell'appello una velata polemica assai vecchia sull'atteggiamento dellaChiesa verso le donne, per quanto mi riguarda mi basta aver letto di recentel'omelia di padre Raniero Cantalamessa nel giorno che la Chiesa cattolicacelebra come Venerdì santo, per mettere da parte ogni tipo di sospetto. Adun certo punto è detto: «Dopo tante ere che hanno preso il nome dall'uomo[.] c'è da augurarsi che si apra finalmente, per l'umanità, un'era delladonna. [.] Da ogni parte emerge l'esigenza di fare più spazio alla donna» (6aprile 2007). Assai di rado ho riscontrato altrove un simile atteggiamentodi apertura.
A voi chiedo invece, in conclusione e proprio alla luce della Vostrarichiesta, che cosa proporre oggi a coloro - magari giovani - che in certicasi vedono ancora un aborto come "unica soluzione". A voi chiedo che cosarispondere alle molteplici forme di discriminazione in ambito lavorativo traragazzi e ragazze, a parità di formazione, votazione e titolo di studio.Oppure, che cosa rispondere a donne messe davanti all'alternativa tra unaconvivenza - per la quale si esigono tutele e garanzie - o la porta.
E' prima di tutto su questi temi che si gioca il futuro delle donne,almeno nella nostra società occidentale - senza mai dimenticare coloro chenon ne fanno parte - prima di attendere che un uomo, e per giunta di Chiesa,faccia quello che tocca ad uno Stato laico.
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