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Lettera alle donne invisibili

Lettera alle donne invisibili

Idee -

Iori Catia Lunedi, 14/06/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2010

Storia di una giornata trascorsa a Piazza Affari, in Borsa Italiana. I commenti degli astanti passato lo stress dell’imminente lancio di quotazione, sono per le poche, asciutte donne in tailleur nero che voleggiano imperturbabili tra listini e comunicati. Le uniche due ad attrarre l’attenzione di due illustri uomini d’affari sono due donne segaligne, dall’aspetto puntuto e arcigno, rossetto ostentato e sigaretta tra le labbra che incrociano le gambe ossute e nervose. Non so chi siano ma è certo che “hanno le palle” come dice uno di loro. Quella di sinistra, accenna l’energumeno, è un vero uomo. Denaro, guerra, caccia agli investitori sono affari maschili. Una sconcertante logica addita l’affinità nella prevalenza maschile, al punto di ignorare la differenza nella condizione femminile. Differenza enorme, come quella che separa una donna manager italiana o americana da una donna afgana o saudita: donne prigioniere, che non possono decidere di sé, della propria stessa visibilità, e donne libere di disporre di sé, cioè del proprio corpo e della propria gonna. Ma è l’Iran - temo - il vero banco di prova del rapporto fra islam e modernità. Il regime degli ayatollah ha riportato il paese indietro di secoli, ha rinnegato la sua storia e ha rimesso sottochiave le sue donne: donne libere di cultura, viaggi, abiti metropolitani, come a Teheran, o di tradizione popolare, come fra qashqai e altre genti di villaggi che non avevano mai conosciuto l’impaccio del chador. Oggi le donne iraniane hanno trasformato via via la separatezza loro imposta in separatismo coltivato e orgoglioso. Nei loro mondi a parte, si sono guadagnate l’istruzione, giornali fatti da loro per loro, responsabilità politiche delegate, partite di calcio giocate da donne per un pubblico di sole donne: e intanto rosicchiavano lo spazio dei bastonatori. Non ho visto un film che consiglierei a tutti: Kandahar. Ho visto però il viso della Niloufar sua protagonista e ho sentito anche lei abbinare Bush e Bin Laden “ambedue fascisti”. Mi ha colpito che si racconti una storia di sorelle: Antigone che sempre ritorna. Fra le sue mille letture, Antigone può confermare l’idea della contesa tra uomini, e della pietosa estraneità femminile. Ma qui non è questione di fratelli fratricidi e insepolti. Qui c’è un’Antigone scampata in Canada e un’Ismene prigioniera a Kabul. No?



(14 giugno 2010)

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