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Lettera a una giudice: da donna a donne

Lettera a una giudice: da donna a donne

Siamo donne di un qualsiasi paese del mondo che credono fermamente nella giustizia. Donne in fermento

Domenica, 22/11/2020 - Cara giudice di un qualsiasi tribunale di giustizia,
siamo donne di un qualsiasi paese del mondo che credono fermamente nella giustizia, lo diciamo spesso all'avvocata del CAV, non perché siamo motivate da sentimentalismo. Assolutamente no. Partiamo dall'idea che la giustizia sia una concezione seria che deve essere ben radicata all'interno delle istituzioni.
Se come cittadine abbiamo fatto il nostro dovere, abbiamo rispettato le leggi, abbiamo condiviso le nostre potenzialità con la comunità in cui viviamo, ed è giusto restituire perché se abbiamo alimentato i nostri doni è grazie alla società in cui viviamo che ci ha dato pane e scuola; se siamo vissute così con questi doveri di donna madre sposa cittadina, se tutto questo è vero abbiamo anche il diritto di avere giustizia.
Lo esigiamo signor giudice.
Lo esigiamo guardando negli occhi chi ci ha maltrattato per anni, in luoghi diversi, uomini con professioni diverse ma con la stessa modalità di trattamento: la stessa cattiveria di genere. Come si può essere gasati, tranquilli, felici, sprezzanti anche in tribunale, se sei causa dell'infelicità degli altri?
Come può essere possibile?
Finché ci saranno poveri, miserabili, donne maltrattate nessuno dovrebbe dichiararsi a cuor leggero felice.
Il ricorso al giudice per tutte noi è un voler ristabilire e risanare diritti violati. Anche se i maltrattanti si presentano arroganti in tribunale permettendosi di intimorire la compagna che ha denunciato, sia durante le udienze che prima. Per questo non bisogna mai spingere la donna a ritirare denunce, chi invoglia a non prendere la strada giudiziale per matrimoni con mariti maltrattanti non può vivere a cuor leggero.
Ha sbagliato lavoro. O ha accettato l'idea che in questa società è più conveniente nascere maschi. Gli altri, anzi le altre, si adeguino.
Nel Paese dove vige la teoria della giustizia limpida e trasparente questo non si dovrebbe verificare. Evidentemente la strada è ancora lunga.
Partire dalla idea che ogni persona possiede una inviolabilità fondata sulla giustizia. Una giustizia che nega sempre e comunque, in ogni situazione legittima, la perdita della libertà.

Speriamo in un cambiamento, speriamo in lei signor giudice. Una sentenza limpida contro il maltrattante è un atto pubblico, un atto politico forte, che porterà ad un mondo migliore.

Donne in Fermento, Carosino (TA)

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