Les Colleuses di “Risposta Femminista” in un film: quando vernice e collages combattono la violenza
Le protagoniste del docu-film hanno sfilato a sul tappeto rosso del Festival di Cannes portando un enorme collage con i nomi delle vittime di femminicidio
Mercoledi, 25/05/2022 - Un nuovo movimento femminista è nato in Europa e nel mondo: si tratta di “Risposta Femminista”, formato da donne che combattono la volenza di genere con una forma di street art non violenta. Innanzitutto disegnano con la vernice nera su fogli bianchi, delle lettere che compongono parole e frasi ben precise, poi cercano una superficie adatta per la strada ed incollano i fogli nella sequenza che andrà a comporre la frase desiderata, come ad esempio: “Se la violenza è sessista la risposta è femminista” oppure "Il sessismo è ovunque, lo siamo anche noi", e così via. Le città a poco a poco vengono così invase di messaggi contro il sessismo di ogni tipo.
Questa esperienza è stata oggetto di un documentario intitolato «Riposte Féministe», diretto da Simon Depardon e Marie Perennèsi, selezionato e presentato a Cannes fra le proiezioni speciali. Il documentario racconta le attività di questo movimento, l’organizzazione delle donne per costruire ed affiggere i collage in 10 città diverse nel mondo e, al tempo stesso, racconta le storie di alcune di queste donne, finite nella trappola della violenza psicologica e fisica, oppure vittime di abusi, maltrattamenti o molestie
Sul tappeto rosso di Cannes, il giorno della prima proiezione, hanno dunque sfilato molte attiviste del movimento 'Les Colleuses', alcune con il corpo dipinto da slogan, altre con un rotolo di carta lunghissimo pieno di nomi, quelli delle vittime di femminicidio. Bisogna dare atto al Festival di Cannes, ed ai francesi in generale, della grande libertà intellettuale che consente loro di portare al Festival messaggi e protagoniste/i senza pregiudizi.
In molte scene di “Risposta Femminista” si assiste alla preparazione dei collages ed alla distribuzione ed affissione per le strade: si tratta di un’attività illegale, ovviamente ma il fatto di attaccare fogli sul muro, che poi si staccheranno con la pioggia o con il tempo, è considerato elemento di minor gravità rispetto al fatto di dipingere frasi direttamente sui muri. In una scena del film si vede che la macchina della polizia accosta, qualcuno sta per scendere ma poi ci ripensa e lascia perdere.
Alcune donne raccontano come sono entrate a far parte del movimento, ad esempio per la relativa ‘facilità’ e non aggressività della proposta principale, quella dei collages. Altre si commuovono e piangono (forse una scena si sofferma un po’ troppo su questo pianto) nel sentire le storie accadute ad alcune compagne. In generale ogni città ha le sue caratteristiche e modalità di organizzazione e vi sono coinvolte donne di ogni età.
Ci sono anche forme di estremismo, nelle interviste fatte dai registi, che penalizzano in toto l’altro sesso, ma sembrano posizioni individuali e non collettive. Del resto per farsi sentire, soprattutto da chi non vuole ascoltare, talvolta bisogna creare rotture, ma anche alleanze ed accettare la solidarietà di tutti i “generi” da parte di chi è sinceramente disposto a darla.
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