Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2007
“Un intellettuale depresso che piace alle donne”. Questo è l’Amleto di Lella Costa, il pallido principe danese in lutto, avvolto da una malinconica pazzia dopo che l’amato papà è mancato due mesi prima e maman ne ha impalmato il fratello assassino con un comportamento non proprio irreprensibile. Questa volta senza terremoti vocali, cascate verbali, fiotti inarrestabili di parole, la brava attrice volteggia con le sue divagazioni nel teatro elisabettiano. Pur restituendo (complici le belle musiche di Stefano Bollani e i magnifici costumi) un’idea, un clima, rende effervescente la materia shakespeariana che “esplode o implode, questo è il problema”. Lei li fa tutti i personaggi che orbitano intorno al protagonista, figura pallida dall’eterna fascinazione: Polonio, sottosegretario tuttofare e papà di Ofelia, la vedova Gertrude, gran dama maligna e sofisticata, un certo Luciano (ma non ci sono prove che sia Moggi) e naturalmente la dolce Ofelia. Un déjà vu? Forse. Ma la singolarità di questo grandioso lavoro camaleontico sta nel fatto che l’attrice è fedelissima alla tragedia e, pur stravolgendola con i brani recitati molto bene, fa un impeccabile esercizio di stile. M.C.
(19 giugno 2007)
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