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Leggere l'albero / 4

Leggere l'albero / 4

I nostri figli / 13 - Tredicesimo appuntamento con l'interpretazione dei disegni dei bambini

Baldassarre Bruna Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2007

La storia del bambino “oggetto”, che il padre dolorosamente ci ha presentato attraverso i disegni del figlio continua con un altro disegno e i commenti ai traumi evidenziati con il disegno dell’albero.
Il trauma ricorrente è la successione di “tate” -almeno 10- tutte fuggite per problemi d’incompatibilità con la mamma del bambino, provocando nel figlio una problematica ben analizzata da Bolwby in “Una base sicura” e in “Costruzione e rottura dei legami affettivi”.
Il padre del bambino accenna, con parole affettuose, alla sua storia con la ex moglie: “era dolce e bella…”. Separazione avvenuta per la necessità di concludere un percorso adolescenziale. L’errore commesso è subito chiaro (per le insistenze di lei, che vedeva nel matrimonio la soluzione per un rapporto materno molto conflittuale), ma solo dopo la nascita del figlio avverte di non avere più la volontà, la capacità e la coscienza di crescere ancora insieme. Il trattamento psichiatrico di lei iniziato con il matrimonio, per una forte depressione, pone l’accento sulla complessità della vicenda.
Tutte le tappe traumatiche del bambino rilevate dal disegno dell’albero sono in relazione al tentativo della madre di allontanare il figlio dal padre, con stratagemmi che evidenziano un disturbo molto serio della donna.
Il disegno della famiglia del bambino in oggetto è un esempio di questa figura imponente, ma fragile, che cammina verso il passato (lato sinistro) e che tutti devono seguire, dentro una casa vuota. Il bambino è attaccato alla spalla della mamma, quasi a significare che la “sicurezza” della mamma è legata a questo rapporto fusionale con il proprio figlio e viceversa. Il bambino è quasi un oggetto fuso sul corpo della mamma (fig.1). Inoltre, c’è un personaggio aggiunto o immaginario, che rappresenta tutto ciò che il bambino non riesce a realizzare, ma vorrebbe e non può osare.
L’anteporre le proprie esigenze di persona adulta disturbata a quelle del bambino costituisce l’aspetto più grave. Molti disturbi dell’infanzia dipendono da cattive abitudini e da situazioni abusanti al livello psicologico. Nessun genitore vorrebbe deliberatamente rovinare i propri figli, ma comunque accade, e si potrebbe evitare.
Un caso frequente è nel prototipo della “mamma-vittima”, che inconsciamente si trasforma in un vero “mostro” della situazione. La complicità nei casi di abuso sessuale o di comportamento violento verso i figli da parte del padre, ne è una prova.
In questo caso, invece, abbiamo un padre che chiede disperatamente alle Istituzioni una maggiore attenzione. Fino ad ora, la sua richiesta, è stata simile all’urlo nel disegno del bambino, ma speriamo diventi presto qualcosa di differente. S’impone una maggiore attenzione ad alcune forme di abuso psicologico, molto devastante, quasi quanto quello sessuale. La violenza psicologica o fisica genera a sua volta violenza, perché si basa sulla destrutturazione dell’Io del bambino, compromettendone l’intero sviluppo evolutivo. Il rispetto del tempo è fondamentale per la tutela di un minore e il Sostituto Procuratore della Repubblica del Tribunale per i Minorenni di Roma, Simonetta Matone, nel libro “Il tribunale non risolve”, lo sottolinea attraverso l’analisi di alcuni casi dove l’impossibilità di proteggere, nonostante tutto, è inevitabile.
In questo caso auguriamo al bambino “oggetto” di essere veramente ascoltato e protetto, soprattutto dalle Istituzioni preposte.
Dall’infanzia si può sviluppare anche una società migliore, più attenta ai reali bisogni delle persone. Un’infanzia negata finisce per determinare un arresto di sviluppo, soprattutto in senso sociale.

(17 ottobre 2007)

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