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Leggere l’albero

Leggere l’albero

Tracce - Disegna il “tuo albero”, parla di te

Baldassarre Bruna Domenica, 28/03/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2010

Cara Bruna,

ti scrivo per sapere cosa leggi dal mio albero.

Sono una cinquantasette e vivo con mio figlio di 34 anni, che al momento non lavora e non ha intenzione di studiare. Dopo trenta anni di matrimonio, da circa sette anni mio marito mi ha lasciato. Abbiamo continuato a frequentarci e forse andiamo più d’accordo adesso di prima.

Il futuro mi spaventa, e così la malattia, la vecchiaia, la solitudine…

Rinella



Cara Rinella,

disegnare un albero è come farsi un autoritratto, e il tuo albero è saldo, forte, imponente. È l’albero di una donna che ha lottato e lotta con coraggio, senza rinunciare al senso artistico della vita, alla ricerca della bellezza interiore, quella bellezza che ti permette di amare anche chi non “possiedi” più… Come si può pensare di frequentare un ex compagno di vita se non è scolpito nel nostro immaginario, se non è ancora scritto e se non vive nella nostra biografia attuale? La storia delle persone scorre attraversando la vita, e la tua è come un grande fiore - la chioma del tuo albero - che deve ancora sbocciare. Stai coltivando il tuo amore come un bocciolo, ma con grande concretezza. Un ex marito che molto probabilmente tu ami ancora, e che finalmente ritrovi inseguendo quell’armonia, e quella affinità che forse hai sempre avuto, e che il peso della quotidianità ha logorato. Non ti deve spaventare una rosa che sboccia, una seconda primavera. La parte legnosa dell’albero è come avvolta in un grande batuffolo, quasi come una fragile mimosa. Il timore della realtà rende a volte impenetrabili e tendenti alla malinconia. La socievolezza e l’apertura ti riscattano dalla tendenza dall’eccessiva protezione. I tuoi traumi scritti nel tronco: un anno e mezzo, 16, 17, 49 anni. Le radici, cioè il tuo passato, sono come sostegni che sorreggono e fortificano il tronco. Sono tolte dalla terra e portate allo scoperto, come se dovessero percorrere un cammino a ritroso: un passato che non è più tale e che si ribalta per divenire un nuovo presente. È simile al cammino che hai scelto, quello di rivedere la tua vita e le tue nuove opportunità, con un tuo modello interiorizzato o reale: dipende solo da te e da una tua scelta oculata. In questa via però non c’è posto per la paura, perché sciuperebbe le tue opportunità, perché prenderebbe il posto di un sentire non vero, non appartenente ai tuoi sensi.

Il centro di Rinella ti aspetta! La tua nuova indipendenza verrà colta anche da tuo figlio, che potrà percorrere a sua volta la sua via, spero nel migliore dei modi e con la massima fortuna e opportunità.



(28 marzo 2010)

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