Baldassarre Bruna Lunedi, 22/02/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2010
Ciao Bruna!
ho 21 anni, vivo a Roma, e frequento il 3° anno di Giurisprudenza. Nella mia vita mi dedico oltre che allo studio anche alla recitazione, infatti da otto anni faccio parte di una compagnia teatrale. Mi dedico inoltre all'attività fisica in palestra, al gioco del pallone con gli amici, ed a coltivare una storia sentimentale con la mia ragazza, con la quale sono fidanzato da tre anni.
Ora mi trovo bene nel corso universitario che seguo, ma durante la frequentazione dei primi due anni di liceo ho subito dei traumi, per un atteggiamento bullista da parte di alcuni compagni di classe. Ricordo che mia sorella, un giorno, mi venne a prendere con il suo fidanzato, l’attuale marito, e bastò la sua presenza imponente per iniziare un cambiamento nell’atteggiamento dei “bulli” verso di me, risolto definitivamente con la mia richiesta d’aiuto al preside. Ai loro occhi forse io ero da rispettare perché protetto? Non l’ho mai capito, ma non mi è sembrato vero uscire da quell’incubo, e ancora oggi, per fortuna ne posso parlare, ma preferirei che non fosse mai avvenuto.
Cosa leggi dal mio albero? Ci terrei molto a sapere ogni cosa al riguardo, su episodi particolari, tendenze particolari, traumi subiti, eventi che potrebbero avvenire in futuro!
Alessandro
Caro Alessandro,
meriti dei complimenti per il coraggio che hai avuto, e l’azione è sempre la via che permette all’Io di riequilibrare la paura o le vessazioni. Hai toccato un argomento molto attuale e doloroso, perché mette il dito sulla piaga “fragilità” umana. In fondo i bulli sono uomini deboli, che hanno bisogno del gruppo per esercitare una autorità perversa. Con l’iniziativa di tua sorella tu hai scandito ai finti forti un’appartenenza: tuo cognato era come il modello tanto ambito e non raggiungibile. Così il preside, vissuto come modello autorevole, ha saputo placare il peso del vuoto che sommerge la vita dei bulli. Non sappiamo se siano loro a non sapersi immergere nei contenuti o se invece, lo stesso sistema sia deludente al punto di offrire veramente poco, al punto di sostituirsi in modo sadico all’autorità assente. Non a caso hai finito per studiare giurisprudenza! Certamente la tua famiglia ti ha dato quella fiducia di base indispensabile per non perdere l’autostima, punto essenziale di partenza per affrontare la vita con i suoi ostacoli e avversità. Nonostante tutto la tua autostima è stata messa duramente alla prova in quel periodo di pesanti vessazioni.
Il tuo disegno ci rivela un albero “preoccupato”, che ricorda la fragilità di cui parli: ogni foro nel tronco di un albero indica dei problemi ancora non del tutto risolti. Il trauma corrispondente al foro è avvenuto negli anni 11-16. È disegnato verso sinistra e nella parte inferiore del foglio: verso il passato –figura materna- e verso la parte più concreta della realtà, ma anche le meno ilare. L’albero presenta due aspetti di fondo: la ricerca dell’essenzialità e quella della forma. Una forma che significa anche ricerca di protezione. La presenza dei rami protetti dalla chioma indicano anche la capacità di esprimerti all’esterno senza rinunciare a manifestare la tua interiorità. Prima di prendere decisioni rifletti e hai motivazione verso la realizzazione personale mantenendo una certa modestia. Gli altri traumi nella tua vita sono avvenuti all’età di circa 5, 7, 18 e 19 anni. Il trauma maggiore resta quello tra gli 11 e i 16 anni. La tua età, 21 anni coincide con l’arrivo di una sorta di domicilio dell’Io, nel senso che ormai il giovane è un uomo adulto e responsabile delle proprie azioni. L’intrecciarsi dell’adolescenza e dell’età adulta sono a favore della seconda. Svanisce finalmente la precarietà dell’adolescenza per iniziare a prendere in mano il futuro.
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