Baldassarre Bruna Lunedi, 18/01/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2010
Cara Bruna,
mi chiamo Mario Dany De Luca, nella mia vita mi sono sempre impegnato nel sociale in difesa delle persone disabili. Credo che in questo momento ci sia un forte bisogno di tornare a parlare di diritti della persona, da quelli conquistati, pericolosamente messi in discussione, a quelli per cui bisogna ancora lottare. Il mio impegno mi ha dato molte soddisfazioni, tant’è che ad oggi sono il Presidente di un importante Centro Regionale per non vedenti, tuttavia i riconoscimenti personali e politici non bastano a colmare le lacune della politica, proprio per questo continuo a battermi per i diritti delle persone più deboli. La tua rubrica mi ha molto incuriosito e vorrei chiederti cosa leggi nel mio albero, sperando nella buona sorte o nella buona scienza.
Mario Dany De Luca
Caro Mario,
chi si interessa delle fasce fragili sa bene quanto sia difficile tradurre l’impegno personale in concretezza politica. Per questo ti auguro di poter colmare realmente “le lacune della politica”, proprio per non precipitare, di fatto, nella difficoltà di parlare ancora dei diritti della persona. Lo dico a te, perché so come lavori e quanto ti stia realmente a cuore la dignità delle persone, soprattutto di quelle alle quali la vita non ha riservato il cammino più facile. Parlare di diritti dei disabili oggi è veramente difficile e occorre essere onesti, competenti e sensibili, altrimenti si finisce per sfornare la “chicca” delle classi differenziali…
Nulla è scontato, perché la problematica dei diversamente abili grida in primo luogo rispetto e dignità, e mai come ora, lungi dalla logica partitica, s’impone un agire fondato sulla coscienza e sulla rettitudine delle persone, sulla capacità empatica di sentire interiormente il disagio dell’altro, per attivare innovazioni e proposte basate sui diritti umani e sul rispetto della dignità del più fragile, che per nessuna ragione al mondo può diventare un emarginato. Il cosiddetto disabile è una persona come tutti gli altri, e ognuno di noi è “debole” per determinati aspetti. Il problema della disabilità è un fatto culturale, nel senso che diventa un problema reale solo grazie alla discriminazione.
Il tuo albero è “giovane”, fresco, probabilmente come la tua anima, è un albero che riflette l’essenzialità, per il suo “legno assoluto”, ma allo stesso tempo uno spirito sociale, per le sue piccole chiome, che si offrono con un andamento verso la periferia, proprio come capita a te con il tuo lavoro, proteso verso il prossimo. La stessa forma del polo superiore dell’albero ricorda quasi un gesto accogliente e un movimento verso il cielo, la parte superiore del foglio, dove si distingue l’idealità dalla rigida e sterile concretezza di chi invece predilige il lato inferiore. Tutto nel tuo albero parla di elevatezza, ed è veramente incoraggiante riscontrare queste qualità in una persona che si occupa degli altri. Le radici rivelano una facoltà creativa dell’inconscio, e allo stesso tempo celano dietro la loro leggerezza una certa difficoltà fisica di movimento. Il tuo vero movimento è un movimento dell’anima, nel senso che il tuo albero rivela quello slancio verso l’altro, che è il vero rispecchiamento, nel quale ci irraggiamo trovando linfa per la crescita individuale e sociale nell’osmosi microcosmo macrocosmo - centro periferia-.
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