Login Registrati
Leggere l’albero

Leggere l’albero

Tracce - Disegna il ‘tuo albero’, parla di te

Baldassarre Bruna Martedi, 22/12/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2009

Cara Bruna,

sono una 44enne “ragazza madre”, nel senso che il padre di mio figlio si è sempre disinteressato del suo mantenimento lasciando volutamente trascorrere 14 anni, l’età attuale del ragazzo, prima di riconoscerlo a tutti gli effetti legali. Non avrei nemmeno supplicato e accettato il suo tardivo riconoscimento se non ne avessi verificato in nostro figlio la reale necessità psicologica da adolescente bisognoso di sentirsi accolto. L’essere riconosciuto dal padre significava per il ragazzo colmare una parte di vuoto, cioè rassicurarsi sul senso di appartenenza e di accettazione, quindi di amore. La mia storia con il padre di nostro figlio è stata una vera storia d’amore. Entrambi appassionati e interessati, anche se da punti di vista differenti, delle tematiche pedagogiche e psicologiche ci siamo conosciuti in un momento in cui io svolgevo un lavoro televisivo molto interessante e lui, più anziano, le sue ricerche in ambito sociale e pedagogico. Io ho lasciato tutto, città di residenza e lavoro, per seguirlo nella sua piccola città, dove dopo qualche mese di convivenza, già incinta, mentre si programmava il matrimonio, ho capito di avere fatto una scelta precipitosa. Scapolo egocentrico, pedagogista e psicologo, uomo impegnato al livello sociale, purtroppo non era realmente in grado di immedesimarsi nel nuovo ruolo. C’era come un abisso tra le idee e le azioni. Il suo comportamento era egoista e violento e così ho dovuto scegliere. Da ragazza madre non era facile la vita, ma con molti sacrifici non ho mai fatto mancare nulla al mio bambino informando sempre il padre della vita del figlio, senza mai ricevere niente, né per il mantenimento, né per il sostegno morale. Per il bene del ragazzo, al suo 9° compleanno, ho tentato il riavvicinamento al padre, con una nuova convivenza, ma all’ennesima scena di violenza di quest’ultimo, e ai primi segni di conflitto profondo del ragazzo, decisi di restituire alle nostre vite la dignità necessaria allontanandoci nuovamente dalla casa paterna. Nei lunghi anni trascorsi non ho mai ricevuto alcun mantenimento per nostro figlio, ed ora, in un momento di estrema necessità, il padre mi ha ancora negato il benché minimo sostegno economico…Non vorrei sciupare l’immagine paterna di cui necessita il ragazzo, ma non posso perpetuare questa penosa situazione senza intraprendere una via legale. Questo stato umiliante mi consuma, e vorrei sapere cosa leggi dal mio albero, che paradossalmente somiglia all’albero della residenza del padre di mio figlio.

Antonella



Carissima Antonella,

la tua storia è commovente, proprio come il tuo albero, così orgoglioso della sua posizione, così ricco di sfumature, di colore, come la sua autrice, fiera della dignità, difesa dall’irresponsabilità di un uomo, un uomo dimezzato nelle sue facoltà volitive. Quando un uomo non comprende il ruolo della paternità significa che non è potuto crescere, e tutto ciò che fa è all’insegna della falsa coscienza. Tutto è falsato nel suo tentativo di difendere un’identità in prestito, non bene integrata. Quale meccanismo può spingere altrimenti un padre a non interessarsi del proprio figlio? Le ipotesi sono molte, ma quelle più probabili riguardano l’immaturità, la falsa coscienza, e un attaccamento al passato, al suo precedente status di persona in grado soltanto di apparire. Quando il suo “oggetto”, cioè la donna-femmina se ne va, con lei se ne vanno i suoi sogni di dominio, e non c’è più spazio per un serio rinnovamento. Finisce il suo giochino infantile… Giocare a persone adulte non è facile, perché le parole devono corrispondere alle azioni. E nel suo caso, le azioni non si vedono per molti anni. Si ritrovano grazie al tuo sacrificio di donna e di madre responsabile. La tua storia non è finita, ma devi lottare ancora, per svegliare i “morti viventi” (nel tronco c’è un volto che grida come l’urlo di Munch, e i rami come mani rivolte al cielo chiedono aiuto) dal loro delirio di onnipotenza e presentare il conto dei diritti di vostro figlio. Lo devi a te stessa, ma soprattutto al vostro ragazzo, il quale probabilmente porta il peso di una grande opportunità, quella di risvegliare una nuova coscienza in suo padre. Il tuo disegno rappresenta “il legno assoluto”, è l’albero di una persona equilibrata, che non si è lasciata schiacciare dagli eventi, che ha lottato mantenendosi stabile, nonostante i traumi subiti – i maggiori a circa 29, 33, 38, 42 anni-, con una grande speranza rivolta al futuro, come la lieve inflessione verso destra, e le ramificazioni dell’albero, che si aprono con una delicata socialità –le cime verdi- verso una continua e rinnovata evoluzione.

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®