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Leggere l’albero

Leggere l’albero

Tracce - disegna il ‘tuo albero’, parla di te

Baldassarre Bruna Lunedi, 12/10/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2009

Cara Bruna,

seguo la tua rubrica con molto interesse. Ho ottantadue anni, curiosa di sapere cosa di buono o meno la vita ancora mi riserva, soprattutto se dal mio albero vedi segni di vitalità.

Vivo in campagna per mia scelta e amo la natura, gli alberi, i fiori. Questo albero mi sembra vecchio. Il tempo l’ha segnato, proprio come è capitato a me, che da bambina ho dovuto portare il peso delle responsabilità.

Mi piace ancora vivere senza troppe pretese, anche se a noi anziane succede spesso di essere trattate come oggetti vecchi senza nessuna utilità. La mancanza di considerazione che noi anziane dobbiamo subire forse è causata dalle false promesse di un mondo politico vuoto di programmi. Noi siamo come rifiuti di un sistema che ha fretta di arrivare.

Santina



Cara Santina,

complimenti per il tuo bel disegno e per le tue parole, così colme di verità e saggezza. Il tuo albero è il ritratto dell’essenzialità. Esso porta i segni di una sensibilità profonda, dove tutti gli eventi della vita non passano mai inosservati. I traumi più importanti all’età di: 3 anni, 6, 11, 14, 17, 33 e mezzo, 27 e mezzo, 34 circa, 35 e mezzo, 39.

L’essenzialità che emerge dal “legno assoluto”, senza la chioma, non ha a che fare con la vecchiaia, piuttosto con la tua profonda esigenza di preferire i contenuti alla forma, pur coltivando inconsciamente un senso di inquietudine per tutto ciò che non si è potuto finire o fare bene. Il segno pittorico rivela una personalità di tipo sensoriale, ti commuovi facilmente, senza però perdere il senso della concretezza. Ami la schiettezza, senza diplomazia, ma ami anche essere considerata. La posizione del tuo albero ci rivela questa esigenza e quella di sperare ancora di essere attiva, dinamica. L’albero è ancorato alla terra, quasi come incatenato con le sue radici invisibili, cioè con tutto quel passato appesantito da troppi doveri. Tu passi oltre, desiderando ancora un bel futuro tentando ancora una fuga dal passato. Forse è questa spinta a non permettere una mediazione ponderata tra la tua parte emotiva e quella razionale, impedendo alle emozioni di scaldarsi in modo adeguato nel sentimento, rischiando il congelamento nei meccanismi si razionalizzazione. Non ci può essere chioma in un presente dove la dignità dell’anziano è vilipesa ogni giorno. Quale scambio con il mondo esterno può esserci quando la menzogna sostituisce la dignità delle persone? Hai ragione. Occorre considerare la persona come un essere vivente e non come un oggetto in disuso. Siamo tutti responsabili, non solo per la fiducia che accordiamo con il nostro voto, ma per la difficoltà che troviamo di sfuggire all’omologazione. Essa ci attanaglia in ogni nostro gesto, fino allo svuotamento dell’essere. Il tuo messaggio è un appello alle parti sane delle persone a restare tali, senza trasformarsi in un vecchio oggetto in disuso. Tutto nella nostra società porta a questa triste piega, cominciando dall’errata considerazione della salute e della logica assistenzialistica che ne è la conseguenza. La tua scelta di restare nella natura è già un grande segno di vitalità. È il segno di una vita con impulsi “vivi”, dove l’essere svicola dallo stereotipo di oggetto di produzione entrando nella dimensione del confronto con le forze vive della natura.

L’essere umano ha bisogno di mollare la materia per entrare in una nuova dimensione, dove il peso fisiologico comune dell’età, non gravi sulla sua vita interiore.



(12 ottobre 2009)

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