Baldassarre Bruna Mercoledi, 08/04/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2009
Cara Bruna,
sono una diciottenne in lotta con il peso. Attualmente sono magra, ma ho altri problemi, trai quali l’amenorrea.
Solitamente mi capita di pensare troppo agli altri e poco a me, nel senso di interessarmi dei problemi delle altre persone. Mi piace pensare agli altri e dare consigli, ma ultimamente mi sento preoccupata per l’esame di maturità. Vorrei fare altro, invece di studiare per fare solo buona impressione. Dal disegno del mio albero che cosa vedi?
Francesca
Carissima Francesca,
Accenni a un problema che procura molta sofferenza perché collegato con l’immagine di Sé. Giustamente affermi di voler fare altro che studiare per fare solo buona impressione. Il problema di fondo è proprio l’immagine di Sé e l’essere accolti per ciò che veramente siamo, e non per quello che gli altri si aspettano da noi, tipo una top-model nel fisico e una scienziata nell’intelletto! Il problema è che gli altri siamo ancora noi, nel senso che è una parte di noi che ci guarda come osservatore esterno. La lotta con il cibo cela sempre una paura della paura, che non si riesce più a governare. Il pensiero del cibo elimina tutto, anche le sensazioni, le emozioni, le passioni: è un vero anestetico, è una stampella che consente di mantenere l’equilibrio, una posizione verticale. La ricerca inconscia del controllo assoluto porta inevitabilmente anche alla dipendenza assoluta dal sintomo, che, come scrive Fabiola De Clercq, finisce in un paradosso: il sintomo, come funambolo sospeso sopra un abisso. Aspirare all’invisibile - con la perdita di peso -, è un po’ come tranquillizzarsi dalla fantasia di essere divorati dagli altri. Si sceglie il sintomo per essere viste dagli altri rischiando di morire, pur di esistere, pur di rendere evidente la disperata fame d’amore. Il tuo albero ha infatti una chioma che somiglia a un batuffolo, soffice e fragile. La chioma è la parte dell’Io sociale, è lo scambio tra l’Io e il Tu. C’è tanta ansia e paura in questa fragile chioma, ma c’è anche una bella struttura sotto, delle fronde e dei rami ben collegati al tronco. Il tronco presenta delle strozzature: un blocco, uno sbarramento, che è sempre di ordine affettivo. I traumi risalgono all’età di circa 1 anno , 6 anni, 10 anni, 16 e mezzo. Ora il problema è che la realtà per l’essere umano può avere delle qualità che occorre scoprire. Storicamente e al livello di biografia individuale è possibile entrare in una fase evolutiva che permetta di aprirsi a nuove forze, a nuove motivazioni. Occorre puntare su un lavoro inconscio di trasformazione dell’Io, come quello utilizzato da piccoli ad opera delle forze del corpo fisico: permettere l’evoluzione dell’anima cosciente attraverso il superamento e la trasformazione della materia trasformando la fisicità in elementi più sottili, come la forza di volontà. Sviluppare l’anima cosciente significa poter sentire di entrare in relazione con quanto ci viene incontro dal mondo e dagli altri esseri umani, di volerli comprendere in modo tale da riconoscere la natura di chi, di volta in volta, ci sta di fronte: nella conoscenza si rivela la realtà di un essere.
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