Tracce - Disegna il tuo albero, parla di te; l'albero del jazzista e compositore Marco Detto
Baldassarre Bruna Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2008
Cara Bruna,
“leggere l’albero” ha destato il mio interesse e ti scrivo per sapere se è possibile scoprire, attraverso il mio disegno, come si viene recepiti dal mondo circostante! A presto, Marco Detto
Caro Marco, l’albero di un musicista, in questo caso un jazzista e compositore del tuo livello, è un’apertura verso il mondo…
Le foglie sono ben salde ai rami e resistono al vento che le rende più armoniche come le note di una tua composizione! Il questo caso il pentagramma esce dallo schema per diventare più libero nella sua struttura ben salda e classica.
Le foglie, che nascono prima dei frutti, costituiscono l’ornamento, l’animazione e stanno per il riconoscimento e la lode: sono i primi segni della fecondità, dello sviluppo, del germoglio, del rigoglio. Rappresentano dei tratti fanciulleschi, dei modi giovanili, un gusto per la manifestazione e la rappresentazione, ma anche un piacere di elogio e un credere alla felicità con l’entusiasmo di un bambino! Rappresentano la capacità di sognare.
I rami sono aperti in modo centrifugo, segno di opposizione e di facile irascibilità, soprattutto quando si presenta un problema poco gradevole. Allo stesso tempo sono segno di grande operosità, d’iniziativa e zelo, di estroversione, di spirito d’adattamento, di passione a contatto con la realtà!
Nel segno e nel tronco c’è tutta la tua ipersensibilità, tipica dell’artista: dalla vulnerabilità interiore all’interesse per l’insolito e come segni indelebili le tracce dei traumi, quasi inevitabili in una persona fuori dal comune come un grande musicista. Scalfitture provenienti da un passato veramente lontano e che accompagnano, senza mai mollare la presa, la vita dell’artista.
Lo spazio preferito è quello degli idealisti, verso l’alto, ma anche di chi non dimentica il passato e lo ricorda con nostalgia – per la posizione verso sinistra-, una nostalgia che non impedisce l’impulso verso il futuro, verso la libertà creativa.
Un momento più traumatico di altri intorno ai 13 anni e poi la costante di una ipersensibilità peculiare, dove i traumi (anni 3,5-23,5-45 circa), si confondono con la fortissima sensibilità di percezione del mondo, proprio come “l’orecchio assoluto”, affinché il mondo reagisca con empatia, la stessa che riceve dalla musica di Marco. La risposta è scontata: il movimento flessuoso dei rami -quasi come ripetuti abbracci- è già un dialogo con quel mondo, che non può non accorgersi dei richiami dell’artista!
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