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Leggere la salute

Leggere la salute

Omeopatia - Prima parte di una serie di incontri-benessere per conoscere l’approccio olistico alla salute

Salvatore Lucio Palamara e Baldassarre Bruna Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2006

Oggi più che mai è bene accordarci sui termini cosiddetti scientifici. In epoca di tecnicismo, positivismo, materialismo, la scienza che si può accettare è quella che controlla in modo standardizzato l’essere umano. Questo presuppone che tutti siano uguali, mentre sappiamo benissimo che l’individualità umana è unica e irripetibile. È proprio su questa premessa che si basa la scienza medica cosiddetta alternativa. L’uomo ha diritto ad assumersi la libertà e la responsabilità di conoscere se stesso, la propria costituzione, cioè le proprie tendenze ereditarie, il proprio temperamento, la propria coscienza, intesa come evoluzione dell’Io. Un’evoluzione negata invece dall’omologazione di una cultura dominante, che troppo spesso preferisce la logica del guadagno e del controllo a quella del bene effettivo delle persone. Un’adesione alla logica del protocollo al di là della persona, logica che ignora volutamente o meno, la libertà dell’individuo e il concetto di salute. Dalla fisica moderna sappiamo che è radicalmente cambiato il concetto di scienza e che la materia è solo una dimensione differente dell’energia. Non è un caso che di anno in anno si criminalizzino farmaci allopatici anche mortali, prima considerati “chicche” del protocollo e che più del 30% delle malattie -come da riviste ufficiali- siano indotte da farmaci! Tale logica è la stessa che ha introdotto, anche in Italia il Prozac e il Ritalin per i bambini, pesanti psicofarmaci per la depressione e per i disturbi dell’attenzione. Per quanto riguarda i disturbi dell’attenzione, l’approccio omeopatico valuta, oltre la differente sintomatologia, sempre individuale e peculiare, anche gli aspetti che consentono di curare in modo dignitoso il soggetto ipercinetico. Si può essere ipercinetici in molti modi , anche se il sintomo può sembrare uguale per tutti. Ognuno è unico e irripetibile, nel senso che ha costituzione, temperamento, suscettibilità differente, come per esempio, un bambino facilmente consolabile che necessita di un rimedio omeopatico totalmente diverso da un bambino che cerca la consolazione.
L’omeopatia cura l’uomo tenendo conto che i sintomi sono la via indicata dall’organismo per la guarigione e non un pericoloso nemico da combattere. Quando l’uomo si ammala entra in gioco il delicato equilibrio psicofisico, molto diverso da persona a persona e per ognuno c’è il rimedio adeguato, che può funzionare anche in brevissimo tempo, soprattutto nei neonati e negli animali, coloro che non sono certo soggetti a strani effetti placebo!
Nella lotta contro il male, la scienza medica non è riuscita ad opporvisi completamente, nel senso che non è ancora riuscita a sconfiggerlo, malgrado tutti i suoi sforzi. Spesso ha prodotto rimedi farmacologici sempre più potenti che sono serviti, da un lato a classificare un numero elevato di “malattie” e dall’altro a dover fronteggiare effetti collaterali sempre maggiori. La diagnosi resta il punto fondamentale del problema. Infatti, troppo spesso i farmaci si accaniscono sul sintomo perdendo anche di vista un corretto iter diagnostico. Dal 1700, grazie al suo ideatore, S.C.F. Hahnemann, si tramanda invece un principio fondamentale di un’arte medica ancora più antica e meno invasiva che riesce a rispettare un criterio umano e medico fondamentale: quello di non nuocere. Una medicina, quella omeopatica, studiata sull’uomo sano, e non sugli animali, che impiega dei medicamenti capaci di provocare la sintomatologia, proprio la stessa che curerà la persona malata. Infatti, si ripetono gli stessi sintomi del farmaco sperimentale nonostante che ogni persona reagisca con degli aspetti peculiari in relazione alla propria suscettibilità. Ad esempio, il rimedio sperimentale si somministra ad un gruppo di persone sane, le quali non necessariamente svilupperanno identici sintomi, ciò nonostante saranno predisposte a risolvere in condizioni di “malattia” il loro sintomo, sia con lo stesso rimedio sia con altri differenti. Questo perché nell’esprimere un sintomo, ogni persona esprimerà anche il proprio riferimento ereditario, cioè il proprio “miasma”, che è il concetto pregnante di tutta la medicina hahnemanniana.
(13 novembre 2006)

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