I nostri figli / 9 - Nono appuntamento con l'interpretazione dei disegni dei bambini
Baldassarre Bruna Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2007
Attraverso l’opera di un artista si può risalire allo stile del tempo e alla sua personalità. Per questo motivo esistono numerose ricerche dedicate allo studio della figura umana, che partono dalle caratteristiche del grafismo per arrivare agli aspetti psicologici individuali dei bambini. Il disegno della figura umana si può leggere attraverso tre aspetti: globali, espressivi, analitici.
1. Gli aspetti Globali riguardano la disposizione del disegno sul foglio, che richiede un’interpretazione strutturale dello spazio. Ad esempio, se la figura è situata adiacente alla linea inferiore del foglio può significare una certa propensione verso il pessimismo, fino alla depressione, o addirittura a un tratto molto concreto della personalità, in opposizione a chi disegna sul lato superiore del foglio, fantasioso o idealista! Le dimensioni e le proporzioni rappresentano l’autostima del soggetto, cioè se il disegno è molto piccolo si ha a che fare con una scarsa autostima. Il tracciato è in relazione allo stato emotivo e all’abilità abilità motoria del soggetto, mentre la simmetria eccessiva si manifesta nelle ossessioni e l’asimmetria nelle turbe affettive. La posizione e il movimento denotano altri atteggiamenti, cioè la posizione frontale è la più comune, a differenza del profilo che rappresenta una vera e propria fuga, intesa in senso difensivo. L’uso del colore dopo l’età scolare rappresenta il raggiungimento di un adeguato realismo. Si può personalizzare maggiormente la figura, come per esempio nell’immagine del clown, che ha spesso a che fare con un segno di finta allegria.
2. Gli aspetti Espressivi riproducono gli atteggiamenti intimi dei bambini o del soggetto che disegna. L’ambiente invece, anche quando sembra nella norma, come ad esempio nel disegno di monti, sole, nuvole, stelle, fiori,uccelli, animali domestici, alberi, casa, occorre analizzare che non sia rappresentato attraverso uno stile decorativo esagerato, al pari di una sorta di imbottitura, di aspetto difensivo, più che decorativo stesso. L’aspetto di imbottitura è più comune nei bambini di età prescolare, mentre nei grandi rappresenta una ricerca di maggiore sicurezza.
3. Gli aspetti Analitici rappresentano invece la descrizione dell’evoluzione della figura umana. La testa, luogo simbolico dell’Io, nonché di facciata, quando si considera il volto, se è troppo grande, denota una problematica narcisistica, se è invece molto piccola, una difficoltà di comunicazione. Gli occhi esprimono la dimensione più profonda dell’essere e determina la tendenza all’estroversione o all’introversione. La bocca ha a che fare con la comunicazione, con la sensualità. Importanti sono le sue dimensioni, nel senso che una bocca rappresentata da un puntino può sottolineare problematiche ossessive o addirittura anoressiche, mentre una bocca con i denti ben visibili, delle dinamiche aggressive. L’omissione di alcune parti del corpo rientra nella norma a seconda dell’età. Per esempio, fino a quattro anni, omettere mani, braccia, tronco è nella norma, così come a quattro-cinque anni e nell’adolescenza è comune la comparsa degli organi genitali. Resta comunque il fatto che se gli organi vengono sottolineati o ombreggiati sottolineano una problematica in atto. Per esempio possono comparire, accanto a pozzanghere o corsi d’acqua, anche nei bambini affetti da enuresi. Fino a cinque-sei anni è nella norma disegnare occhi con la pupilla appena accennata e l’omissione delle braccia, ma è indicativo anche di un atteggiamento difensivo del bambino, come di una fuga rispetto a un ambiente frustrante. Fino a sei-sette anni è normale la trasparenza, dopo i dieci, invece, rivela disturbi dell’aerea cognitiva. Fino a otto-nove anni può essere normale omettere il collo, ma resta da considerarne il significato dinamico, cioè che il collo è il tratto che unisce la parte affettiva (il tronco), con quella intellettiva (la testa). Dopo i sette-otto anni, omettere i piedi è segno di sfiducia e di dipendenza.
(8 maggio 2007)
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