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Legge anti discrimine

Legge anti discrimine

Donne in politica/ Intervista a Paolo Cocchi - Il capogruppo DS alla Regione Toscana illustra le novità varate in tema di leggi elettorali e di partecipazione

Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2005

Prima non solo in Italia ma anche in Europa, la Regione Toscana cambia le regole delle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale, dell’elezione del Presidente della Regione e del Presidente della Giunta regionale. Nel corso del 2004 la Regione ha promulgato due leggi (la n. 25 del 13 maggio e la n. 70 del 17 dicembre) ed il relativo regolamento, complesso di norme che inquadrano e definiscono le nuove regole con cui cittadini e partiti della Toscana dovranno affrontare e gestire la tornata elettorale di aprile. Tra le notevoli innovazioni introdotte, due sono i principi che si propongono come assolutamente innovativi, ponendo la regione ai vertici di una ideale classifica di amministratori e dirigenti politici fattivamente interessati a realizzare cambiamenti reali e profondi nel sistema politico nazionale. Il 20 febbraio in tutti i comuni della Toscana si terranno le prime elezioni primarie della storia della Repubblica italiana e in quella occasione gli elettori, chiamati alle primarie dai partiti che intenderanno avvalersi di questa opportunità (che non è obbligatoria), potranno selezionare i candidati in vista della successiva tornata del 3 e 4 aprile, quando invece non si esprimeranno preferenze per i consiglieri ma solo per i presidenti e per le liste collegate. L’altra novità è che le leggi prevedono chiaramente il divieto di presentare liste che non vedano presenze paritarie di donne, sotto pena di pesanti sanzioni. La rivoluzione, dunque, è compiuta. Ora si tratta di verificare l’applicazione della norma, di registrare le reazioni dei partiti e, soprattutto, l’effetto reale che l’impostazione voluta ai vertici regionali avrà nel territorio. Con Paolo Cocchi, capogruppo dei DS alla Regione, proviamo a prevedere il futuro che si delinea sulla base di queste novità.


D. Quali sono stati i principi ispiratori di queste leggi, che modificano profondamente il sistema elettorale toscano? Sono stati condivisi a larga maggioranza e, soprattutto, la popolazione è stata partecipe?
R. I nuovi meccanismi di selezione della rappresentanza sono parte coerente di una fase costituente della nostra regione, caratterizzata dal nuovo statuto, ispirata a partecipazione, modernità e diritti. Una fase in cui ci siamo confrontati con tante cittadini e tanti cittadini, ma anche con il ricco e variegato tessuto della società toscana, fatto da associazionismo laico e cattolico, sindacati, categorie economiche, mondo della cultura e della ricerca. Lo abbiamo fatto sia a livello istituzionale, con l’attività della commissione statuto, che ad esempio sul tema della famiglia e delle coppie di fatto ha ascoltato realtà che vanno dalla conferenza episcopale toscana all’associazionismo gay e lesbico, sia a livello politico con una grande messe di iniziative di gruppo e di partito. La sfida, per ciò che riguarda il sistema politico, è stata quella di favorire il rinnovamento, l’apertura ed il maggior coinvolgimento nella rappresentanza di nuovi soggetti come il genere femminile o i cittadini extracomunitari residenti in Toscana.

D. L’attenzione per le questioni di genere che le leggi contengono è merito delle donne, che hanno chiesto ed ottenuto, oppure è il frutto di una rivendicazione combattuta?
R. Si tratta di una attenzione che sta nel dna della società toscana, che vede una grande presenza ed un grande impegno del genere femminile. Talvolta questa attenzione ha faticato a “contaminare” le forze politiche, o quantomeno alcune di esse, nonostante la grande energia profusa dalle consigliere regionali. Eppure i passi avanti sono stati tanti e notevoli, anche grazie ad una clima nuovo su questo tema nell’opinione pubblica. E’ il frutto anche di scelte di grande impatto come quelle fatte da Zapatero in Spagna, che pongono di fronte a tutti la questione della rappresentanza femminile e che innescano meccanismi positivi.

D. Secondo lei quale sarà l’impatto nei partiti e quali saranno gli effetti reali che le ‘clausole anti discrimine’ avranno? Ci saranno davvero più donne in Consiglio regionale?
R. Sono convinto che il tema della rappresentanza di genere non si risolva solo con i meccanismi elettorali e le quote. Però la nuova normativa elettorale ha il pregio di eliminare una serie di alibi dietro ai quali spesso si erano rifugiati i partiti per giustificare la scarsa presenza delle donne nel consiglio regionale. A partire dal meccanismo delle preferenze, che storicamente non ha favorito il rinnovamento e l’accesso alla rappresentanza dei soggetti “deboli” e delle donne. Ora in Toscana nessuno ha più alibi, perché esistono norme che consentono, ai soggetti politici che lo vogliano, di scegliere più donne. L’effetto principale sarà che i partiti dovranno rispondere, davanti alle proprie donne e all’elettorato, delle proprie scelte, e saranno giudicati anche in base a questo.

D. Le donne si sono allontanate molto dalla politica e dai partiti. Lei pensa che queste norme avranno l’effetto di riavvicinarle?
R. Spero di sì. Aumentare la presenza delle donne risponde innanzitutto ad una esigenza elementare, cioè quella di riparare ad una storica iniquità che vede “una metà del mondo”, che peraltro è più di una metà, assolutamente sottorappresentata nei partiti e nelle istituzioni. Ma c’è anche un’altra ragione per cui si deve lavorare su questo tema. Più donne nella politica significa introdurre in questo mondo tematiche e sensibilità nuove, ad esempio sui temi dello stato sociale e della libertà, che non possono che aiutare la politica ad essere più in sintonia con la società.

D. Leggi regionali diverse per ciascuna Regione, oppure leggi rispondenti ad esigenze di parte. Scenari ipotizzabili, che creerebbero molti problemi al sistema-Paese, ma secondo lei scenari possibili?
R. In Toscana ci siamo mossi in un’ottica, che abbiamo inserito anche esplicitamente nello Statuto, che è quella di un federalismo solidale e cooperativo. L’autonomia regionale per ciò che riguarda gli statuti e le leggi elettorali è un’opportunità che la Toscana ha utilizzato non per contrastare i diritti fondamentali della Costituzione od il principio di indivisibilità della Repubblica, ma anzi per meglio attuare quei diritti fondamentali nel modo più estensivo possibile. Di questo abbiamo avuto una lieta conferma con la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato infondate le eccezioni sollevate sul nostro Statuto dal governo di centrodestra. Un governo nel quale convivono, in maniera singolare, un’anima centralista ed un’anima che ha una visione separatista ed egoistica del federalismo, tenute insieme da un profondo conservatorismo civile e sociale e dagli interessi di un nucleo ristretto di individui.

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