CHIEDI AL CRASFORM - Nuove generazioni, nuovi sistemi, nuovo modello di “welfare”. Il contributo sostanziale di un approccio di genere.
Castelli Alida Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2006
Sulla base delle difficoltà incontrate nel suo breve cammino dalla legge 53/2000 (vedi criticità giuridiche e criticità sociali), è evidente che queste vanno rinvenute in una organizzazione sociale e del lavoro ancora impermeabili alla differenza di genere.
La cultura del mainstreaming di genere necessita di aumentare il proprio livello di diffusione, e di uscire dalle stanze delle (poche) addette ai lavori. Assistiamo su questo fronte, infatti ad alcune esperienze significative, quali gli interventi di valutazione di impatto di genere a partire dalla “Guida VISPO” adottati dalla Regione Campania per valutare i Progetti integrati territoriali, ed i Piani Sociali di Zona, come le sperimentazioni condotte in Emilia Romagna e Liguria sulla realizzazione di Bilanci Comunali con un’ottica di genere, ma si tratta di esperienze troppo poco diffuse, anche nelle coscienze.
Chiunque chiamato a pronunciarsi sul tema della necessità di aumentare i livelli di occupazione femminile, in genere si ricorda di “evocare” il doppio ruolo della donna nel lavoro e nella famiglia, ma solo pochissimi di fronte a questo problema ricordano come uno dei cardini di possibile soluzione sia da ricercare non solo nella piena applicazione delle norme e nella diffusione e creazione di nuovi presidi sociali, ma anche nello sviluppo della condivisione del lavoro domestico nella famiglia. E questo si riscontra in uomini e donne a prescindere dalle loro collocazioni ideali e politiche. Ancora spesso il ruolo che le donne svolgono nella famiglia e per la famiglia viene considerato un fattore di debolezza individuale da mascherare, o peggio negare.
Tutto ciò richiede un forte impulso per la diffusione del tema della conciliazione tra lavoro e famiglia non solo come questione che attiene alle donne e al campo delle pari opportunità, ma come questione sociale generale, nei suoi risvolti pubblici e privati, e nelle nuove risposte che a questo problema occorre offrire.
Significa di sicuro promuovere lo sviluppo di servizi di cura per i bambini, ma anche per gli anziani, ed i disabili, e ricercare forme efficaci per i servizi di sostituzione, ma crediamo voglia dire anche sperimentare nuovi modelli organizzativi per tali servizi. Si apre qui la questione di offrire risposte ai bisogni delle famiglie, non solo sul versante pubblico, ma anche privato attivando in via prioritaria anche le imprese nell’ottica di un’espansione della responsabilità sociale delle imprese stesse, con la finalità di prefigurare un nuovo modello di “welfare”.
La conciliazione, e soprattutto la condivisione del ruolo domestico hanno bisogno di una grande trasformazione culturale che deve innanzitutto coinvolgere le giovani generazioni. La cultura veicolata dai massmedia che avvolge la nostra vita e che coinvolge in primo luogo lo stereotipo di una figura femminile forse apparentemente “trasgressiva”, ma in fondo molto tradizionale, va in qualche modo destrutturata, criticata, e svelata.
Incoraggiare la condivisione di responsabilità familiari tra uomini e donne necessita nel nostro Paese, più che in altri, di una forte trasformazione culturale che deve investire le giovani generazioni, sia nel ruolo attuale di figli, che in quello futuro di lavoratori e lavoratrici, ma anche di padri e di madri. Educare le nuove generazioni alla condivisione delle responsabilità familiari ci sembra un passaggio, se non facile, di certo necessario.
Per saperne di più, chiedi al CRASFORM
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