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Legge 40 / Il comune senso del diritto

Legge 40 / Il comune senso del diritto

L'articolo, pubblicato su Adista, riflette sul comune senso del diritto, che è laico

Giovedi, 06/09/2012 - Il comune senso del diritto è laico. A molti italiani, in particolare cattolici, deve venire insegnato da autorità superiori, come la Corte europea di Strasburgo, che ha accolto il ricorso di due genitori, portatori sani di malattia genetica, contro la legge italiana sulla fecondazione assistita, che, limitando la diagnosi preimpianto solo ai casi di sterilità, interferisce nella vita privata e familiare delle famiglie. Doveva intervenire la Corte a stabilire che la legge 40 viola la Convenzione europea sui diritti dell'uomo e appare incoerente con la legislazione italiana sull'interruzione volontaria di gravidanza che consente l'aborto quando il feto è portatore delle stesse malattie; è stato anche imposto al nostro paese di pagare 15.000 euro di risarcimento oltre alle spese legali, a meno che il governo non ricorra in appello.

La legge 40 del 2004 ha testimoniato fin dall'origine che le strumentalizzazioni politiche nel nostro paese condizionano la laicità e insidiano i diritti individuali. Infatti stiamo parlando di una norma che, come l'interruzione di gravidanza (di cui è l'esatto contrario), è volontaria e non obbliga nessuno a praticarla, mentre consente a persone sterili o portatrici sane di malattie genetiche di fruire della ben legittima possibilità, oggi consentita dalla scienza, di avere un figlio. Tutti sanno che molti italiani interessati alle pratiche di fecondazione assistita emigrano in paesi in cui non esiste il capestro falsamente moralistico della nostra norma e che solo pochi ricorrono ai tribunali e, come il caso di cui stiamo parlando, alla giustizia europea: all'occhio del comune consumatore di notizie sembrano persone coraggiose, mentre sono soltanto cittadini responsabili.

Il referendum che doveva abrogare la legge 40 ha rappresentato una grande sconfitta: abbiamo subito perfino il grave sfregio alla Costituzione e al Concordato da parte del Presidente della Cei, a cui è stato consentito invitare gli italiani a disertare il voto (la chiesa cattolica poteva legittimamente esprimersi per il no), mentre il governo Berlusconi (proprio lui) difendeva gli embrioni e l'opposizione non sembrava in grado di sostenere convenientemente un elettorato disinformato.

Ancora una volta il partito delle notti di Arcore approfitterà dell'occasione e si esprimerà per il ricorso, mentre il ministro della sanità Balduzzi, esaurito il tormentone del conflitto di principi tra il bene giuridicamente soggettivo dell'embrione e la salute della madre, interpellerà la Gran Chambre per ribaltare la sentenza.

Ci risiamo. Ci ritroveremo sulla piazza CL e il Movimento per la vita, con Casini che allerterà i sodali cattolici del PD per prevedibili ricatti. Ci mancherebbe solo che si mettesse nel gioco Beppe Grillo per ridurci alle giaculatorie. Almeno per la sperimentata diffidenza di noi donne, conforta poco che radicali, sinistre e cattolici responsabilmente laici non abbiano dubbi e intendano procedere a una rapida revisione della legge 40. C'è da temere che invece sarà conflitto e che a qualcuno non parrà vero gettare sul tavolo elettorale quella soggettività dell'embrione che, obiettivamente, non potrà mai giuridicamente diventare persona prima di essere uscito dal grembo materno, ma che la Chiesa cattolica idealizza e ideologizza, ancora una volta con la pronta reazione del card. Bagnasco. E qualche politico si darà da fare per metter mano non alla legge 40, ma alla 194.

Il primate americano card. Dolan insegna: chiude con la sua preghiera la convention di Mitt Romney, mormone, ma fiero oppositore di Obama "l'abortista" che ha lasciato l'interruzione volontaria di gravidanza a carico del servizio sanitario nazionale. Ancora una volta, signori, si gioca sul corpo della donna.

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