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Legge 194/78, una legge da difendere

Legge 194/78, una legge da difendere

Sondaggio di ottobre -

Rosa M. Amorevole Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2007

Per l’88% di coloro che hanno risposto la legge va bene così (21%) e guai a toccarla (67%), mentre il 6% afferma che forse sarebbe opportuno modificare qualcosa e l’ulteriore 6% ritiene che sia da rivedere. Le motivazioni addotte fanno riferimento a punti precisi: “il problema dell’obiezione di coscienza, la struttura pubblica come unica sede per garantire questo diritto” o semplicemente il fatto che quando è stata scritta la legge non esistevano presidi come ad esempio “la pillola del giorno dopo, che fornisce una ulteriore possibilità di evitare di ricorrere all’aborto chirurgico”.
Quando si parla della 194, auspicando prevalentemente una sua modifica, e lettrici e lettori affermano che si tratti di “un attacco all’autodeterminazione delle donne”. Per qualcuno ciò dipende dalla “vena reazionaria sempre latente nella nostra società”, rappresenta “un’operazione di revisionismo storico e culturale, favorita dalla mancata informazione delle nuove generazioni che non hanno vissuto le nostre battaglie storiche” per altre ed altri “la sua eliminazione è fortemente voluta da quella parte che in Parlamento e nella vita politica in generale vogliono compiacere le gerarchie vaticane”. Si tenta di “ricacciare le donne in quel ruolo di subalternità messo positivamente in crisi dalle lotte femministe”. Quello che molti intenti denunciano è “l’attacco alle donne sul diritto di scegliere cosa e chi vogliono essere”. C’è poi chi si chiede “se ne parla? Ma dove? Solo nelle riviste di donne e femministe, la stampa in generale se ne frega”. Il rischio, che molte paventano, è che si possa ritornare “al fenomeno delle mammane. Per le più povere, perché per le ricche c’è sempre la Svizzera o Londra”. “L’autoderminazione - afferma qualcuno - ha un interesse universale, vale per tutte e tutti”.
Coloro che hanno partecipato al sondaggio sanno che la legge ha fatto decrescere il numero delle Interruzioni Volontarie di Gravidanza (IVG) nel nostro Paese. Proprio lo scorso ottobre la relazione sulle IVG negli anni 2005-2006 è stata presentata dalla Ministra Turco: nel 2006 (dati provvisori) gli aborti sono stati 130.033, registrando un calo del 2,1% rispetto l’anno precedente e un calo del 44,6% rispetto il 1982.
Il tasso di abortività (dato dal numero delle IVG per 1000 donne in età feconda 15-49 anni) è nel tempo passato dal 17,2% nel 1982, al 9,4% dello scorso anno. Analizzando per classe di età, si rileva una diminuzione in tutti i gruppi di età, con riduzioni minime per le donne con età inferiore ai 20 anni.
E’ triplicato il numero degli interventi fatti da donne con cittadinanza estera, è l’incidenza delle straniere sulle donne italiane è andata via via aumentando da un 10,1% del 1996 al 29,6% del 2005.
Questo fenomeno influisce sull’andamento generale dell’IVG in Italia determinando una stabilità nel numero totale degli interventi e nascondendo di fatto la diminuzione presente tra le sole donne italiane. Infatti, se si considerano soltanto le cittadine italiane i casi di IVG nel 2005 scendono a 94.095, con una riduzione di ben il 60% rispetto al picco del 1982.
Tale riduzione è risultata più rapida nelle donne istruite, nelle occupate e nelle coniugate, a dimostrare l’aumentata capacità e consapevolezza delle donne e delle coppie nell’adozione di metodi per la procreazione responsabile. Fondamentale a questo scopo il ruolo svolto dai consultori familiari, in linea con quanto previsto dal Progetto Obiettivo Materno Infantile.
Suggeriamo, a chi fosse interessata/o, di approfondire il tema leggendo i dati forniti dal Ministero della salute all’indirizzo: www.ministerosalute.it.

(14 novembre 2007)

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